Speciale~Woosan

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San pov

Un martedì mattina di una classica giornata di luglio mi svegliai con la solita convinzione: non sarebbe cambiato nulla rispetto al giorno prima e quello prima ancora.

Nella mia ripetitiva quotidianità, mi alzai dal comodissimo letto del mio modesto appartamento in centro Seoul e mi sgranchì le articolazioni mosce dalla lunga dormita.

Uscì dalla camera per fare una veloce colazione con latte e biscotti, per poi cambiarmi con dei semplici pantaloncini di jeans strappati e una canotta nera leggera, così da non entrare in sauna appena sorpassavo la porta d'ingresso.

Mi truccai e mi sistemai i ciuffi corvini, arricciando leggermente le ciocche bionde sulla sinistra.

Finito in bagno, presi il telefono, le cuffie e indossai delle semplici Nike nere, pronto per una nuova giornata lavorativa.

I miei genitori abitavano in Cina per lavoro e nonostante mi avessero incentivato più e più volte di seguirli, io preferivo stare nella mia città natale, nella quale ormai mi ero costruito una vita tutta mia.

Mi mandavano una somma di denaro ogni mese giusto per coprire l'affitto della mia abitazione, mentre per il resto mi arrangiavo da solo allenando come materia extra-scolastica una squadra di pallavolo maschile nelle scuole superiori vicine.

Non guadagnavo molto, ma il tutto bastava per fare la spesa e comprarmi dei vestiti una volta ogni tanto.

Mi infilai le cuffie nelle orecchie e mi godetti una playlist random per tutti i 20 minuti di camminata, sorridendo alle vecchiette che mi passavano accanto e accarezzando ogni animale che mi si parava davanti.

Arrivato alla tappa finale, mi inchinai agli insegnanti e mi diressi verso la palestra, trovandola già piena di ragazzi, chi impegnato a fare stretching, chi invece occupato a picchiarsi giocosamente o ridere coi propri amici.
Io: "buongiorno ragazzi, com'è andata la mattinata scolastica?" domandai prendendo il fischietto appeso all'attaccapanni accanto alla porta.

Le quattro mura vennero travolte da una serie di sbuffi e una marea di "di merda", cosa che non mi stupì affatto e mi fece scappare una piccola risata divertita ripensando alla tremenda somiglianza del San di pochi anni fa.
Io: "allora sfogatevi ora con 15 giri del campo, avanti" ordinai appoggiandomi al muro con le braccia conserte.

Nonostante avessi solo 2 anni in più della maggior parte di loro, tutti mi rispettavano ed ero riuscito anche ad istaurare una sorta di legame con tutti, non trascurando però il mio dovere.

Fischiai e loro eseguirono il mio comando, iniziando a fare tutti i giri richiesti.
Io: "bene, mettetevi nelle solite posizioni, Yoshi, Doyoung e Matthew in panchina intanto" decisi facendo un cenno ai tre ragazzi di accomodarsi sugli spalti.

Prima che potessi dare il via, un piccolo ragazzo con i lunghi capelli mori legati in un codino alquanto incasinato, mi si avvicinò svelto.
X: "mi scusi, io sono nuovo ed è la prima lezione che faccio" spiegò imbarazzato;
Io: "oh, e questo bel faccino ha un nome?" chiesi alzando un angolo della bocca;
Wooyoung: "W-Wooyoung, Jung Wooyoung" balbettò inchinandosi, più per tentare di nascondere la sfumatura rossa che avevano assunto le sue guance, che per rispetto;
Io: "Choi San, piacere, allora se sei qui saprai giocare a pallavolo immagino" intuì lasciando cominciare la partita al resto degli alunni;
Wooyoung: "beh... no" sussurrò abbassando lo sguardo;
Io: "non c'è problema, ti insegnerò io, intanto cerca di guardare il più possibile i tuoi compagni, poi li faccio finire un quarto d'ora prima così vedo come te la cavi" dissi poggiandogli una mano sulla spalla.

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