28.DROGA

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MARTINA POV.
Mi avviai verso la grande sala per gli ascensori. "Vado in bagno." Mormorai distrattamente a Ruggero e a Damien , che stavano parlando di automobili. Non pensate che io sia crudele per aver lasciato mio fratello con quell'arrogantedi Dami perché per non so quale ragione sconosciuta e inspiegabile, lo ha sempre ammirato. Non si sono nemmeno accorti che stavo andando via, cosi andai tranquillamente alla fine del corridoio, assicurandomi che nessuno mi potesse vedere.
Picchiettai il piede sul pavimento impazientemente aspettando che le porte dell'ascensore si aprissero. Una sensazione di nervoso iniziò a stabilirsi nel mio stomaco. Controllai nello specchio dell'ascensore, se mi fossi macchiata il vestito o se avessi qualche traccia di cibo vicino alla bocca - non che avessi mangiato molto. Il tragitto sembrava non finire mai dal momento che avevo preso l'ascensore al 68° piano mentre io dovevo arrivare al seminterrato 2.
Quando l'ascensore finalmente si fermò, le porte si aprirono con uno scatto, mostrandomi un buio corridoio vuoto. Il mio stomaco era come annodato. Chiamatemi cagasotto o ossessionata, ma tutto ciò era troppo simile ai film 'SAW', quel pupazzo mi aveva spaventata a morte. Le porte si stavano per chiudere, quando le bloccai di nuovo e chiamai Jorge.
Io:"Jorge?" La mia voce era stridula e tremante. Non ricevetti risposta, ma riuscii a vedere una luce alla fine del corridoio.
E se Jorge fosse stato rapito e qualcuno mi avesse mandato quel messaggio per torturarmi? Martina, cerca di calmarti.
Iniziai a camminare tutta tremante nei miei stivali, lasciando la sicurezza dell'ascensore, il quale faceva un po' di luce.
Io;"Jorge, ci sei? Se questo è uno scherzo, non mi piace! Vieni fuori!" Urlai, ma la mia voce non venne fuori più di tanto. Sentii un rumore: un cigolio. Perché tutto questo deve accadere a me? Sentivo come se qualcuno stesse per uscire con un coltello da un momento all'altro per colpirmi e lasciarmi morire lentamente e dolorosamente in questa cantina fredda e umida, dove nessuno poteva sentire le mie urla di...
Xxx:"Boo!"
Io:"Aaaaaaaaaaaaaaah!" Saltai, coprendomi la bocca. Appena sentii una risatina, mi voltai. Jorge era lì, che rideva tenendosi la pancia come se non ci fosse un domani. Provai a regolare il respiro, mentre il mio cuore stava battendo cosi forte minacciandomi di esplodere. "Tu coglione!" Inizia a prenderlo a pugni, mentre lui si asciugava le lacrime di risate da sotto i suoi occhi.
Jorge:"M-mi dispiace ma era troppo divertente." Balbettò ridendo.
Io:"Ho quasi avuto un attacco di cuore." Sibilai, colpendolo ancora.
Jorge:"Va bene, okay, smettila." Lui mi afferrò i polsi, mi guardò negli occhi e, proprio quando pensavo avesse smesso di ridere, ricominciò nuovamente. Killer, ora puoi uscire e prenderlo a calci nelle palle.
Jorge"Ti chiamerò Boo d'ora in poi." Disse prendendosi gioco di me con quel suo stupido sorriso ancora stampato sulla faccia.
Io:"Wow, quanti soprannomi che mi hai dato." Sogghignai facendo la finta arrabbiata.
Jorge:"Dai, piccola. Non fare così. Stavo solo scherzando." Mi abbracciò da dietro, strofinando il mio collo con il suo.
Io;"Ti odio." Mi voltai imbronciata.
Jorge;"No, non è vero." Canticchiò. "Perché sono venuto qui solo per vederti."
Combattei contro la voglia di sorridere a causa di quello che aveva appena detto. Io;"Perché sei venuto qui, Jorge?"
Jorge:"Non avevo niente di meglio da fare e sapevo che ti saresti annoiata, così ho deciso di venirti a salvare." Portò una mano al petto orgoglioso di se stesso e poco dopo mi fece il suo solito occhiolino.
io:"Così ora ti devo ringraziare?" Inarcai un sopracciglio, fissando i suoi bellissimi occhi verdi che erano ormai illuminati solo dalla luce fioca proveniente dalla sala illuminata.
Jorge:"Un bacio sarà sufficiente." Lui sorrise, chinandosi per premere delicatamente le labbra sulle mie. Rimasi immobile, lottando contro voglia di ricambiare il bacio fin quando non si lamentò, cosi mi tirò più vicino a sé e ci baciammo con suo grande piacere. Non è colpa mia.
Jorge:"Hmm, ciliegia." Si leccò le labbra, assaporando il mio lucidalabbra. "A proposito, mi piace come ti sta quel vestito." Si morse le labbra, trascinando la mano su e giù per il mio fianco sinistro. Come previsto, arrossii stupidamente.
Io:"Lo sai che potresti finire nei guai per essere qui, vero? Questo edificio è pieno di poliziotti." Mi lasciai portare da Jorge nella stanza in fondo al corridoio, dove a causa della luce improvvisa, dovetti socchiudere gli occhi.
Si strinse nelle spalle. Ovviamente non gli importa. "Ora non c'è nessuno nel seminterrato".
Guardai velocemente l'orologio notando che erano già le 22:00. "Come lo sai?"
Jorge:"Beh, sicuramente non ci saranno molte persone al poligono di tiro quando c'è una festa in corso al piano di sopra." Lui sorrise misteriosamente.
Io:"Cosa inten-" Jorge appoggiò entrambe le mani sulle mie spalle, facendomi ruotare verso il poligono di tiro. Era esattamente come nei film, c'erano delle cabine separate da pareti e alcuni manichini messi contro il muro. Guardai Justin sconcertata.
Io:"Come fai a conoscere questo posto?" Ero stata in questo edificio con mio padre mille volte prima e non l'avevo mai visto. A pensarci bene, non mi aveva mai lasciata vicino ad una pistola.
Jorge:"Ho i miei modi." alzò le spalle e mi fece un occhiolino, mentre passeggiavamo vicino ad un muro in cui erano appese pistole di diverse forme e dimensioni. Mi sentivo come se fossimo in una specie di posto illegale, proprio come due fuggiaschi in un film.
Improvvisamente , orgesi girò e puntò una pistola alla testa. "Ma che cavolo?" Gridai.
Jorge:"Calmati, non è carica." ridacchiò, cosi gli mandai uno sguardo di morte sfidandolo a ridere di nuovo. Iniziò a girare per la stanza come se stesse cercando qualcosa.
Io:"Cosa stai facendo?"
Jorge:"Sto cercando delle pallottole." Rispose come se fosse la cosa più normale del mondo.
Rimasi a bocca aperta. "Non dovremmo essere qui e non dovremmo nemmeno utilizzare le armi. Qualcuno se ne accorgerà." Mi morsi il labbro in preoccupazione mentre Jorge continuava ad aprire ogni cassetto e ogni scatola fino a quando non trovò quello che gli serviva.
Si alzò in piedi, con la pistola in una mano e un piccolo pacchetto di proiettili nell'altra. Probabilmente notò la mia espressione terrorizzata, perché sospirò e mi venne incontro, mentre io feci un passo indietro automaticamente.
Jorge:"Piccola, lasciati andare un po'. Smettila di essere una cagasotto." Scosse la testa, si avvicinò alla cabina più vicina e caricò la pistola che aveva preso precedentemente, il "click" della sicura arrivò alle nostre orecchie, segnalandoci che era stata disattivata.
Un sospiro sfuggì mie labbra. "Credo di aver già dimostrato che non sono una cagasotto fin troppe volte." Dissi, ripensando a tutte le volte che avevo mentito, che ero uscita furtivamente per andare da Jorge, disobbedendo ai miei genitori ed essermi ubriacata. Se questo non basta, allora non so cosa altro posso fare.
Jorge:"Dimostralo ancora allora." mi sfidò con quell'aria da 'sei troppo buona per farlo'.
Chiusi gli occhi, inspirai e li riaprii velocemente. "Dammi la pistola." Ordinai fermamente, allungando la mano e facendo sorridere Jorge in modo fiero. Odiavo fare tutto ciò solo per dimostrargli che anche io ero una "tosta".
Gli strappai la pistola di mano, mi posizionai di fronte ad uno dei manichini, il quale si trovava a soli pochi metri di distanza, e puntai l'arma al suo cuore. O almeno pensavo di puntarla lì.

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora