61.GIOCARE COL FUOCO

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Tini Pov.
Si fece mattino prima che potessi realizzarlo, e mia madre era in ospedale con in mano una tazza di caffé ed un muffin ai frutti di bosco, comprato da Starbucks, ed una borsa contenente un cambio di vestiti per me. L'abbracciai forte, baciandole la guancia. "Hai un aspetto orribile, tesoro." Aveva portato abbastanza caffé per tutto il piano dell'ospedale, per cui facemmo colazione - Candelaria, Lodovica, Alba, Facundo, Luke e Will erano arrivati di prima mattina - prima che mia madre mi portasse negli spogliatoi. Mi ero cambiata, indossando un paio di jeans ed una maglietta a girocollo rosso, mi ero spazzolata i denti - il che fu più simile ad una doccia perché mi ero rifiutata di tornare a casa. La spazzola che mamma mi aveva portato si era incastrata nei capelli almeno due volte, e non avevo potuto evitare di lasciarmi sfuggire un lamento di dolore mentre districava i nodi. In realtà sapevo che adorava farmi bella. Infine si occupò del mio trucco, in modo che assomigliassi almeno vagamente ad un essere umano.
"Continuo a pensare che tu debba andare a casa a farti una dormita," disse mamma non appena raggiungemmo la sala d'attesa. Quella accanto al reparto di terapia intensiva, adornata da piccole piante e tavolini da caffé sovrastati da riviste. Era persino più affollata del pronto soccorso, il che non era positiva come cosa. "Non ho intenzione di andarmene," ripetei per l'ennesima volta. Mi rifiutai di allontanarmi per più di una decina di passi dalle porte di quel reparto. Inutile dire che Xabiani ed io eravamo stati cacciati dalla stanza dieci minuti dopo che eravamo entrati dall'infermiera incaricata di assistere quei pazienti durante la notte. Ci aveva gentilmente avvertiti che se ci avesse beccato ancora lì dentro avrebbe chiamato la sicurezza.
Sebbene avessi voluto rimanere accanto a Jorge quando avrebbe riaperto gli occhi, fui grata del fatto che avevamo avuto la possibilità di vederlo, perché quella mattina l'ospedale era molto più affollato di infermiere e dottori e sarebbe stato impossibile intrufolarsi. Anche con la scusa della fidanzata. A Pattie e Candelaria fu permesso di entrare e fu lì che trascorsero la maggior parte del tempo, sebbene sapevo che poteva sembrare fastidioso non poter ricevere alcuna risposta da Jorge e dovevi limitarti a fissarlo in quello stato per un tempo indefinito. Era un nuovo livello di attacco di cuore. Alba avvicinò la sedia a lei quando mi vide camminare su e giù per il corridoio. Non credevo di essermi mangiucchiata così tanto le unghie. Una stava persino sanguinando.
"Devi trovare un modo per rilassarti o ti verrà un aneurisma," disse e mi lasciai scivolare sul divanetto blu. Sospirai. Avvertivo un senso di disagio allo stomaco per via di tutte quelle ore trascorse in piedi, così tanto che alla fine era diventato un'abitudine. "Sono solo preoccupata," dissi, picchiettando il piede a terra. Alba posò una mano sul ginocchio, intimandomi di smetterla. "Siamo tutti preoccupati, ma si tratta di Jorge. Adora essere al centro dell'attenzione. Si sveglierà da un momento all'altro quando si stancherà di dare spettacolo." Sapevo che stava cercando di scherzarci su, in modo da tirarmi su il morale, ma non riuscii a sorridere. "Non so nemmeno cosa succederà quando si sveglierà," ammisi."
"Cosa intendi? Se devo essere sincera, non ho idea di che cosa sia successo tra voi due, perché Jorge continuava ad evitare le mie domande. Questo significa che si sentiva male." La guardai. La sua pancia era ancor più gonfia. Il bambino sarebbe nato ad agosto, per cui significava che mancavano solo quattro mesi, più o meno. A me sembrava che sarebbe potuto nascere da un momento all'altro, ma cosa ne sapevo io di bambini?
"Perché si sentiva male?" domandai confusa. "Beh, perché sapeva di averti fatto soffrire. Gli importa di te. Ti ama."
"Non è ciò che ha detto una settimana fa," mormorai acida. "Credevo che avessi imparato che Jorge difficilmente intende ciò che dice. Il suo cervello ha uno strano modo di processare i sentimenti delle persone e a volte fa qualche stronz- sciocchezza," si corresse. "Non voglio imprecare davanti al bambino," spiegò. Fui intenta a ridacchiare, ma non ne uscì altro che un mormorio.
"Praticamente mi ha detto che mi ero innamorata di qualcuno che non esisteva," dissi cercando di usare un tono pratico, invece che sentimentale. "Oh, per favore, è così poco convincente." Sbuffò Alba. "Si è comportato in modo strano con tutti da quando suo padre... lo sai." Annuii. "Scommetto che ha cercato di allontanarti perché sapeva che ti stava facendo soffrire e si sentiva in colpa per questo."
"Ma non sarebbe stato più facile smetterla di ferirmi così avrebbe smesso di sentirsi in colpa?"
"Sapevi che gli uomini credono di non essere complicati?" disse Alba. "Beh, non è vero." In quel momento mia madre interruppe la nostra conversazione. "Oh, tu devi essere Lodovica. Sono la mamma di Tini, Mariana." Si sedette accanto a Alba e mi coprii il viso con le mani. Mia madre non era mai stata così, perché era cambiata di punto all'improvviso?
Iniziarono a parlare sul sesso del bambino, per il quale sia Alba che Facundo avevano stabilito di restarne all'oscuro fino a quando non sarebbe nato o nata, e di quale nome dargli - mia madre contribuì a darle qualche idea delle sue, e sapevo che Alba le detestava, ma fu abbastanza educata da tenerselo per sé.
Non le ascoltai per molto, perché la vista di qualcuno mi fece gelare il sangue nelle vene. Stephie comparve davanti al mio sguardo come se stesse partecipando ad una festa alla quale non era stata invitata. Si voltarono tutti verso di lei ed arrossì. Non riuscii a capire perché fosse tornata dopo quanto successo la scorsa notte, o perché le importasse di Jorge. O del perché a Jorge importasse di lei. Non appena i nostri sguardi s'incrociarono,sapevo che si sarebbe avvicinata per parlarmi.
Aveva un aspetto migliore rispetto a ieri sera e sicuramente rispetto a me, ma non me ne importava. Mia madre mi dedicò un'occhiata interrogativa e Alba sbarrò gli occhi quando mi vide alzarmi. Non capivo se mi stesse pregando di non lasciarla sola con mia madre o se fosse sorpresa del fatto che mi stessi avvicinando ad Stephie.
"Sei abbastanza calma per parlare?" domandò Stephie con il suo tipico tono di voce.

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