18.NON SI TORNA INDIETRO

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Martina POV.
Uscii dalla macchina di Jorge totalmente arrabbiata, sbattendo I piedi contro il pavimento mentre camminavo con forza e violenza del tutto innecessarie. C'erano diversi motivi nascosti dietro la mia rabbia.
Ragione uno: Mi ero appena comportata da totale stronza con Jorge.
Ragione due: Mi sono comportata da stupida insensibile ieri avendo fatto cioè che ho fatto.
Ragione tre: Ero delusa da me stessa e avevo riversato il tutto su Jorge, e adesso che ci ripenso mi sento ancora peggio.
Avevo pensato di tornare indietro e scusarmi ma, quando mi ero girata la macchina non era più li. E comunque dovevo andare a scuola, già ero in ritardo per la seconda ora.. Mi sentivo triste e volevo solamente buttarmi per terra e accucarmi a palla nel mezzo della stra e mettermi a piangere ma impedii alle lacrime di scendere. Ti sfogherai dopo quando ne avrei tempo, mi ero detta.
Camminai il resto della strada verso la scuola ed entrai di nascosto usando una delle entrare laterali in modo che il bidello all'entrata non mi vedesse. Andai direttamente al mio armadietto, pregando che al suo interno avessi qualche vestito di cambio, anche di educazione di fisica. I corridoi al momento erano vuoti visto che gli alunni erano già in classe. Avevo circa 10 minuti prima che la campana suonasse, così cercai di fare tutto velocemente. Mettendo la combinazione dell'armadietto, lo aprii e presi la mia borsa da ginnastica. Chiusi lo sportello con un grande 'sbam' e mi insultai mentalmente per essere stata così rumorosa.
Nello stesso attimo in cui la portiera metallica si chiuse, venni felicemente accolta dalla faccia della mia amica Lodo appoggiata al suo armadietto. Che era di fianco al mio.
Io:"Dio, Lodo." Sussurrai facendo un respiro profondo. Fortuna che mi aveva trovata lei e non qualcunaltro, altrimenti sarei stata fregata.
Mi guardò in modo sospetto. "Quindi tu hai dormito da Vale ieri?" Alzò una delle sue perfette sopracciglia.
Aprii la bocca confusa, ma la realtà era che non sapevo cosa dire.
Lodo:"Ho chiamato a casa tua e tua mamma me lo ha detto." Mi spiegò. "Però strano che Vale ci fosse alla prima ora. Mentre tu non c'eri. E di certo non sei tornata a casa visto che non hai cambiato i vestiti. Sono gli stessi di ieri." Notò il mio abbigliamento. "Vuoi spiegarmi?"
Io:"Vorrei, ma prima devo cambiarmi."
Lodo: "Okay andiamo in bagno. La campana suona tra 5 minuti." Usò un tono serio che mi fece capire che fosse arrabbiata con me.
Io:"Perchè non eri in classe?"
Lodo:"Avevo chiesto il permesso per andare in bagno."
Beh, qualcuno evidentemente era preso male..
Entrammo in un bagno e chiudemmo a chiave.
Mi levai il cappotto e lo appesi li vicino. Levai la camicetta e la porsi a Lodo. Frugai
nella borsa di ginnastica e trovai un golfino blu che misi sopra la canotta. Ma con gli stessi pantaloni di ieri, il look era praticamente lo stesso. Dovevo cambiare il sotto. Trovai dei pantaloni della tuta, ma mi rifiutai categoricamentedi metterli.
Lodo:"Questa camicia puzza di alcool." Constatò annusando il capo. "Che cosa cavolo hai fatto Martina Alejandra?"
Io:"Ti ho detto che ti spiego dopo e non chiamarmi così."
Lodo:"Tieni mettiti le mie scarpe e io mi metto le tue, così almeno risulterà un abbigliamento un po' diverso a quello di ieri." Mi diede le sue ballerine nere e io le passai I miei stivaletti.
Io:"Come sto?"
Lodo: "Non uno dei tuoi migliori abbinamenti.." Storsi gli occhi. "Ma è passabile."
Annuii, era quello che mi serviva per lo meno. Sistemai tutto il resto nel borsone e uscimmo dal bagno. Kelsey sembrava abbastanza arrabbiata ed ero sicura che fosse per colpa mia.
Cammnai verso il mio armadietto per sistemare la borsa e il cappotto e prendere i libri di storia della lezione dopo. Che gioia. Proprio nel momento in cui Lodo e io ci stavamo dirigendo verso le classi una voce chiamò il mio nome, facendomi fermare.
Mi girai e vidi la Preside Werthers che mi faceva segno di andare verso di lei. "Ci vediamo dopo." Mormorai a Lodo mentre mi lanciò un espressione che diceva 'buona fortuna'.
Io:"Preside Werthers." La salutai con un sorriso.
Xx:"Miss Stoessel." Diciamo che non è una delle persone più carine su questo pianeta. "Potresti per piacere venire nel mio ufficio. Ci vorrà un minuto."
Mandai la saliva giù pesantemente. "Certo." Mi incamminai con lei verso il suo ufficio, ricevendo strain sguardi e mormorii lungo il corridoio. A scuola non sono conosciuta per essere un ache si caccia nei pasticcio.
Xx:"Accomodati pure." Mi indicò la sedia davanti alla sua cattedra.
"Mi è stato riferito che ha saltato le prime due ore di classe questa mattina e gradirei sapere perchè una delle nostre migliori studentesse improvvisamentedecide di saltare la scuola."
Dio, ho solo mancato due ore di lezione e già sto saltando scuola? Questa donna si che è paranoiaca.
Io:"Sono stata dal mio medico." Risposi sicura.
Xx:"E lei si aspetta che io ci creda senza nemmeno riceve una chiamata da uno dei suoi genitori?" Alzò un sopracciglio guardandomi perplessa.
Io:"A dire il vero ho una giustificazio di mia mamma." Le consegnai il foglio che avevo scritto prima nella "macchina di Jorge" (il vero proprietario era ancora sconosciuto.).
Lo lesse attentamente, sistemandosi gli occhiali sul naso prima di imprimerci sopra il timbro della scuola.
Xx:"Due ore per una visita medica?" Chiese in modo sospettoso..
Accidenti. Pensa velocemente a qualcosa, Tini!
Io:"Ehm, sa come funziona. I dottori sono sempre In ritardo e gli appuntamenti sballano sempre di qualche minuto. Poi oggi il dottore era particolarmentechiacchierone e non ci faceva più uscire!" Finsi una risatina di circostanza.
Xx:"Oh certo! Non me lo dire nemmeno! Mi succeed ogni volta." Rise. Probabilmente era la prima volta che la vedevo ridere."Puoi andare adesso. Ma non voglio più ritardi." Mi disse prima di accompagnarmi fuori dal suo studio.
Non appena fui fuori mi concessi un lungo sospiro. "Oddio come me la sono vista brutta." Mormorai a me stessa camminando verso la classe.
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"Okay, adesso che hai il tuo cibo, dimmi" Lodo insistette mentre prendevamo posto nel salone del McDonald's.
Mi portai una patatina fritta in bocca, masticandola e deliziandomi del sapore grassiccio. Non sarà uno dei cibi più salutari, ma il Mc è fantastico e poi non mangio da ieri a pranzo, quindi sono affamatissima.
Io:"Beh da dove parto? E' una lunga storia..."
Lodo:"Comincia da quando hai lasciato casa di Vale." Prese un sorso della sua coca-cola dietetica, guardandomi impaziente.
Pensai a tutti gli eventi per un secondo. Dovrei dirle proprio tutto? Voglio dire, Lodo è la mia migliore amica e mi stara vicino a prescindere, ma mi sento così in colpa per le cose che ho fatto che non voglio riviverle nel raccontarle..
Io:"Okay." Mormorai un po' agitata. "Quando me ne sono andata da casa sua ho cercato un taxi ma il suo quartiere è così smorto nonostante non fosse ancora note che non c'era nessuno fuori casa e tanto meno taxi in vista. Stavo camminando tranquilla, quando un uomo mi ha raggiunta e mi ha detto di dargli di dargli tutte le cose di valore che possedevo." Feci una pausa per assicurarmi che stesse ascoltando. "Io non volevo e quindi ha preso un coltello un coltello e me lo ha puntato al collo. " Nel sentire la parola 'coltello', Lodo fece una faccia terrificata e si affrettò a controllare il mio collo per eventuali ferrite. "Non mi ha fatto niente comunque." La rassicurai, guadagnando un sospiro di sollievo. "Vabè e così dal nulla, una macchina è apparsa e un ragazzo è uscito correndo verso di me, mi ha fatto salire in macchina e ha fatto a botte con l'uomo, salvandomi.."
Lodo:"Okay, fammi indovinare. Il ragazzo era Jorge, vero? Queste cose succedono solo a te, te lo giuro." Scosse la testa e continuò a masticare uno dei sui chicken nuggets.
Io:"Beh si, ma, ad ogni modo, non so ancora cosa ci facesse li ." Mentii in parte perchè sapevo che il suo trovarsi li avesse a che fare con il fatto che all'improvviso avesse una macchina, ma decisi di evitare di raccontare a Lodo questo dettaglio. "La questione è che dopo essere salita in macchina è salito pure lui. Ho pensato che mi avrebbe portato a casa ma.. insisteva nel volermi portare ad un party perchè lui pensa che io non sappia come ci si diverte e quin -"
Lui interrotta bruscamente da un urletto di Lodo "E ci sei andata? Porca vacca, sei impazzita T?"
Io:"Shh" La feci azzittire portandomi un dito alle labbra. Ma fu troppo tardi perché ormai l'intero McDonald's ci stava guardando. "Non mi avrebbe fatto rifiutare." Sussurrai. "Lodo, io non volevo andare. Non era nemmeno una festa in un weekend, tanto per dire. Ma non avevo alternative, non avevo altri passaggi." Lei rimase un po' rintontita e in silenzio, così ne approfittai per cominciare a mangiare il mio hamburger vegetariano.
Lodo:"Puoi saltare la parte dove mi racconti che ti sei ubriacata perché già lo so che è sicuramente accaduto." Parlò in modo severo e mi sentii peggio. Le lacrime cominciarono ad annebbiarmi la vista. Adesso ho un'altra persona da aggiungere alla lista dei miei cari che ho deluso.
Lodo:"Dimmi solamente che non sei andata a letto con Jorge,dimmi solo questo."
Mi disse lentamente, secondo me, aspettandosi che le rispondessi dicendole di non averlo fatto.
La fissai e la vidi con gli occhi chiusi come se stesse pregando mentalmente. Non potei trattenermi. Una lacrima mi bagno la guancia e lei aprendo gli occhi la notò. Sospirò pesantemente prima di parlare.
Io:"Non ci sono andata a letto...però l'h baciato."
Lodo:"Non piangere." Mi venne vicini e mi abbracciò prima di asciugarmi con un fazzolettino le altre lacrime che mi stavano bagnando il viso. "Non ti dirò che sono fiera di quello che hai fatto, ma tutti facciamo deli errori." Mi riempii di sollievo al realizzare che non fosse arrabbiata con me. "Beh, anche se non sono totalmente sicura che baciare Jorge sia un errore." Un sorrisetto compiaciuto si formò sul suo volto e io immediatamente arrossii.
Dopo qualche momento che mangiavamo in silenzio, lei mi chiese cautamente "Ti sei pentita?"
Io:"Pentita di cosa?"
Storse gli occhi come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "Di Jorge."
Aprii la bocca ma non riuscii a far uscire nessuna parola. Non avevo ancora trovato la risposta nemmeno per rispondere a me stessa.
Io:"I-Io non lo so.." Guardai in basso al mio vassoio quasi vuoto e giocai con le dita per la tensione. "Voglio dire, mi sento in colpa perché io in teoria sto con Diego, ma non posso farci niente e non posso dire esattamente di esserne pentita.." Spiegai, mordicchiandomi le labbra al ricordo delle morbide labbra di Jorge sulle mie. Probabilmente quello che è stato il più bel bacio che io abbia mai dato a qualcuno nella mia breve ita, uno di quelli che ti fa tremare le gambe.
Lodo:"Che cosa intendi dicendo che stai in teoria con Diego?" Mi domandò con espressione abbastanza confusa.
Io:"Non me lo ha ancora chiesto ufficialmente."
Lodo:"Dal mio punto di vista, lui pensa che voi stiate già insieme propriamente e quindi non sente il bisogno di chiedertelo. Cioè, alla fine, voi fate tutto quello che fanno le coppie, uscire insieme, baciarvi.." Cominciò a elencarmi punti convintissima della sua teoria.
Misi in replay le sue parole nella mia testa. E se avesse ragione? E se fossi stupida per attendere che lui mi chieda di essere la sua ragazza? Che cosa succederebbe se io già lo fossi? Ciò significherebbe l'ho tradito. Davvero tradito. Un senso di colpa attraversò il mio corpo. Ma la domanda peggiore che il mio cervello si domandava es: e se io onestamente non rimpiangessi di aver baciato Jorge? Mentalmente ringraziai Lodo quando lei continuò a parlare, salvandomi da un annegamento nei miei dubbi. No, non ero pronta a rispondermi a quella domanda ancora.
Lodo: "Sai cosa? Dimenticati di ieri sera, ti porterà solo grandi mal di testa." Scosse la sua mano in modo dismissivo e velocemente cambiò l'argomento. "Ieri , quando ho chiamato a casa tua, tua mamma ed io ci siamo messe a parlare della tua festa di compleanno. Tu non ti devi preoccupare di niente, prepareremo tutto noi!" Mi sorrise dolcemente. Ha sempre amato organizzare feste.
Io:"Okay." Risposi cercando di suonare entusiasta ma non mi riuscii molto bene perchè non facevo altro che pensare a ieri sera.
Lodo:"Dovremmo tornare a scuola. La pausa è finita e l'ultima ora comincia da 15 minuti." Disse guardando il suo orologio e poi alzandosi in piedi. La seguii a ruota e ci avviammo verso scuola .
Io:"Lodo ti dispiace accompagnarmi a prendere Tommy oggi? Non ho la macchina." Domandai ricordandomi di dover andare a prendere Tommy agli allenamenti. Questo significava che avrei dovuto rivedere Jorge.
Lodo:"Certo che non mi dispiace." Mi rispose tutta sorridente. "Ma aspetta perchè non hai la macchina?"
Io:"Jorge mi ha accompagnata a scuola stamattina." Mi massaggiai il collo imbarazzata.
La bocca di Lodo si aprì formando una specie di 'O'. "Hai dormito con Justin?" Il disagio era evidente nel suo volto.
Io:"Cosa? No! Non abbiamo dormito nemmeno nella stessa stanza!" Scossi la testa velocemente. A una parte di me però sarebbe piaciuto svegliarsi faccia a faccia con il suo viso. Non è il momento giusto per pensare a queste cose, non credi Martina? Ascoltai la voce della mia coscenza e continuai con la mia spiegazione. "Ho dormito nel letto del suo fratellino. Oh, e puoi mandare un messaggio a Xabi per dirgli di venire con Jorge dopo? Ho litigato con lui stamattina e quindi vorrei chiarire dopo mentre tu magari vai a fare un giro con Xabi.." Le suggerii sperando che se non lo avesse fatto per me, almeno lo avrebbe fatto per se stessa.
Come immaginai non fu così difficile convincerla. "Okay, lo farò. Ma solo perché sei la mia migliore amica."
Io;"Si certo Lodo. Guarda che lo so che non vedi l'ora di rivederlo!" Canticchiai prima di prenderla per mano e correre verso l'aula della nostra ultima lezione della giornata.
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Scendemmo dalla Range Rover nera di Lodo mentre io presi un profondo respiro, come se questo avrebbe fatto crescere il mio coraggio di parlare con Jorge. Vidi lui e Xabi parlare, seduti sulla nostra usuale panchina. In un primo momento loro non ci videro ma mentre camminavamo verso di loro, Xabi guardò dalla nostra parte, facendo così girare anche Jorge. Per un millisecondo i nostri occhi si incontrarono ma poi lui guardò altrove. Era arrabbiato e non avrei potuto biasimarlo. Lodo era all'oscuro di questo siccome non le avevo detto ciò che in realtà era accaduto e lei no me lo aveva neppure chiesto. Mi avrebbe solamente detto che ero una stronza -qualcosa che avevo già capito da me- quindi era meglio così.
Una volta che li raggiungemmo, Xabi si alzò in piedi e i nostri pugni si scontrarono in una qualche specie di stretta di mano che avevamo stabilito la notte prima. "Come va, TinTin?" Mi chiamò con il mio nomignolo, facendomi ridere e Lodo corrugare la fronte.
Io."Hey, XaXa." Feci un cenno con la mia testa.
Xabi:"Facciamo che io ti chiamo Tini e tu mi chiami Xabi okay?"-disse ridacchiando.
IO:"Perfetto."
Poi lui travolse Lodo con un abbraccio e sparirono dalla nostra vista, parlando animatamente di qualcosa.
L'aria si riempì di tensione mentre prendevo il mio posto accanto a Jorge. Non batté ciglio al rumore scricchiolante della panchina in legno o in alcun caso si accorse della mia presenza. Avevo paura di parlare, paura di muovermi e anche paura di respirare.
Quando riunii il coraggio per parlare, mormorai semplicemente un 'hey'. Jorge non rispose, facendomi sospirare. Era davvero turbato.
Io:"Jorge." Mugolai. "Possiamo parlare?" Domandai, ricevendo ancora silenzio. "Ascolta Jay, mi dispiace, okay? Non intendevo ciò che ho detto e mi sono sentita malissimo tutto il giorno per questo. Non volevo aggredirti, sono delusa di me stessa e ho riversato tutto su di te. Per favore, perdonami." Lasciai uscire tutto senza respirare.
Jorge finalmente voltò il capo verso di me e batté le palpebre. Aspettai una risposta -anche se fosse stato inveire contro di me- sentendomi nervosa sotto il suo sguardo. Jorge:"Sei stata una stronza totale." Affermò semplicemente. Cavoli, grazie per la tua schiettezza. "Ma dispiace anche a me. Non avrei dovuto obbligarti a venire." Disse infine, con del rimorso che scintillava nei suoi bellissimi occhi nocciola.
Io:"No, ho accettato di venire quindi tecnicamente è colpa mia. Sono solo arrabbiata con me stessa per essere stata così sprovveduta... e ammetto di essere stata una stronza." Gli indirizzai un'occhiata di scuse, mordendomi il labbro e gettando lo sguardo alle mie ginocchia.
Jorge:"Non ti permetterò mai più di bere ancora." Sentii abbozzare una risata, facendomi sollevare gli occhi.
Io:"Per favore." Mimai mentre le mie labbra si curvavano verso l'alto.
Jorge:"Noto che ti sei cambiata." Constatò, osservando il mio improvvisato abbigliamento.
Io:"Ci ho provato ma ho disperatamente bisogno di una doccia e di un letto." Lasciai uscire una leggera risata, portando un'arricciata ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Jorge mi guardò comprensivo. "Almeno non ti sei svegliata con dei terribili postumi della sbornia." Fece spallucce. Sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Io:"Comunque, come sapevi dov'ero ieri quando mi hai salvato da quel ladro?" Domandai, ricordando che non mi aveva raccontato niente riguardo come aveva ottenuto la macchina o com'era nel mio stesso quartiere allo stesso tempo.
Jorge:"Non lo sapevo. Sei stranamente capitata in una delle strade più isolate di New York City. Seriamente, cos'è questa cosa di te e lo stare in posti pericolosi?" Scosse la testa, portando le sopracciglia insieme in una divertita confusione. "Sto iniziando a pensare che tu sia un'amante del brivido, Tini."
Io:"Non lo sono. Non è colpa mia se la mia amica vive in quartieri così terrificanti, è addirittura peggio del tuo." Mi lamentai, facendolo ridacchiare mentre portavo le gambe sulla panchina, abbracciando le mie ginocchia.
Jorge:"È una zona ricca, per questo ci sono tanti ladri in giro." Spiegò. "Sei stata fortunata che voleva solamente i tuoi soldi e non il tuo corpo."
Rabbrividii al pensiero. "Non glielo avrei dato." Mormorai guardando altrove. "Cosa stavi facendo lì, allora?" Domandai onestamente curiosa.
Inspirò profondamente prima di riportare la sua attenzione su di me.
Jorge:"Il fatto che sia un quartiere tranquillo e vuoto ha i suoi vantaggi. Avevo solo deciso di portare la mia auto appena rubata a casa passando per quella strada perché sapevo che nessuno mi avrebbe visto." Scosse le spalle. "Inclusa la polizia."
Riflettei per qualche minuto prima di rispondere. "Siccome mi hai salvato la vita, chiuderò un occhio sul fatto che hai infranto la legge."
Jorge:"Non mi aspettavo di meno." Fece un sorrisetto trionfante.
Io:"Ma non significa che io approvi." Lo avvisai. Non importava ciò che gli avrei detto, lui non avrebbe cambiato le sue maniere da criminale, quindi perché prendersi anche solo il disturbo di provarci? Era strano chiamarlo 'criminale' quando era un ragazzo così carino una volta che lo conoscevi. E pensare che l'avevo considerato spaventoso la prima volta che l'avevo visto...
Dopo un paio di secondi, continuò a fissarmi. "Che c'è?" Ridacchiai divertita.
Dischiuse le labbra e mi soffermai su di esse per un secondo, avvertendo le mie guance accaldarsi.
Jorge:"Ti penti di avermi baciato?" Sparò fuori, prendendomi totalmente alla sprovvista.
I miei occhi si spalancarono e la mia bocca si aprì ma le parole non uscirono. Perché me lo chiedevano tutti quando io non l'avevo ancora capito? Gli occhi di Jorge erano fissi nei miei, con un emozione che non fui in grado di riconoscere. Lui non se ne pentiva? La mia testa era il caos.
Venimmo fortunatamente interrotti dalla voce squillante di Lodo.
Lodo:"Tini! Stavo dicendo a Xabi che lui e Jorge dovrebbero venire alla tua festa di compleanno, vabbene?" I suoi occhi pieni di speranza rivelavano che aveva perso la testa per Tyson.
I ragazzi mi guardarono in attesa di una risposta. "Certamente." Espirai fuori, ancora in shock per la precedente domanda di Jorge
Lodo:"Ottimo." squittì, battendo le mani. Ridemmo tutti per la sua infantilità, anche se il suono era vuoto, nessuna emozione dentro dalla mia parte.
Presto, i bambini uscirono e tornammo a casa. La domanda di Jorge rimase sospesa in aria senza responso ma, dopo averci pensato per tutta la durata del viaggio di ritorno a casa, penso che ne emersi con una risposta.
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Uscii dal bagno nel mio pulito e comodo pigiama, che consisteva in un paio di grigi e lunghi pantaloni a quadri con un laccio rosso per legarli all'altezza dei fianchi e una maglietta bianca con le maniche a tre quarti che partivano dalle spalle. Mi infilai le mie pelose pantofole rosse mentre asciugavo i capelli con un piccolo asciugamano. In vita mia non avevo mai avuto così tanto bisogno di una doccia.
Mi sdraiai sul letto, sentendo tutti i miei muscoli rilassarsi sopra la morbidezza del materasso e delle lenzuola. Stavo per perdere i sensi quando la porta della mia camera si aprì e qualcuno entrò, facendomi grugnire e aprire controvoglia i miei occhi stanchi. Volevo dirgli di lasciarmi sola però, quando vidi Diego, mi alzai alla velocità della luce.
Io:"Cosa ci fai qui?" Domandai,sistemandomi i capelli e sentendomi a disagio siccome ero in pigiama e senza trucco.
"Volevamo solo vedere come stai. Non ti abbiamo visto oggi a scuola." Una dolciastra e acuta voce parlò da dietro Diego e, presto, Mercedes apparse al suo fianco, sorridendo.
Perché non mi sorprendeva che lo aveva accompagnato? Avrebbe qualsiasi scusa per andare con lui. Dentro di me grugnii, alzando gli occhi e tirandola per i capelli. Se solo avessi davvero potuto farlo.
Io:"Nemmeno io vi ho visti ma non preoccupatevi, sto bene." Cercai di suonare carina ed educata ma l'ossessione di Mercedes per il mio chiamatelo-come-volete (ovvero Diego) mi stava infastidendo.
Mechi:"Non abbiamo detto a tua madre che hai saltato due lezioni." Sussurrò facendomi l'occhiolino ma, dietro il suo gesto amichevole, c'era dell'altro. Speravo solo che non mi avrebbero chiesto dove fossi stata.
Io;"Grazie. È per questo che ci sono gli amici, o no?" Finsi un sorriso. So che era lei quella che avrebbe dovuto dirlo ma volevo solamente sottolinearlo.
Mercedes:"Ovviamente." Non sapevo che gioco stava giocando ma iniziavo a stancarmi della sua falsità. Non sapevo se fossimo ancora amiche perché tutto ciò che pareva voler fare era infastidirmi. "Volete che vi lasci un po' soli? Posso aspettarti fuori." Rivolse quest'ultima parte a Nate.
Io:"Non c'è bisogno che tu lo aspetti, Mercedes." Dissi ma suonò più come una domanda.
Mecedes:"A meno che non voglia camminare fino a casa, devo." Affermò, ridacchiando stupidamente.
Portai lo sguardo su Nate in completa confusione.
Diego:"La mia macchina è stata rubata ieri." Spiegò. "Mercedes si è offerta di darmi un passaggio per venire a trovarti."
Io:"Cosa? Ma... come?" La mia confusione divenne solo maggiore.
Diego:"Ero dal benzinaio, stavo pagando il mio saldo e, quando sono uscito dal negozio, la mia macchina era andata." I suoi occhi bruciarono di rabbia.
Io:"Oh mio Dio." Restai a bocca aperta, coprendola con le mani.
Mercedes;"Lo so, sai? Spero trovino presto quel farabutto." Interenne, stringendo delicatamente il bicipite di Diego.
Ma al momento non mi interessò della sua improvvisa dimostrazione d'affetto. Tutto quello che corse attraverso la mia mente annebbiata era il fatto che la probabilità che la macchina di Diego fosse quella che Jorge aveva rubato era del 99,9999%. Tutti i pezzi tornavano al loro posto. Una macchina costosa che sarebbe potuta appartenere a qualcuno di ricco, come sembrava familiare quando l'avevo vista la prima volta, il fatto che fosse stata rubata ieri. Non volevo niente di più che starmi sbagliando. Ero tra l'incudine e il martello, fra il mentire al mio ragazzo e il tradire un mio amico - che io avevo anche baciato. Mi morsi il labbro con forza, fino a far uscire il sangue.
Diego:"Wow, Tini sembri più turbata di me." ridacchiò. "Non preoccuparti, okay? La polizia la troverà." Avvolse le sue braccia attorno a me in maniera protettiva e mi baciò il capo mentre posavo la testa sul suo petto. La pressione del senso di colpa era così insostenibile che il mio stomaco stava divampando, facendomi pensare che dovessi rimettere. Il contatto con Nate mi aveva fatto ricordare il mio bacio con Jorge. Il mio fiato si trattenne fino a divenire irregolare e mi allontanai cercando di calmarmi.
Diego:"Dovresti riposare, amore, sembri stanca. Ci vediamo lunedì a scuola." Il modo in cui mi chiamò 'amore' inviò una nuova ondata di rimorso lungo il mio corpo e ringraziai Dio quando loro lasciarono la stanza.
Collassai sul letto ma, sorprendentemente, le lacrime non uscirono. Inspirai ed espirai profondamente, cercando di rilassarmi. Quando fui più o meno okay, digitai il numero di Jorge sul cellulare e aspettati che rispondesse.
Jorge:"Ti manco già, Principessa?" La sua voce presuntuosa risuonò attraverso l'altoparlante.
Ignorai il suo provocante saluto. "Razza di scemo, devi riportare indietro l'auto che hai rubato. È la macchina di Diego.Di tutte le auto, proprio la sua?" L'ansia era evidente nella mia voce mentre evidenziavo la parola Nate.
Jorge:"Cosa? Mi stai prendendo per il culo?" Urlò lui. Comunque, non sembrava toccato da questo, sembrava quasi divertito.
Io:"Jorge, sono assolutamente seria. Non sai quanto potere ha suo padre e smuoverà mari e monti per riaverla indietro. Puoi finire in prigione, Jay, non è uno scherzo." Dissi frettolosamente, pregando dentro di me che lui mi avrebbe ascoltato e che nessuno l'avrebbe preso. Anche se non volevo ammettere a me stessa che il più della mia preoccupazione era rivolta a Jorge e non Diego o la sua macchina, nel profondo dentro di me sapevo che fosse così. Dovevo ancora capire perché.
In un primo momento non rispose.
Jorge:"Ho paura di dirti che non posso dargli la sua macchina indietro." Disse tranquillamente. Ero l'unica ad avere un attacco di panico? Apparentemente sì.
Io:"Cosa vuol dire che non puoi?" Domandai esitante, lo smalto spezzato delle mie unghie rovinato ulteriormente dai miei denti.
Jorge:"Guarda la strada sotto la tua finestra." Ordinò lievemente, come se questo fosse importante al momento.
Cercai i miei occhiali e li indossai, siccome non sarei stata capace di vedere niente altrimenti. Una volta che i miei occhi guardarono attraverso le lenti graduate, fui in grado di distinguere le luci degli edifici che mi circondavano ma le persone che camminavano giù lungo la strada erano solo sfuocate formiche.
Io:"Cosa dovrei vedere?" Strizzai gli occhi, cercando di trovare qualcosa di famigliare in quella distanza.
Jorge:"Riesci a vedere una macchina rossa?" Domandò.
Io:"Sì, credo." Risposi dopo aver individuato quella che sembrava un'auto sportiva color arancio. "Perché?" Aggrottai le sopracciglia. La vedeva anche lui? Sono confusa.
Jorge:"Okay. Riesci a vedere la persona appoggiata ad essa? Sta parlando al telefono." Aggiunse, il più piccolo indizio di serietà nella sua voce.
I miei occhi erano stretti in due piccole fessure ora e, anche così, potevo difficilmente distinguere la sagoma di qualcuno appoggiato alla macchina sportiva.
Poi la realizzazione mi colpì all'improvviso. "AAAAAAAAAAA!" urlai.
"Oh no, Jorge. Per favore dimmi che tu non hai..." Non era necessario che terminassi la frase. Potei sentire il suo compiaciuto sorrisetto attraverso il telefono. "Sei pazzo." Biascicai incredula, non potendo credere che avesse venduto la macchina di Diego per prendere quest'altra nuova.
Jorge:"Vuoi vedere l'auto?" Domandò come se non aveva appena commesso un reato che l'avrebbe potuto far marcire in prigione per il resto della sua vita. "Ë piuttosto figa."
Io:"No, non voglio. Seriamente, tu... tu..." Mi sforzai di trovare le parole per esprimere ciò che volevo dire. "Tu non sei normale."
Jorge:"Ooooh." Trascinò la 'o' come se avesse appena realizzato qualcosa. "So perché non vuoi venire giù. Hai paura di dover rispondere alla mia precedente domanda." Se avessi avuto un binocolo, ero sicura che sarei stata perfettamente capace di vedere quel insopportabile ghigno dipinto sulla sua faccia.
Smisi di guardare dalla finestra e deglutii difficoltosamente. Dannazione, mi ero dimenticata di questo e rendeva le cose solo peggiori portare fuori quell'argomento ora.
Io;"Sono stanca e voglio dormire, tutto qui." Mormorai priva di emozioni.
Jorge:"Quindi, dopo aver percorso tutta questa strada per venire fino qui per vederti, tu mi dai buca?" Finse di tirare ferito su con il naso.
Lasciai uscire una piccola risata. "Stai cercando di ricattarmi, Blanco?"
Jorge:"Forse,Stoessel." Rispose compiaciuto. "Sta funzionando?"
Quando non risposi perché ero troppo occupata a mordermi il labbro inferiore, lui continuò. "Prometto che non ti farò sentire a disagio."
Io:"Come se questo fosse possibile." Grugnii.
Jorge."Per piacere." Ripeté con una voce da bambino. Perché lo stavo anche solo considerando?
IO:"Vabbene, ma solo per un paio di minuti. Sono davvero stanca." Dissi esitante.
Lui mise giù prima che io potessi cambiare opinione.
Sospirando, mi infilai sopra la mia maglia una felpa bianca e tirai su la zip così non avrei avuto freddo. Poi, cambiai le mie pantofole con le mie Vans. Guardandomi allo specchio, decisi che non ero poi così male. Era davvero un look casual da pigiama ma era buio fuori e non avevo da fare una buona impressione su Jorge, o no? I miei capelli erano quasi del tutto asciutti, ondulati lungo la mia schiena coperta . L'aria fredda mi colpi viso, inviando brividi lungo la mia pelle esposta. Lasciai uscire un lamento quando vidi il lungo tragitto di scale che mi aspettava. Desiderai di poter utilizzare la porta d'entrata ma quale scusa vi sareste inventati voi per l'uscire così tardi in pigiama? Le scale antincendio sarebbero state da fare.
Scesi lentamente, non guardando la strada così non mi sarei sentita male per l'altezza. Discesi le scale di metallo senza fine che rilasciavano strani suoni sotto il mio peso. Una volta raggiunto il suolo ero leggermente accaldata ma non sarebbe stato niente in confronto al risalirle più tardi. Le cose che faccio per te, Jorge.
Lo vidi in piedi accanto alla sua macchina, stupendo come sempre sotto le luci colorati della strada trafficata. Portai il cappuccio sopra la mia testa per nascondermi dalla gente che stava camminando per di lì. Quando Jorge mi vide, mi inviò un largo sorriso a trentadue denti e le mie labbra litigarono per imitare le sue, incapaci di contenere i miei desideri di sorridere a mia volta. Notai, a questa distanza più ravvicinata, che la macchina aveva due strisce nere lungo entrambi i lati di essa.
Io:"Ciao." Lo salutai, infilando le mie mani fredde nelle tasche.
Jorge:"Hey." Perché aveva le maniche della sua felpa grigia arrotolate mentre io stavo gelando? "Sei carina in piagiama"
Io:"Si." Lui annuì. "Ti dispiace se entriamo nella tua... macchina?" Era strano dire quella parola perché tecnicamente non era sua ma vabbé. "Sono in pigiama e non voglio che la gente mi veda."
Jorge:"Certo." Aprì lo sportello per me e saltai dentro, con lui che si unì qualche secondo dopo salendo al lato del guidatore.
Io:"Bell'auto, piccolo." Dissi cercando di imitare il tono che aveva usato lui con me la prima volta che l'avevo visto.
Lui rise, comprendendo la mia battuta. "Grazie. Ma non chiamarmi piccolo."
Pensai a quanto tutto era cambiato da quel giorno. Non mi sarei mai immaginata in vita mia di uscire di nascosto da casa mia per incontrare un ragazzo che aveva rubato l'auto del mio ragazzo per poi venderla illegalmente per ottenerne una nuova e che, in un mese, mi aveva portato in più casini di quanti io mi ero ritrovata dentro nella mia intera vita.
Jorge:"A cosa stai pensando?" Domandò, voltandosi sul suo sedile per guardarmi.
Portai le ginocchia contro il mio petto e posai il mento su di esse, ignorando il suo sguardo mentre facevo tutto questo. I ragazzi e il loro amore per le auto.
Io:"Stavo pensando a quanto la mia vita è cambiata a causa tua." Dissi sinceramente.
Questo lo sorprese e dall'angolo dell'occhio vidi le sue labbra contrarsi furbamente verso l'alto come se fosse fiero di questo.
Jorge:"Beh, anche tu hai cambiato molto la mia vita. Non sono mai andato prima d'ora a trovare una ragazza senza l'obiettivo di scopare." Il modo in cui lo ammise schiettamente mi fece boccheggiare.
Scossi la testa. "Sei incredibile, Jorge."
Jorge:"Così mi è stato detto." Rispose presuntuosamente e io ruotai gli occhi.
Il silenzio cadde su di noi ancora una volta. Era un silenzio confortevole ma sapevo cosa stava pensando. Sapevo cosa io stavo pensando. Ci volle giusto uno scambio di sguardi fra i nostri occhi per fargli formulare la domanda persistente nell'aria.
Jorge:"Mi risponderai?" Chiese delicatamente, le sue dita che non smettevano di muoversi mentre giocherellavano nervosamente con le chiavi della macchina. Non avrei mai pensato che avrei visto il giorno in cui Jorge Blanco sarebbe stato nervoso.
Le mie labbra rimasero sigillate. Improvvisamente, non ero più così sicura della mia risposta. Pensavo di averla trovata prima ma ora ero di nuovo confusa.
Jorge:"So già la risposta, posso dirlo dalla tua espressione sia di adesso che di prima ma ho bisogno di sentirlo." Sussurrò e suonò come se davvero ne avesse bisogno e questo mi amareggiò. Non potevo ammettere francamente che non me ne pentivo perché era sbagliato in così tanti modi.
Sospirai.
Io:"Jorge, non farmelo dire, per favore." I miei occhi si rattristarono nel dirlo. Avevo bisogno di tempo. Tempo per pensare se mi piaceva realmente Nate, se era possibile che provassi qualcosa per Jorge, per decidere cos'era più importante per me al momento.
Le iridi verdi di Jorge lampeggiarono di dolore ma fu tanto veloce quanto il suo venire. Annuì comprensivo. Volevo piangere per quella che sembrava essere la centesima volta di oggi.
Jorge:"Lasciami solo sapere una cosa e ti prometto che non ti domanderò nient'altro." Fece sembrare che non mi stesse pregando, ma nel profondo dentro di me sapevo che qualsiasi cosa fosse ciò che lo stava infastidendo, stava mangiando vive le sue interiora. Sarebbe stato possibile che stesse in qualche modo sviluppando qualche sorta di sentimento verso di me? Che il nostro bacio effettivamente fosse significato qualcosa per lui?
Gli feci cenno di proseguire, temendo ciò che stava per fuoriuscire da quelle sue perfette labbra. "
Jorge:Lo faresti di nuovo?"
Anche se non parlai, la risposta venne formulata dal mio cervello prima ancora che avessi il tempo di sbattere le ciglia.
Contava 'anche ora'?

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