Jorge Pov
Bene, merda.
"Martina, aspetta!" la chiamai non appena ci sorpassò, dirigendosi verso la porta.
Le lacrime avevano iniziato a rigarle il viso e, sapendo che fosse a causa mia, mi sentii più colpevole che mai. Non ero mai stato fiero di quella notte, ma avevo tentato di mantenere quel segreto rinchiuso in un angolo remoto della mia mente, fino a che Francisco non ne parlò. E adesso aveva rovinato tutto. Ora mia la ragazza avrebbe pensato che fossi un fottuto mostro.
Martina m'ignorò e continuò a camminare. Riuscii a sentire il suo respiro irregolare e, ricordando l'espressione che assunse non appena Francisco finì di raccontarle l'accaduto, mi venne da vomitare. Mi aveva guardato con terrore. Nei miei confronti. E non potevo sopportarlo.
"Sei fottuto," dissi a Francisco il quale, con mia sorpresa, non sorrideva vittorioso. "Non pensare che ciò le renderà le cose ancor più semplici. Era davvero necessario raccontarglielo? In quel modo? Si è spaventata!" sbottai, passandomi le mani tra i capelli, già scombinati abbastanza da farmi sembrare un pazzo.
"Doveva saperlo," ribatté Francisco, ma non sembrò molto convinto. "Gliel'avresti dovuto dire presto o tardi."
"No, non l'avrei fatto!" scossi il capo ripetutamente. "Avrebbe dovuto restarne all'oscuro."
"Lo dici solo perché non vuoi perderla." Sbuffò Francisco. "Ora, forse, vorrà lasciarti solo. Si spera."
Al solo pensiero mi venne voglia di prenderlo a pugni. Infatti, aspettavo da tempo di tirargli un pugno. "È ovvio che io non voglia perderla, cazzo, io la amo!"
Francisco cercò di restare impassibile, ma i suoi occhi lo tradirono.
Forse si stava pentendo di aver aperto bocca perché sapeva quanto dolore avesse causato a Martina. O forse perché non si aspettava che gli urlassi in faccia di amarla.
"Devo parlare con lei," dissi più a me stesso e Francisco non tentò di fermarmi. Imboccai il corridoio e corsi.
Dato che Tini indossava i tacchi, non era andata poi molto lontano.
Tuttavia, la sentii singhiozzare e vidi le sue mani tremare da lontano. Mi si strinse il cuore. Non volevo che mi odiasse come aveva detto Francisco, ma sapevo che, questa volta, la fortuna non sarebbe stata dalla mia parte.
"Tini, aspetta!" la richiamai e si voltò. Il suo trucco era sbavato e le gote erano rigate di nero, ma era comunque bellissima.
Ma vederla piangere - e sapendo che io ne ero la ragione - mi spezzò il cuore.
Dischiuse le labbra, ma non ne uscì alcuna parola. Finalmente la raggiunsi e cercai di stringerle la mano, ma la scansò.
"Ascoltami, per favore," la pregai.
I suoi occhi incrociarono i miei e sentii nuovamente quella stretta al cuore. Deglutii a fatica. Non potevo sopportare il fatto che avesse paura di me. Il modo in cui Francisco le aveva raccontato quella storia, mi faceva passare come un senza cuore, un figlio di puttana che si era divertito a gettare nel fiume il corpo bruciato di quel ragazzo.
Non aveva idea di quanto mi fossi detestato dopo averlo fatto. Non aveva idea del fatto che avessi pianto quella notte. E, ovviamente, non aveva idea del fatto che giurai a me stesso di non rifare più una cosa del genere.
"Non credo di voler sentire altro," mormorò Martina, strofinandosi il naso con il dorso della mano. "Voglio solo andare a casa."
"Okay, lascia che ti dia un passaggio," mi offrii. Avevo bisogno di stare un po' di tempo con lei e cercare di calmarla.
"No," disse con tono duro e, dopo avermi visto sorpreso, aggiunse, "Voglio stare da sola. Chiamerò un taxi."
Avrei voluto insistere per accompagnarla, o dirle di scrivermi una volta arrivata a casa sana e salva, come faceva sempre in modo che non mi preoccupassi. Ma sapevo che non avrei dovuto chiederglielo in quel momento. Sapevo che non mi avrebbe scritto e non avevo alcun diritto di chiederle di farlo. Non dopo quello.
"Ho solo bisogno di sapere che non mi odi," dissi senza fiato, cercando nel suo viso qualche segno di rigetto o riluttanza. Ma sembrò semplicemente triste, e stanca, e spaventata.
Martina aggrottò per un momento la fronte. "Non ti odio," disse con tono flebile. "Ma ho- ho bisogno di tempo per pensare e questo è davvero difficile da reggere- " un singhiozzo smorzato fuoriuscì dalle sue labbra e la sua voce si spezzò.
"Capisco." Cercai di mantenere un tono calmo, evitando di guardare le lacrime che le stavano rigando le gote. Vederla piangere era la cosa peggiore.
"Ricorda solo che ti amo e mi dispiace che tu l'abbia scoperto-"
M'interruppe. "Ti dispiace che l'abbia scoperto?" dal suo tono di voce era duro. "Io dovevo saperlo. Avrei solo voluto che me l'avessi detto prima..." biascicò, sembrando arrabbiata.
"Avevo paura di dirtelo, non avresti voluto avere niente a che fare con me." Cercai disperatamente di difendermi.
"Beh, forse non voglio avere a che fare nulla con te dopo questo," sussurrò e riuscii a sentirla a malapena. Ma era stata abbastanza forte da provocarmi una stretta allo stomaco.
Martina mi guardò per l'ultima volta, prima di scuotere il capo ed allontanarsi. Questa volta sapevo che non l'avrei seguita - non che potessi riuscire a compiere qualche passo - così guardai la sua figura sparire giù per le scale.
Rimasi lì immobile per chissà quanto tempo, fino a quando non percepii nuovamente la rabbia e mi venne l'istinto di uccidere Francisco. Era tutta colpa sua. Se si fosse preoccupato degli affari suoi e se fosse rimasto fuori dalla mia relazione con Martina, tutto questo non sarebbe mai successo.
Forse non voglio più avere niente a che fare con te dopo questo.
Presi a calci il muro, colpendo poi con un pugno. Iniziò a formicolarmi il braccio per il dolore, per poi raggiungere la spalla. "Fanculo!" gridai, sapendo che nessuno mi avrebbe sentito. Forse il dolore fisico avrebbe sovrastato quello del cuore. Non ero solito a compiere questi banali gesti d'amore, ma sapevo che, se non era così che ci si sentiva ad avere il cuore spezzato, ci ero dannatamente vicino.
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B.R.O.N.X.
FanfictionTralasciando il fatto che tutti e due vivono a New York, Jorge e Martina non hanno niente in comune. Mentre Jorge fa l'impossibile per sopravvivere, Martina ha qualsiasi cosa ogni ragazza possa volere .O per lo meno lei pensa di avere tutto. Cosa s...