JORGE POV.
Mi precipitai fuori da quel luogo, senza nemmeno preoccuparmi di aspettare l'ascensore mentre correvo su per le rampe di scale. Quando misi piede in strada, i miei polmoni accolsero l'aria fresca favorevolmente. Presi a calci tutto quello trovai sulla mia strada, se si trattava di un bidone della spazzatura, una lattina vuota di birra. Ero frustrato e furioso, non solo con Martina, ma anche con me stesso. Ancora una volta, mi ero fatto sovrastare dalla collera. Lo stato fumante della mia mente non mi permetteva di ammettere la mie colpe. Non che fosse tutta colpa mia, perché era lei quella che aveva mentito. Mi infilai le mani nelle tasche della mia giacca nera e cominciai a camminare fino alla stazione della metropolitana.
Dannazione, perchè stamattina mi sono dimenticato di mettere benzina in macchina? Ora dovevo fare un lungo viaggio e in più pensare al casino che avevo creato con Tini. Grande.
Venni distratto dalla mia suoneria, era Martina. Decisi di non rispondere, ero ancora troppo agitato per parlare con lei. Impostai il silenzioso e mi infilai il cellulare in tasca. Guardavo male chiunque camminasse sulla mia strada, spaventando un paio di persone, poco dopo mi ritrovai finalmente nel vagone della metropolitana. Trovai un posto vuoto in quanto non era molto affollata alle 11 di sera.
La mia testa era appoggiata contro una barra, la quale vibrava a causa del movimento della metro fino a quando non iniziò a farmi male. Quella sensazione di turbolenza nel mio stomaco non scompariva e non era qualcosa a cui ero abituato. Mi pare si chiamino 'rimorsi'.
"Cazzo." Mormorai tra me e me, prendendo a calci un foglio di un giornale vicino ai miei piedi. Guadagnai un paio di sguardi sconosciuti a cui non prestai attenzione, concentrandomi invece sulla lotta interna che avevo nella mia testa.
Presi il cellulare dalla tasca dei jeans quando vidi altre 2 chiamate perse da Martina e un messaggio.
Da sexy Tinita:
Jorge, ti prego rispondi . Mi dispiace. Dobbiamo parlare.
Iniziai a giocare ad Angry Birds cercando di pensare ad altro. Ma non ebbi fortuna. Chiusi l'applicazione e sospirai portando il pugno alla bocca. Ora, ero da solo in metro ed ero abbastanza vicino al mio quartiere. Il mio dito scivolò giù per la mia lista di contatti. Il primo era Stephie. Per un solo secondo il mio cervello pensò di chiamarla a causa della solita abitudine, dopo tutto era lei quella che usavo per fare sesso per liberare la mia tensione ogni volta che ero arrabbiato. Ma subito respinsi l'idea. Non ero così disperato, in più non avrei mai tradito Martina con quella troia solo a causa di un litigio, io non sono così. Il che si sarebbe rivelato un disastro, non si sarebbe mai più fidata di me e l'avrei persa per sempre.
Improvvisamente, l'iPhone vibrò tra le mie mani avvisandomi di una chiamata in arrivo. Io:"Cosa?" Risposi freddamente.
"Ehi amico, come va?" Era Xabi, non avevo nemmeno guardato chi fosse sullo schermo.
Io;"Che cosa vuoi,Xabiani?" Sbottai.Xabi:"Woah, qualcuno ha le sue cose oggi." Lui ridacchiò mentre io alzai gli occhi. Molto appropriato per la situazione... strofinai la mano libera sul viso, sospirando. "Cosa c'è che non va, fratello?"
Io:"Martina ed io abbiamo litigato." Ammisi, fissando il finestrino.
Xabi:"Perché?" Chiese incuriosito.
Io:"Sesso." Dissi semplicemente.
Xabi:"Non l'avrai minacciata di lasciarla se non avesse fatto sesso con te, vero?" Prima che potessi negare, continuò. "Jorge, non puoi farlo! Lei sarà -"
Io:"Idiota, non l'ho fatto!" Esclamai per farlo tacere.
Xabi:"Allora?"
Io:"E' una lunga storia..." Dissi, non volendomi soffermare sul discorso. Xabiani fece un suono con la gola per segnalare che voleva sentire altro, così sospirai e iniziai a raccontare. "In pratica ci stavamo baciando, poi ha detto che non poteva andare oltre perché aveva le sue cose, ma non era vero così mi sono arrabbiato con lei più tardi per avermi mentito."
Xabi:"Fratè" Mi rimproverò. "E' stupido, torna da lei e fai pace."
Io:"Parli come una cazzo di femminuccia, uomo." Una risatina sfuggì dalle mie labbra. Sapevo che probabilmente aveva ragione, ma ero ancora incazzato e sappiamo tutti che sono troppo orgoglioso per tornare indietro e chiederle scusa.
Xabi:"Come vuoi Jorge, ma hai fatto una cazzata. Martina è l'unica ragazza che hai trovato a cui in realtà importa di te e stai per perderla." Riuscii ad immaginare Xabi mentre scuoteva la testa.
Io:"Cazzo, mi stai facendo sentire male." Mi morsi il labbro inferiore, quando le porte della metro si aprirono.
Xabi:"Tu sai che ho ragione, ma il tuo ego è talmente enorme da non permetterti di ammetterlo e chiederle scusa." Mormorò, mentre io mi graffiai il collo. Rimasi in silenzio. "Ad ogni modo, fai quello che pensi sia giusto, ma cerca di non pentirtene in futuro." Disse saggiamente, lasciandomi pensare. E' la prima volta che Xabi è così filosofico. "Comunque ho chiamato solo per farti sapere che c'è una festa domani, stesso luogo e stesso orario, come sempre. Se chiarirete, potrai portare la tua ragazza."
Io:"Okay." Mormorai, l'altra sua affermazione stava ancora vagando nella mia testa. "Fai quello che pensi sia giusto, ma cerca di non pentirtene in futuro."
"Va bene, ci vediamo." Ci salutammo prima di riagganciare.
Feci il resto del tragitto a piedi, continuando ad alternare i pensieri con le cose da prendere a calci. La parte peggiore era stata immaginare Martina piangere dopo averla lasciata lì e molto probabilmente lasciarla incolpare se stessa per tutto, quando a dire la verità avrei potuto essere più comprensivo. Accidenti, stavo cominciando a sentirmi davvero male.
Lanciai un urlo frustrato seguito da un pugno indirizzato al muro di mattoni di un edificio accanto a me, subito dopo rimpiansi il dolore che attraversò il mio braccio. Mi guardai la mano e notai che del sangue colava sulle dita dalle mie nocche sbucciate. "Cazzo." Sibilai tenendo il pugno destro dal dolore. Camminai furioso per il resto della strada fino a casa , per fortuna non vidi nessuno in giro perché avrei rischiato di prendere a pugni pure loro.
Quando entrai il calore di casa mi colpì e l'odore di pesce riempì le mie narici. Fantastico, cazzo.
Pattie:"Beh, guarda chi c'è." Mia madre apparve dalla porta della cucina con le mani sui fianchi e con un'espressione da rimprovero. Ma si addolcì subito quando vide il liquido rosso sulle mie mani. Riuscii a togliermi la giacca senza macchiarla e dopo di che la salutai con la mano sana come se non fosse un grosso problema. Ero stato in peggiori situazioni comunque.
Io:"Vado a pulire questo." Mi avviai verso il bagno, sentendo la sua presenza dietro di me.
Pattie:"Come hai fatto? Ti prego, dimmi che non ti sei picchiato con nessuno." Mi pregò con gli occhi attraverso lo specchio.
Io:"Non l'ho fatto, mà. Ho solo preso a pugni un muro." Confessai, rendendomi conto di quanto strano suonasse.
Pattie:"Perché l'hai fatto?" I suoi occhi si spalancarono, anche se stava cercando di non ridere. Non la biasimo, avrei riso di me stesso anche io se non fossi stato così incazzato.
Io:"Ho avuto una discussione con Martina." Spiegai, mentre misi la mano ferita sotto l'acqua.
Pattie:"Oh, perché tesoro?" In un secondo fu al mio fianco.
Io:"Mamma, non mi chiamare così." Mi lamentai, avvolgendo una benda intorno alle mie nocche doloranti. Lei semplicemente alzò gli occhi, costringendomi a raccontarle i dettagli. "E' stato uno stupido litigio, mi aveva mentito, anche se aveva una buona ragione per farlo, quindi non so se avrei dovuto arrabbiarmi, ma sappiamo tutti come sono."
Pattie:"Essendo tua madre, so che forse dovrei stare dalla tua parte, ma sapendo che hai il carattere di tuo padre, sono sicura che Martina merita un'altra possibilità." Lei mi accarezzò la schiena guardandomi consapevolmente. "E spero che tu non l'abbia fatta piangere, giovanotto. " Puntò il dito contro di me in ammonimento.
Mi leccai le labbra pensandoci. Mia madre aveva ragione e quindi anche Xabi. Ugh, la mia vita era molto più facile quando ero single.
Io:"Non so. Sono ancora troppo sconvolto per parlare con lei." Mormorai, lasciando il bagno e ignorando il suo sguardo, quando in realtà, non nego di averle fatto versare qualche lacrima.
Con mio grande sgomento, un piatto di qualche tipo di pesce disgustoso mi aspettava in cucina. "Mamma." Trascinai il suo nome. "Odio il pesce."
Pattie:"Il tuo cervello ha bisogno di fosforo." Mi rimproverò e subito dopo scomparve fuori dalla porta. Sbuffai - tipica scusa da madre. "Mangia." Mi ordinò.
Cande:"Mi assicurerò che lo mangerà tutto, mamma." Mia sorella apparve in cucina con uno sguardo malvagio.
Uh oh. Qui qualcosa mi puzza, e non sto parlando del pesce.
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B.R.O.N.X.
FanfictionTralasciando il fatto che tutti e due vivono a New York, Jorge e Martina non hanno niente in comune. Mentre Jorge fa l'impossibile per sopravvivere, Martina ha qualsiasi cosa ogni ragazza possa volere .O per lo meno lei pensa di avere tutto. Cosa s...