50.INCHIOSTRATO

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Martina Pov.
"Non riesco ancora a credere che tu ci abbia chiesto aiuto per questo," sbuffò Lodovica, sprofondando sul mio letto, mentre si guardava le unghie laccate di rosa. "Non ho chiesto il tuo aiuto," ribatté Cande, girando sulla sedia, mentre io frugavo nel mio armadio. "Veramente, avrei chiamato solo Martina. Non ho ancora capito cosa ci fai tu qui."
Sentii Lodovica sobbalzare, offesa. "Troppo scortese? Porta questa ragazzina lontano dalla mia vista, prima che faccia qualcosa di cui potrei pentirmene," disse, nonostante sembrasse minacciosa quanto uno scoiattolo. "Oppure no."
Riuscii quasi a vedere Candelaria mentre roteava gli occhi infastidita. "Ragazze, potreste smetterla? Vi giuro che mi sembrate due bambine." Riemersi dall'armadio con alcuni vestiti invernali posati sulle braccia, mentre con la mano libera reggevo alcuni top. "Scusami, Tini. Questa ragazza è davvero troppo per me," mormorò Candelaria - aumentando volutamente il tono di voce, così che Lodovica la sentisse - mentre la fulminava con lo suardo.
"Lo stesso vale per me," replicò Lodovica con tono infantile, facendole la linguaccia.
"Oh mio Dio." Sbuffai. "Che Dio mi aiuti a sopportare tutto questo." Lasciai cadere i vestiti sul letto in modo che Candelaria li guardasse.
Lodovica e Cande sapevano essere così immature, tanto da farmi innervosire. Specialmente perché fingevano - in realtà si piacevano, ma si rifiutavano di ammetterlo. Il loro battibecco iniziava a diventare fastidioso dopo la terza battuta.
"Questi dovrebbero starti," dissi a Candelaria, mentre toglievo le pieghe da un abito marrone posato sul letto.
"Nonostante continui a pensare che dovresti indossare i tuoi vestiti. Davvero, Samuel non sembra il tipo di ragazzo a cui importa ciò che indossi." Guardai Lodovica in cerca di supporto, ma il fuoco nei suoi occhi sembrava essere ancora vivo.
"Scherzi a parte, chiamare Martina proprio nel momento in cui sono autorizzata ad impazzire per una serata a scuola, solo perché dovevi chiederle un vestito per un appuntamento con il fratellino di Clara." Sbuffò Lodovica. "Ah, gli adolescenti d'oggi."
Le dedicai un'occhiata di sufficienza. Effettivamente Candelaria mi aveva fatto spaventare quando mi aveva chiamato l'altro giorno - dato che nella mia mente si ripresentò ogni possibile disgrazia: dal fatto che Jorge fosse stato ferito da qualcuno o che fosse successo qualcosa a Pattie o a Daniel, oppure a Alvaro - e, alla fine, era soltanto entrata in panico per un appuntamento.
Cande sorrise dolcemente a Lodovica, ma le sue intenzioni erano tutt'altro che positive. Avevo visto quel tipo di sguardo sul viso di Jorge più di una volta. "Senti, Lodovica, se non chiudi all'istante quella bocca, lo farò io," disse calma, stringendo i pugni dietro allo schienale della sedia. Era chiaramente una Blanco.
"Stai osando minacciarmi davanti alla mia migliore amica - la quale, tra l'altro, ha un padre poliziotto? Incredibile." Lodovica scosse il capo con fare drammatico, sedendosi compostamente sul letto. "Okay, basta così. Mi state facendo venire il mal di testa." Mi massaggiai le tempie. "Chiudete quelle bocche, o vi prenderò a calci."
Spostai lo sguardo da una all'altra, accertandomi che avessero capito. Serrarono le loro labbra in una linea dura. "Bene," dissi, ritornando ai vestiti. "Allora, suppongo che vuoi davvero indossare i miei vestiti, quale preferisci?" feci un cenno verso gli abiti.
Candelaria inclinò la testa di lato, pensierosa. Sembrava che nessuno di essi le piacesse. "Devo essere sincera?" finalmente spostò lo guardo su di me. "Continua." Le intimai di continuare, pronta a sapere quale non le piacesse. "D'accordo," iniziò. "Questo," afferrò quello rosa confetto con la gonna a pieghe - "è rosa."
Biascicò in preda allo sconforto. Non le piaceva il rosa, afferrato. Il prossimo fu il mio vestito bianco, di lana spessa, che avevo usato il giorno in cui rimasi a cena a casa di Jorge. "Questo mi ricorda Babbo Natale e il Polo Nord con gli elfi annessi." Lodovica rise sotto i baffi, stringendo a sé il mio cuscino di Hello Kitty. Assunsi un'espressione infastidita. Non aveva nulla a che vedere con il Natale.
La prossima vittima di Candelaria fu un vestito aderente, dall'ampia scollatura, color nero ed avorio. Lo avvicinò a sé, sovrastando ciò che già indossava. "Non ci entrerò mai," disse, riferendosi al busto. "Nessuno, tranne Martina, riesce ad infilarselo. Hai visto le sue tette?" s'intromise Lodovica.
"Sì, stronza fortunata," fu d'accordo Cande - probabilmente quella fu la prima volta. "Potete smetterla di parlare di me - o delle mie tette - come se non fossi qui?" sventolai le mani in aria, esponendo involontariamente l'apertura della mia scollatura. Entrambe scoppiarono a ridere. "Oh, fate come vi pare." Erano solo invidiose di ciò che avevo davanti e, probabilmente, anche di ciò che avevo dietro.
Non appena finirono di deridermi, Candelaria si sedette sul letto. Mi guardò con aria interrogativa. "Cosa farò adesso? Il tuo stile non fa assolutamente per me." Mi strinsi nelle spalle. Non era colpa mia se quella ragazza era più magra e più alta di me. I miei vestiti non le sarebbero mai andati bene. "Cos'hanno i tuoi vestiti che non va?" domandò all'improvviso Lodovica.

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