40.AMAMI COME SAI FARE TU

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Jorge Pov.
"Quella ragazza è davvero stupida, sei fradicio di cocacola." Martina ridacchiò, sfiorando le mie labbra mentre slacciò l'ultimo bottone della mia camicia sporca.
"Teoricamente è colpa tua, piccola." Ridacchiai, facendo combaciare le mie labbra con le sue. Ma le si staccò, fingendosi sorpresa. "Come sarebbe a dire che è colpa mia?"
"Sai di aver spinto Blair." Le dedicai un'occhiata di sufficienza, scostandole una ciocca di capelli che le copriva gli occhi.
"Così il suo nome è Blair, eh?" era infastidita, lo notai perché iniziò a tirarmi le punte dei capelli.
Scossi le spalle, prendendole il viso tra le mani. "A chi importa del suo nome? Non la vedremo più." Mi avvicinai per baciarla, sperando così di farle dimenticare quella gallina. Dopo tutto, non era altro che una perdente che aveva tentato di provarci con me con i suoi sciocchi commenti. Era piuttosto mediocre.
"Hai ragione." Sospirò, intrappolando le mie labbra tra le sue, per poi far incontrare le nostre lingue.
Non l'avevo mai vista così convinta dal compiere quel gesto in pubblico. Poco dopo, sentii le sue dita sulle mie spalle, pronta per sfilarmi del tutto quella camicia. Seguii i suoi movimenti e la sfilai del tutto, per poi posizionare le mie mani sulla sua schiena. I nostri corpi erano così vicini, tanto che sarebbe stato impossibile porre qualsiasi oggetto tra di essi.
Quando fummo costretti a terminare quel bacio per riprendere aria, le labbra di Martina si avventarono sulla pelle del mio collo. Succhiò il lembo di pelle accanto alla giugulare, costringendomi a mordere la lingua tra i denti per evitare a qualche gemito di scappare dalle mie labbra. Per tutto il tempo, le sue mani furono tra i miei capelli e ciò rendeva il tutto più sexy.
Involontariamente, feci scorrere le dita lungo i suoi fianchi, fino a che non raggiunsi la pelle delle sue gambe, mentre la stoffa del suo vestito mi solleticava la pancia.

Mi assicurai che i miei movimenti fossero lenti, perché non volevo che si agitasse, ma non tentò di fermarmi, per cui continuai a disegnare cerchi immaginari contro la sua pelle con la punta delle dita.
Improvvisamente si staccò, le sue labbra avevano baciato praticamente tutta la pelle del mio collo ed il lobo del mio orecchio.
Quando mi guardò, il suo sguardo sembrava cattivo mentre si morse il labbro. "Ups, credo di aver succhiato troppo qui." Con il pollice sfiorò dolcemente la pelle del mio collo, dov'ero sicuro che si fosse già formato un succhiotto sopra di esso, e deglutii rumorosamente.
Non era possibile che quella era la stessa Martina che arrossiva ogni volta che la chiamavo principessa o che aveva il terrore di salire su uno skateboard. Ma era così sexy con quei capelli leggermente scombinati - e probabilmente ero io la causa di tutto ciò - il suo labbro inferiore era gonfio e stretto tra i suoi denti, mentre il suo sguardo - posato su di me - celava lussuria.
Non avevo mai visto questo suo lato, nemmeno quella notte che dormì a casa mia.
"Martina..." biascicai, per niente sicuro di ciò che avrei voluto dire. Non vorrete mica darmi la colpa per volerla proprio qui e in questo momento, vero? Ho trascorso due mesi senza far sesso e sarei dannato se dicessi che non fossi disperato. Il Mini Jorge là sotto iniziava a reagire alla sensualità di Martina ed a sentirsi eccitato ed io non ero poi così sicuro che sarei riuscito a controllarlo ancora per molto.
"Che c'è?" domandò confusa. "Ho fatto qualcosa di sbagliato?"
"No, no, assolutamente no." Risposi velocemente, inumidendomi le labbra e stringendo le sue mani tra le mie, per poi far intrecciare le nostre dita.
"È solo che, se non ti fermi adesso, non so fino a quando sarò capace di restar fermo io." Mi lasciai sfuggire una risata.
Con mia sorpresa, le sue labbra non formarono la solita 'o' come spesso accadeva quando realizzava ciò che intendevo, ma, invece, sospirò come se si fosse alterata.
"Non lo capisci, Jorge?" sollevai entrambe le sopracciglia, senza capire. "Io voglio farlo." Pronunciò quelle parole in un sussurro, probabilmente perché la imbarazzava parecchio ammetterlo.
Ero abbastanza sicuro di avere gli occhi fuori dalle orbite, fui costretto a deglutire di nuovo per via del groppo che mi si formò in gola. Per un attimo, rimasi immobile, cercando di capire dal suo sguardo se quello potesse essere uno scherzo o, magari, stavo semplicemente sognando.
Tuttavia, non trovai niente di tutto ciò. "Martina, Io- noi non dobbiamo farlo. Voglio che tu sia pronta,
posso aspettare." Balbettai, cercando di dare un senso a quella frase.
Da quando aveva cambiato idea? Solo fino a due giorni fa non voleva fare nulla solo perché in casa c'era Daniel.
Con mia grande sorpresa, fece roteare gli occhi. "Dio, Jorge, sono pronta." Posò le mani sul mio viso, costringendomi a restare fermo, dal momento in cui facevo di tutto pur di non incrociare il suo sguardo.
Dire che mi stavo eccitando era un eufemismo, ma preoccuparmene, in quel momento, non era esattamente nelle mie priorità anche se avrei voluto assicurarmi che non lo rimpiangesse più tardi.
"Non hai bevuto, vero?" continuai a porle domande per convincere me stesso di star facendo la cosa giusta, e questa volta la guardai dritta negli occhi.
Era così facile capire se mentiva - almeno per me. "No, non ho bevuto." Disse a denti stretti, sembrava infastidita. Dopo aver chiuso gli occhi ed aver respirato profondamente, mi dedicò uno sguardo dolce.
"Voglio dimostrarti che ti amo che mi fido di te." Pronunciò quelle parole lentamente, ma in modo sincero e sul suo viso si dipinse un'espressione leggermente imbarazzata. Lo fece sembrare così dolce e doveva sapere che l'amavo anche io.
Sussultai nuovamente a quelle sue parole sincere ed annuii, facendola sorridere, così come poco dopo feci io. "Okay, ma non qui. Potrebbe entrare qualcuno." Volsi lo sguardo verso le porte di quella grande stanza.
L'avevamo chiusa, ma non c'era la chiave. Inoltre, quel posto non era per niente romantico. "E poi voglio che al tua prima volta sia speciale." Sorrisi, scostandole una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
"Sarà speciale se sarà con te." Ed ecco che ritornò la Martina timida, la quale mi abbracciò per nascondere il suo viso imbarazzato. Ridacchiai, stringendo la presa attorno al suo corpo. "Possiamo andare a casa mia. I miei genitori e Ruggero saranno fuori fino a tardi e Tommy è a casa di un amico." Suggerì, sfuggendo alla mia presa e sistemandosi il vestito.
"D'accordo." Annuii, cercando di nascondere quanto cazzo ero desideroso di fare l'amore con lei. Sarebbe stata la prima volta, per me, in cui avrei coinvolto anche l'amore in quel rapporto sessuale. "Vado a darmi una ripulita e ci troveremo fuori, all'ingresso." Mi alzai dopo di lei, notando il ghigno che le si era formato sulle labbra. Sollevai entrambe le sopracciglia, senza capire cosa ci trovasse di divertente.
"Sì, dovresti. Sai di coca cola." Sbottò, infilandosi nuovamente i tacchi dorati. "Ha ha. Mi domando di chi sia stata la colpa." Rilasciai una risata priva di ironia, facendola ridere ancora. Se fosse stata un'altra persona, la sua risata mi avrebbe infastidito. "Sembri un pasticcino con quel vestito."
Rimase a bocca aperta, come se si fosse offesa, posando entrambe le mani sui fianchi. "Non preoccuparti, non dovrai vedermi vestita ancora per molto." Detto ciò, uscì dalla stanza, lasciandomi letteralmente senza parole.

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