2.CONSEGUENZE

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Martina Pov.
"Ragazzi, la cena è pronta!"-la voce di mia madre rimbombò per tutta la casa tanto che mi cadde il cellulare sul piumino del letto e scattai verso la cucina.
Mi misi a sedere al mio solito posto vicino a Tommy e all'altro mio fratello, Ruggero, che ha 15 anni.
Io:"Dov'è papà?" -Chiesi mentre posavo il tovagliolo rosso scuro sulla gamba, aspettando risposta.
Mariana:"Non ci sarà per cena. Lavora fino a tardi stasera."- Disse con un sorriso malinconico.
Mio padre lavora nella polizia di New York, il suo mestiere è molto importante quindi a volte deve fare i turni di notte e torna a casa alle 6 di mattina del giorno dopo. Quando ero piccola mi portava spesso con lui e mi faceva vedere tutte le pistole e le manette. Prendevo il suo cappello e facevo finta di essere un poliziotto . Ho sempre ammirato mio padre ma credo che tutte le figlie abbiano un legame speciale con i propri papà. Sono l'unica figlia femmina, lui sente il dovere di proteggermi.
Finiti i miei pensieri e tornata sulla terra, mi accorsi che mio fratello grande stava parlando di come fossero andate le audizioni per la squadra di calcio e del fatto che alcuni ragazzi fossero riusciti ad entrare solo perché erano raccomandati.
Mio fratello maggiore, Francisco, è il tipico ragazzo a cui piacciono sport e ragazze o "pollastrelle" come le chiama lui, più di qualunque altra cosa al mondo. Va all'università solo perché lo vogliono i miei genitori. Ma sorprendentemente è riuscito ad ottenere buoni voti per entrare alla Brown, che si trova più o meno a meno di due ore da New York. E' venuto a casa per qualche settimana e tornerà a scuola fra una settimana più o meno.
Io:"Sei riuscito ad avere un posto in squadra comunque, no?" -Chiesi a Fran portando il cucchiaio pieno di cibo in bocca.
Francisco:"Mi sembra anche normale che si!" -Mi guardò sgranando gli occhi, come se avesse appena detto la cosa più ovvia del mondo. Ugh, questo ragazzo modesto!
Tommy e Rugge cominciarono a ridere ascoltando i battibecchi tra me e lui, e dopo un po' mi feci contagiare dalle loro risate pure io. Mentre Fran si rivolse a nostra madre dicendole che lo stavamo prendendo in giro. Meno male che è lui il fratello maggiore qui.
Mariana"Ragazzi smettetela!" -Ci schernì cercando di nascondere il piccolo ghigno che le stava apparendo sulle labbra.
Mariana:"Allora Tommy, com'è andato il tuo allenamento?"

Tommy:"E' stato stupendo! Ho un nuovo amico che si chiama Daniel e io e Tini l'abbiamo portato a casa con la macchina perché nessuno era venuto a prenderlo."
Mia mamma accigliò la fronte non capendo.

Mariana:"Come mai?" Scorse gli occhi su di me, che ingoiai un pezzo di tofu che mi si bloccò all'entrata dello stomaco. Se venisse a sapere della mia piccola gita nel Bronx, sarei più che morta.

Io:"Ehm, i suoi genitori lavoravano e visto che lui ha solo 7 anni non potevo lasciare che prendesse la metro da solo."-Feci spalluccie cercando di apparire il più disinvolta possibile.
Mamma annuì confusa.
Mariana:"E dove vive?" Maledizione, perché improvvisamente tutto questo interesse?
Tommy:"Vive in un quartiere povero che fa paura. Il nostro è molto più bello."- disse ingenuamente precedendomi, non sapendo che mi sta mettendo solo nei guai.
Io:"Mamma questo cibo è delizioso, dovresti farlo più spesso." -Cercai di cambiare argomento guardando il mio piatto quasi finito. Sì Tinita, bella scusa che non regge per niente.
Mariana:"Martina Alejandra Stoessel, guardami." Improvvisamente tutti si zittirono capendo la situazione, usava il mio nome intero solo quando era arrabbiata.
La guardai esitando. Sembrava veramente seccata, era spaventosa quasi quanto il Ragazzo Figo e i suoi amici.
Mariana:"Parleremo di questo più tardi. Non voglio fare storie ora." La sua voce era talmente severa che mi fece perdere l'appetito.
Mangiammo in quel silenzio imbarazzante il resto della cena.
Appena finito portai Tommy a letto, mi feci una doccia e mi lavai i denti cercando di temporeggiare anche se sapevo che avrei dovuto affrontare mia madre in ogni caso.
Tutte le volte che sono nella doccia la mia mente prende il volo pensando a schiocchezze varie, ma questa volta le immagini di quel pomeriggio cominciarono a girare e rigirare nella mia testa. La ragazza incinta, il ragazzo vittima di bullismo, ma soprattutto il Ragazzo Figo e quanto fosse bello. Se non fosse per il fatto che mi ha spaventata a morte, probabilmente mi sarei innamorata di lui a prima vista o mi sarei sciolta davanti ai suoi piedi. No vabè, in realtà no, però era davvero bello da mozzare il fiato.
Una volta uscita, realizzai che mi era venuta la pelle d'oca solo al pensiero di quei ragazzi.
Indossai il mio pigiama rosa e mi spazzolai i capelli prima di andare in camera. L'unica cosa buona nell'essere l'unica femmina della casa -a
parte mia madre- è avere il mio bagno personale.
Non appena rientrai in camera rischiai di avere un collasso generale. Ebbi quasi un infarto nel trovare i miei genitori seduti sul letto.
Io:"Oddio mi avete spaventato!" -Urlai portandomi una mano sul petto.
Mia madre aveva la stessa espressione che aveva a cena, solo che stavolta i suoi capelli erano legati in cima alla testa invece che cascare sulla schiena. Papà era seduto accanto a lei, ormai ovviamente a conoscenza dell'accaduto da quanto potevo capire vedendo il suo volto, ed indossava ancora la divisa del lavoro.
Deglutii.
Io:"Ciao papà." Lui non disse niente, ma mi fece cenno di avvicinarmi, così mi sedetti tra di loro.

B.R.O.N.X.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora