49.CAMPANE DI NOZZE

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Martina Pov.
Restammo in silenzio per qualche minuto. La mia testa era appoggiata sul petto di Jorge, ascoltavo i battiti del suo cuore mentre le sue dita mi accarezzavano la schiena. Per la prima volta dopo giorni mi sentii completamente in pace con me stessa.
Finalmente tutto si era risolto - per sempre, speravo - ed ero ritornata ad essere dove volevo stare: con Jorge. Mi sentii come se mi fossi tolta un gran peso dal petto, ero ritornata a respirare senza sentire quella fastidiosa stretta allo stomaco, che mi faceva sentire in ansia ogni secondo che passava. La parte peggiore era passata, ora mi restava solo da dirlo a Francisco. Il che, ripensandoci, poteva essere davvero la parte peggiore.
Sospirai inconsciamente, facendo venire la pelle d'oca a Jorge per l'impatto con il mio respiro. Si sporse per darmi un bacio sulla testa. Il letto non era largo abbastanza da permettere ad entrambi di sdraiarci comodamente (non che m'importava, ad essere sincera).
"Stai bene?" domandò, nei suoi occhi color nocciola colsi un guizzo di paura, forse per paura che cambiassi idea e che tutto questo fosse stato un errore - il che fu positivo visto che riuscii a capire la sua espressione, sebbene accadesse solo quando abbassava la guardia.
"Sì." Annuii, posando il mento sul suo petto, in modo che potessi guardarlo negli occhi. Fermò la mano con la quale mi accarezzava la schiena. "Stavo solo pensando a come dire a mio fratello che abbiamo chiarito."
Mi morsi il labbro e sembrò rilassarsi. "Non dirglielo," disse semplicemente Jorge, come se fosse stato facile nascondere una cosa del genere ad una persona che, quasi sicuramente, l'avrebbe scoperto, nonostante fosse fuori città.
"Devo farlo. Voglio dire, lo scoprirà comunque presto o tardi." Mi portai una ciocca di capelli dietro all'orecchio, sorreggendomi con il gomito in modo che potessi raggiungere la stessa altezza del viso di Jorge. "Tardi suona meglio per me," mormorò sommesalmente, scostando lo sguardo.
Roteai gli occhi scherzosamente a quella sua prevedibile risposta e scossi il capo. "M'inventerò qualcosa," dissi, in modo per niente convincente. Non che avessi altra scelta comunque.
"Visto che sei una tutto fare, mentre ci pensi," iniziò Jorge, facendo scorrere la mano lungo la mia schiena, sino ad arrivare al sedere, "puoi baciarmi, giusto?"
Ridacchiai, prima di avvicinarmi e premere le mie labbra contro le sue. Lo baciai ripetutamente, allontanandomi prima che potesse intrappolare il labbro inferiore tra le sue. Gemette, attirandomi a sé e premendo le mani sulla mia vita. Sorrisi scherzosamente, immergendo lo sguardo nei suoi bellissimi occhi.
Ero ipnotizzata dal modo in cui la luce arancione, proveniente dalla finestra, gli donava un colore violaceo. Non avevo ancora realizzato il fatto che il sole stesse già tramontando. "Sei così bello," mormorai, osservando l'impercettibile imperfezione del naso di Jorge, la forma a cuore delle sue labbra rosee e l'ombra sotto alle ciglia color nocciola che si riversavano sulle guance. Tracciai il contorno della sua mascella con la punta del dito, partendo dal piccolo neo sotto al suo occhio sinistro e scendendo sino alla cicatrice sull'altra guancia.
Jorge si lasciò scappare una risata. "Cosa?"
Sbattei gli occhi, spaventata dal sono della sua voce ed infastidita dal fatto che avesse interrotto la mia contemplazione."Cosa cosa?"
"Non puoi dirmi che sono bello, sono un ragazzo," ribatté, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. "Le ragazze sono bellissime, in particolare tu." Prima che potessi protestare, ribaltò le posizioni, guardandomi dall'alto con un sorriso innocente.
"Molto, molto bella," aggiunse, lasciandomi un bacio sulla tempia, poi sul naso, sulle guance ed infine sulla mia bocca, dove si soffermò un po' di più. Ridacchiai, sorridendo contro alle sue labbra ed avvolsi le braccia attorno al suo collo, attirandolo maggiormente a me. Sentii le farfalle volare dappertutto e le mie preoccupazioni, ancora una volta, si dissolsero fino a che riuscii a focalizzarmi sulla sensazione che mi trasmetteva il movimento delle labbra di Jorge in sincronia con il mio.
In momenti come quello mi domandavo se sarei stata capace di vivere senza di lui. Non era passata nemmeno una settimana dall'ultima volta che avevo baciato Jorge e non riuscivo ad averne abbastanza. Lo strinsi maggiormente, giocando con i suoi capelli ed infilando la lingua dentro alla sua bocca.
Prima aveva un sapore di erba - il che mi fece sentire colpevole perché ero io la ragione per cui aveva fumato - ma ora era svanito. Le mie gambe erano allacciate alle sue e sentii le sue mani poggiate sui miei fianchi. Quasi subito - e con mia grande sorpresa - Jorge si allontanò spezzando il bacio, mantenne gli occhi chiusi e cercò di regolarizzare il suo respiro. Aggrottai la fronte, sentendomi confusa e respirai affannoAlbaente.
Quando finalmente riaprì gli occhi, parlò. "Fidati di me, non vorrei davvero interrompere questo momento, ma mia madre e Daniel saranno qui a minuti e dubito che tu voglia che ci trovino così."
Arrossii al solo pensiero. No, grazie.
Jorge sorrise e, dopo aver baciato per un'ultima volta le mie labbra, si sedette ed iniziò a vestirsi. Recuperai velocemente il mio completo intimo e i jeans dalla pila disordinata ammassata sul pavimento accanto al letto. Stavo per infilarmi la maglietta, quando l'attenzione mi cadde sulla schiena di Jorge.
Era chinato per allacciarsi le scarpe, dandomi così la possibilità di scorgere le linee rosse sulla sua pelle, dalle scapole alle spalle ed in seguito sulla spina dorsale. Mi accigliai. Doveva far male, specialmente sulla superficie del tatuaggio. Notai l'indiano Americano che mi guardava, disegnato sulla spalla sinistra di Jorge.
"C'è qualcosa che non va con la mia schiena?" Jorge sollevò il capo con un'espressione stranita, probabilmente perché aveva notato che io avevo la stessa espressione dipinta in viso.
Abbassai lo guardo sulle unghie. Erano lunghe, ma non così tanto e avevo fatto la manicure solo due giorni prima che Lodovica mettesse in atto il suo piano, per cui erano perfettamente curate.
Invece di spiegargli il fatto che le mie unghie fossero cresciute come gli artigli di un lupo mannaro mentre stavamo facendo sesso, lasciai cadere la mia maglietta e gli intimati di seguirmi in bagno. Non appena si voltò, il riflesso della sua schiena comparve nello specchio. Voltò il capo e spalancò gli occhi, notando i segni che gli avevo lasciato.
"Mi dispiace," dissi, mordendomi l'interno della guancia non appena notai il riflesso della sua schiena allo specchio. Arrossii per l'imbarazzo.
Jorge ridacchiò divertito. "Non preoccuparti, Principessa. Ne ho avute di peggiori." Mi fece l'occhiolino, per poi allontanarsi.
Sobbalzai, seguendolo. Mi ribollì il sangue nelle vene al solo pensiero che qualche altra ragazza gli avesse affondato le unghie nella pelle, marchiandolo. Quei segni significavano che era mio. Voglio dire, se Jorge mi considerava sua, potevo farlo anche io, giusto?
"È una sfida?" domandai non appena mi fui infilata i jeans e il reggiseno, poggiando poi entrambe le mani sui fianchi e fulminandolo con lo sguardo.
"Perché? Sei gelosa?" domandò Jorge, indossando la canottiera, ma non prima che potesse mostrarmi la sua espressione da 'sono nella merda.'
"Saresti geloso se ti dicessi che, una volta, Diego mi ha lasciato un succhiotto sul collo grande il doppio di quello che mi hai lasciato tu?" inarcai le sopracciglia, ripensando alla tonnellata di fondotinta che dovetti usare per coprire quella macchina violacea che Jorge mi aveva lasciato sul collo solo due settimane prima. Da quel giorno, mi assicurai che prestasse più attenzione.
Jorge sogghignò, ora completamente consapevole di che cosa parlassi e sembrò essere sia ingelosito, sia divertito al tempo stesso.
"No, perché penserei che stai mentendo. Ma posso sempre rinfrescarti la mente se vuoi, lo sai, con la verità," suggerì, inumidendosi le labbra ed avvicinandosi a me.
"Oh, come vuoi." Agitai le braccia in aria teatralmente. Vinceva sempre quando si trattavano questi argomenti. Jorge ridacchiò non appena mi accovacciai per recuperare la maglietta dal pavimento. Ero pronta a lanciargliela, ma lui mi precedette. Esisteva qualcosa di più bello che essere avvolti da due braccia, perfettamente toniche, lisce e muscolose?
Ovviamente no.
Mentre m'infilai il maglioncino in cashmere rosa, sentii Jorge scuotere qualcosa con la mano e poco dopo si voltò verso di me. Teneva in mano una scatola blu, il cui coperchio era aperto. Nell'altra mano, invece, reggeva una bustina.
"Hai mai pensato di prendere la pillola? Questo coso è troppo costoso e non è lo stesso con questo addosso," disse, guardando il preservative come se fosse la causa dei suoi problemi. Oh Dio, con questo cosa intendeva dire? Non è lo stesso con questo addosso?
Mi lasciai sfuggire una risata nervosa. "A meno che tu creda che mia madre scopra che io stia facendo sesso, no, non mi è mai passato per la mente."
Jorge si strinse nelle spalle. "Non è necessario che lo sappia."
"Sì, invece." Mi sentii come se stessi parlando ad un bambino. "Non posso prendere un appuntamento dalla ginecologa senza che lei lo sappia." Sbottai. Non volevo andare da una ginecologa.
"Non è necessario," disse Jorge, riponendo il preservativo nella scatola, ed in seguito nel cassette del comodino.
"Non credo che quelle pillole siano molto affidabili, considerando il fatto che Alba è incinta." Sbuffai, incrociando le braccia al petto. In quel momento realizzai di avergli appena rivelato quello che doveva essere un segreto - avevo fatto un buon lavoro fino ad ora... mi portai la mano alla bocca e sobbalzai.
Merda.
Jorge ridacchiò. "So che Alba è incinta, Tini. Dovrò ricordarti finché campi che Facu è il mio migliore amico?"
"Beh, non mi hai mai fatto capire che lo sapessi." Alzai le mani in segno di resa, per poi recuperare le scarpe dal pavimento e sedendomi sul letto per infilarmele. "Perché non sapevo che tu lo sapessi."
"Io non sapevo che lo sapessi tu."

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora