MARTINA POV.
Lentamente mi voltai e vidi che i suoi occhi si erano scuriti mentre la sua mascella era serrata. Rimasi in silenzio, ma la tensione stava crescendo nell'aria e non riuscivo a resistere.
Io:"Mi dispiace, io non volevo - " Iniziai, ma fui interrotta da Jorge.
Jorge:"Va tutto bene. Avrei dovuto dirtelo prima o poi." La sua voce era rauca come se stesse cercando di ricomporsi.
Oh mio Dio, Martina, che cosa hai detto?
Jorge sospirò e si accasciò sul letto, appoggiando la schiena contro il poggiatesta.
Mi passai una mano tra i capelli, che erano leggermente annodati a causa del vento. Io:"Davvero Jorge, non devi per forza dirmelo ora. Va bene." Gli sorrisi in modo rassicurante e mi sedetti sul bordo del letto al suo fianco. Nascose il viso tra le mani ed espirò per l'ennesima volta. La curiosità mi stava mangiando viva, purtroppo però per Jorge doveva essere qualcosa di veramente serio, triste e difficile.
La mia mano timidamente raggiunse la sua e liberò il suo viso sotto il mio tocco che lo portò a rilassarsi un po'. Mi avvicinai più a lui e gli accarezzai le nocche con il pollice. I suoi occhi si rifiutavano di incontrare i miei, cosi preoccupata mi morsi il labbro inferiore.
Improvvisamente, le dita di Jorge si intrecciarono con le mie, mi sorrise e dopo un altro lungo sospiro, disse finalmente qualcosa.
Jorge:"Questo è mio papà." Indicò con il mento la foto che avevo visto in precedenza. Anche se il suo volto era privo di emozioni, la sua voce lo tradì. I suoi occhi non erano inondati di lacrime o altro, erano solo freddi. Avevo paura di sentire quello che era successo a suo padre. Era morto? Aveva lasciato la famiglia? Tutte quelle possibili azioni correvano nella mia mente come un turbine.
Annuii e gli strinsi la mano, invogliandolo a continuare l'argomento, ovviamente solo se lo voleva.
Jorge:"Lui..." Si schiarì la gola, rendendo la sua voce meno cupa. Aspettai pazientemente che continuasse la frase, non volevo che si sentisse sottopressione. "Non lo vedo da quasi un anno." Si voltò a guardarmi e cercai di non ansimare. I suoi occhi si alleggerirono e cosi afferrai anche l'altra sua mano.
Io:"Perché?" Chiesi con calma, evitando il suo sguardo.
Sentii il suono della sua lingua schioccare sulle labbra. "Lui... Lui è nell'esercito, in Palestina, proprio ora."
Ecco che tutto ebbe senso: suo padre non era a casa da tanto tempo, la dog-tag che Jorge indossava, quando parlavamo di suo padre diventava sempre triste ...
Io:"Oh." Fu tutto ciò che riuscii a dire. "M-mi dispiace." Aggiunsi, non sapendo che altro dire.
Con mia grande sorpresa, una piccola risatina sfuggì dalla bocca di Jorge . "Perché dovrebbe dispiacerti?"
Mi strinsi nelle spalle, guardandolo. Il suo volto si ammorbidì, non sembrava nemmeno più sconvolto. Forse era stato come liberarsi da un peso sullo stomaco?
Io:"Non lo so, mi sento male per te."
Jorge:"Non ho bisogno della pietà di nessuno." Lui fece una smorfia e lasciò cadere le mani, incrociando le braccia sul petto.
Le mie sopracciglia spararono verso l'alto, colte alla sprovvista dalla sua improvvisa durezza. Credo che mi sentirei allo stesso modo se fossi al suo posto così ignorai il suo sfogo e decisi di chiedergli qualcosa, invece di impazzire.
Io:"La dog-tag che indossi è sua?"
Jorge mi diede una breve occhiata e poco dopo guardò verso il petto, dove aveva la collana appesa sulla sua maglietta blu. "Già." Borbottò e prese una delle mie mani ancora una volta, come per scusarsi del comportamento che aveva avuto qualche momento prima. Si alzò su di esso e fece cenno di sedermi vicino a lui. Mi sfilai gli stivali, lo raggiunsi e mi appoggiai al poggiatesta accanto a lui cosi che le nostre gambe si toccassero, mentre le nostre mani erano intrecciate. E' così carino quando è assorto tra i pensieri.
Sfilai una mano dall'intreccio, presi la dog-tag e la osservai nuovamente. Quindi, il nome del padre di Jorge è Alvaro?
Posai la testa sulla sua spalla - che era abbastanza confortevole - e trascorremmo o un paio di minuti in silenzio.
Io:"Ti manca? " Jorge si irrigidì accanto a me quando sentì la mia domanda. Non volevo soffermarmi su questo argomento, ma semplicemente la domanda uscì dalla mia bocca improvvisamente.
Jorge:"Sì." Lui rispose sinceramente. Mi sento male se penso al fatto che mi lamento ogni giorno della mia famiglia quando Jorge vive una situazione molto più difficile. Se a lui manca suo padre non oso immaginare i suoi fratelli e Pattie. E' così triste tutto ciò.
Io:"Quando tornerà?" Chiesi con un filo di voce .
Jorge:"A Natale". Disse semplicemente. Tra un mese circa quindi.
Io:"E' fantastico." Cercai di rincuorarlo. Decisi di non fare altre domande cosi mi chinai e lo baciai.
Un sorriso si formò sul suo volto. "Questo per cosa era?"
Io:"Devo avere un motivo per baciare il mio ragazzo?" Alzai le sopracciglia. Il mio ragazzo. Quanto suona bene?
Jorge:"No, non credo." E all'improvviso dimenticò tutta la tensione e la tristezza, mi afferrò la vita e mi portò in grembo. Mosse i nostri nasi insieme, cosa che mi fece ridere, e portammo le nostre labbra una contro l'altra.
Combaciavano perfettamente, non appena la sua lingua entrò nella mia bocca , avidamente. Per quanto banale possa sembrare, i nostri baci mi facevano sentire diversa. Non era come baciare Diego o qualsiasi altro ragazzo che avevo baciato (non che ne avessi baciati molti). Era come se non volessi mettere fine a questa grande emozione. Potrei baciarlo ininterrottamente senza mai stancarmi. Le sue mani mi strofinarono dolcemente i fianchi mentre il bacio divenne più passionale. Le mie dita risalirono dalla mascella fino al collo, per poi proseguire sulla clavicola e sul suo petto perfettamente scolpito. Improvvisamente, iniziai a sentire caldo a causa del maglione di lana che stavo indossando.
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B.R.O.N.X.
FanfictionTralasciando il fatto che tutti e due vivono a New York, Jorge e Martina non hanno niente in comune. Mentre Jorge fa l'impossibile per sopravvivere, Martina ha qualsiasi cosa ogni ragazza possa volere .O per lo meno lei pensa di avere tutto. Cosa s...