Litigio

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Jisung pov

Io: "Hyun fermo, ho dimenticato il mio taccuino nella stanza" dissi cercando di scappare via dalla sua presa;
Hyunjin: "lo prendi dopo" insistette continuando a strattonarmi verso non si sapeva dove;
Io: "FELIX" urlai fingendo di salutare il richiamato;
Hyunjin: "dove?" chiese mettendosi subito sull'attenti.

Ridacchiai e scappai, mentre il moro era ancora troppo stordito per capire ciò che stava succedendo.

Arrivai davanti alla porta, ma prima che potessi bussare, sentì qualcuno pronunciare il mio nome.
X: "Jisung non sa niente, vero?" chiese una voce maschile;
Minho: "già e non deve venirlo a sapere, questa storia di Jeewon Han, deve rimanere tra noi, è chiaro?" impose con tono duro.

A sentire quel nome uscire dalle sue labbra, i miei occhi si spalancarono e non potei far altro che spalancare la porta.
Io: "perché parlate di mia madre, Minho?" domandai fissandolo dritto negli occhi;
Minho: "Ji-" provò a chiamarmi avvicinandomisi;
Hyunjin: "scusate" disse col fiatone, arrivandomi dietro.

Io guardai ancora per qualche secondo il blu, per poi dare una veloce occhiata al resto delle persone nella stanza e correre via.
Hyunjin: "JIS" urlò provando ad afferrarmi, ancora.

Tuttavia, questa volta fui più veloce e scappai nell'ascensore il più velocemente possibile.

Mai una volta che la fortuna mi sorrideva però, naturalmente.

Prima che le porte metalliche si potessero incontrare, una mano le divise, portandole automaticamente a riaprirsi.

Sbuffai e mi poggiai contro la parete, guardando ovunque tranne la persona che sapevo già benissimo chi fosse.

Entrò, sistemandosi la sua giacca, mentre le porte si chiudevano dietro di lui e l'ascensore iniziava a scendere.
Minho: "Jis" mi chiamò avvicinandosi a me;
Io: "perché mi hai mentito?" domandai incrociando le braccia al petto, ma non guardandolo ancora in faccia;
Minho: "sapevo che non saresti stato d'accordo" spiegò posizionandomisi davanti;
Io: "e tu che ne sai? Dimmelo e vediamo" dissi girandomi verso di lui, facendo scontrare bruscamente le nostre pupille.

Il maggiore sbuffò, portandosi le mani tra i capelli, per poi bloccare l'ascensore.

Deglutì, abbastanza spaventato, eppure non lo diedi a vedere e mantenni la mia postura rigida e seria.
Minho: "volevo offrirgli soldi" sussurrò camminando avanti e indietro;
Io: "soldi?" ripetei aggrottando le sopracciglia;
Minho: "sì, tutti quelli che voleva" ribadì fermandosi ancora di fronte a me;
Io: "e perché?" chiesi ancora più confuso;
Minho: "così forse se ne sarebbe tornata a casa e non ti avrebbe più dato fastidio" spiegò gesticolando nervosamente con le mani;
Io: "perché non me ne hai parlato?" domandai rilassandomi leggermente;
Minho: "prima di tutto perché è tua madre e poi non volevo che pensassi fossi uno di quelli possessivi che scavano nel passato dei propri fidanzati" discorse visibilmente imbarazzato;
Io: "beh, però l'hai fatto" borbottai sospirando pesantemente;
Minho: "lo so, sono un fidanzato di merda" rispose abbassando la testa "solo che non riuscivo a vederti piangere per colpa sua... io-" cercò di spiegare giocando con le sue stesse dita.

Non riuscì a trattenere che un piccolo sorriso spuntasse dalle mie labbra a quella scena e mi avvicinai a lui.
Io: "Minho guardami" imposi afferrandogli le mani.

CEO-MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora