51.POTREBBE ESSERE QUELLO

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Martina Pov.
Guardai le gocce di pioggia scorrere sulla finestra accanto a me, mentre mescolavo con la cannuccia il frullato. Piove a dirotto, così Jorge aveva proposto di mangiare qualcosa da Betty prima di tornare a casa. Guardai il ragazzo dai capelli color sabbia seduto davanti a me, i suoi occhi erano persi a guardare la tempesta.
Un lampo squarciò il cielo, facendolo apparire più scuro di quanto già non fosse. A differenza della maggior parte delle persone, mi piacevano le tempeste. Voglio dire, non starei nel bel mezzo della strada aspettando che un fulmine mi colpisca in pieno, ma ero ipnotizzata dal modo in cui quel bagliore avvolgeva la città.
Mi spostai dalla sedia, sussultando quando il tessuto del mio maglione strofinò contro la garza premuta sul fianco. Avevo cercato di mantenere la calma nel negozio di tatuaggi - e avevo fatto un buon lavoro - ma l'ago sulla mia pelle aveva provocato un dolore non indifferente, specialmente per i primi minuti.
Tuttavia, ero davvero felice di avere la mia piccola coroncina. Ne era valsa davvero la pena e non avrei potuto pensare a niente di meglio. La corona era il simbolo perfetto per descrivere il mio sogno di diventare una principessa - nel senso figurato della parola, ovviamente.
Non mi aspettavo che un vero principe, proveniente da qualche paese europeo, s'innamorasse di me come in quel film Un principe tutto mio. Volevo solo il mio principe azzurro - qualcuno che mi rispettasse, che avesse cura di mee che mi trattasse come se fossi l'unica ragazza del mondo - ed ero abbastanza sicura di averlo già trovato.
Ero consapevole del fatto che fossi giovane, e che sarebbero potute succedere un sacco di cose per finire una storia, che avevamo avuto diversi dubbi, la nostra relazione non era facile... ma volevo che durasse per sempre.
Volevo che Jorge fosse l'unico.
Ero convinta che fosse l'unico.
Ritornai alla realtà quando sentii la voce di Jorge. "Smettila di sentirti figa solo perché hai fatto un tatuaggio. Uno solo non ti rende una tipa tosta," disse prendendomi in giro. Solo allora realizzai di aver sorriso per tutto il tempo. Doveva aver pensato che quel sorriso fosse orgoglioso, invece era dovuto ai miei film mentali, e non gli avrei detto cosa mi passava per la mente in quel momento.
Ero positiva del fatto che sarebbe impazzito se gli avessi detto che pensavo potesse essere la mia metà. La mia anima gemella. Il mio vissero per sempre felici e contenti.
Dovevo smetterla di guardare certi film e leggere romanzi, pensai.
Stavamo ancora lavorando sui problemi d'impegno, sebbene dovessi ammettere che Jorgeera fantastico, considerando che non aveva mai avuto relazioni serie prima d'ora. "Mi sentirò tosta se lo voglio," ribattei, facendolo ridere.
Jorge aveva quasi finito le patatine fritte che avevamo ordinato per condividere, ed il suo frullato alla vaniglia - il suo gusto preferito di sempre - era giunto quasi a metà. Betty era ancora più affollato oggi, rispetto a quel giorno di ottobre, quando Jorge mi ci portò per il nostro 'appuntamento amichevole'.
Persino Betty aveva creduto che fossi più di un'amica. Da allora avevo iniziato a combattere contro i sentimenti che pian piano iniziavo a provare per Jorge. Erano cambiate così tante cose da quel giorno. Mi sembrava quasi che fosse passato una anno, invece erano passati solo pochi mesi.
Riuscii a malapena a sentire la musica in sottofondo, sovrastata dai pianti dei bambini e dalle chiacchiere di alcuni amici. Al momento, non avevamo ancora visto Betty. Una ragazza bionda platinata era venute al nostro tavolo per prendere le nostre ordinazioni.
Jorge non sembrava conoscerle, ma ho apprezzato il fatto che avesse capito che fosse il mio ragazzo - a discapito delle altre ragazze - e non aveva cercato di provarci con lui. "Sono contento che il regalo ti sia piaciuto," disse Jorge, picchiettando le dita sul tavolo e sorridendomi.
Sorrisi a mia volta. "I tuoi regali sono fantastici," ammisi, pensando alla scritta che mi fece per il mio compleanno, al ciondolo per il mio braccialetto, alla targhetta che mi aveva dato mentre eravamo seduti sul ramo del mio albero preferito a Central Park...
Mi sembrò di vederlo arrossire, ma mascherò il tutto con una risata ed abbassò lo sguardo. Non era abituato a sentirsi dire cose del genere, ricevere complimenti non avevano niente a che fare con il suo viso o con il suo corpo. Una parte specifica nel mezzo di esso. Quell'idea mi fece pensare ad Stephie, per cui scacciai immediatamente il pensiero dalla mia mente.
"Come lo hai pagato? Non credevo che i tatuaggi costassero così tanto," commentai, curiosa di sapere per quale ragione un disegnino sulla pelle potesse costare tanto quanto un paio di scarpe da Macy's.
"Ho suonato un po' durante la settimana. Non preoccuparti dei soldi," mi rassicurò Jorge con un sorriso.
Annuii, prendendo un sorso del mio frullato. Ma il fatto che aveva speso così tanti soldi per me mi fece sentire in colpa. Sapevo che la sua famiglia non avesse soldi da buttare, e nonostante non avessi mai visto Pattie o Alvaro pressarlo per portare soldi a casa, sapevo come si sentisse a dover aiutare.
La cosa che mi preoccupata di più era come recuperasse i soldi che avva. Certamente suonare in una città come New York - dove c'erano suonatori di strada ad ogni angolo - non ti permetteva di guadagnare 300 dollari al giorno. Tuttavia, recentemente non avevo notato nulla di strano con quei lavori che era solito fare.
"Hai sentito tuo padre recentemente?" domandai, aspettandomi buone notizie. Considerando il fatto che non avessi visto Jorge triste da quando Alvaro se n'era andato - almeno non per quel motivo - sperai che andasse tutto bene.
Gli occhi di Jorge s'illuminarono non appena menzionai suo padre. "Sì, abbiamo ricevuto una lettera qualche giorno fa. Mi sono dimenticato di dirtelo," disse a mo' di scuse."
"È tutto okay." Sorrisi. "Cos'ha detto?"

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora