Capitolo 33

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- Perché ha il materasso più morbido del mio? Non è giusto!-
Si lamenta Calum continuando a rotolare e a saltare sul letto di Samantha.
Ashton si gira nervoso verso di lui e lo prende per un braccio cercando di farlo scendere dal letto.
- Calum, ti dispiacerebbe smetterla? Ci farai scoprire e poi finiremo tutti in isolamento per colpa tua!-
Calum si mette seduto e guarda Ashton con occhi sgranati.
- È un posto brutto?-
Ashton si porta una mano sul viso sospirando frustrato.
Luke ridacchia divertito dalla scena.
- Sì Calum, è un posto brutto perché non ti danno più le caramelle.-
Rispondo vedendo Ashton quasi in preda ad una crisi isterica.
- Vieni qui ad aiutarmi a cercare quel gioco che ti piace, così poi ci facciamo una bella partita.-
Continuo a parlare sorridendo. Calum annuisce alzandosi dal letto e inizia a cercare nella cassettiera affianco all'armadio.
Ritorniamo tutti di nuovo a cercare il tabellone. La stanza di Samantha è davvero grande e in un'ora siamo riusciti a ispezionarne solo la metà. Ashton sta cercando nell'armadio, Luke nella cassettiera insieme a Calum e Michael invece sta cercando qualche nascondiglio nel muro. Lo osservo mentre è appoggiato al muro con metà busto e batte le nocche della mano sinistra sulle pareti. Il suo sguardo è attento e concentrato. Continuo a pensare a ciò che ha detto poco fa Samantha. Michael teneva a Sophia più della sua stessa vita. La sua morte lo ha distrutto, lo ha fatto impazzire sempre di più, lo ha ferito sempre di più. È stato come una lama conficcata in una ferita rimarginata. E io sono stata la sua dose di medicinale per guarire la ferita. Forse una dose non troppo forte tanto da poterlo guarire del tutto. Forse non sarò capace di ricoprire il posto di Sophia.
Forse è così.
- Alison.-
Chiudo il cassetto della toeletta e mi giro verso Luke.
- Dimmi Luke.-
Sospiro ancora immersa nei miei pensieri.
- A volte le cose sono diverse da quello che si pensa.-
Dice a bassa voce aprendo un altro cassetto.
Lo fisso stranita volendo chiedere una spiegazione, ma le parole mi si bloccano nella gola. Mi allontano leggermente da lui fino a quando le mie gambe sfiorano il letto. In un attimo mi ritrovo seduta su di esso. La testa mi gira e la ferita mi fa male. Faccio dei piccoli respiri mentre ricordi del mio passato mi riaffiorano in mente. Una mano si poggia sulla mia spalla interrompendo quello stato di trans in cui immagini delle mie vittime ruotavano all'infinito davanti ai miei occhi.
- Stai bene?-
Domanda non molto sicuro Ashton.
Annuisco alzandomi e aiutando gli altri nella ricerca. Resto il più lontana possibile da Michael e cerco di non incrociare il suo sguardo. Giusto le debite distanze per non impazzire più del dovuto.
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Sono passate tre ore e abbiamo controllato l'intera stanza due volte. Calum si è addormentato sul letto, Luke continua a lanciare vestiti per aria, Ashton sposta mobili per tutta la stanza, Michael continua a girare in tondo nella stanza sempre appoggiato alla parete battendoci sopra le nocche in modo sempre più forte fino a farle sanguinare. Io invece sono sdraiata a terra su di un fianco. È un'agonia e stiamo sempre più male. Come se in quella camera i farmaci che abbiamo preso non facessero effetto. Luke inizia ad urlare e a lanciare contro il muro qualsiasi cosa a portata di mano. Quella mappa è la nostra unica salvezza e non riusciamo a trovarla. Un silenzio utopico mi avvolge lasciando all'estero il resto. La testa mi pulsa e riesco a sentire il mio stesso sangue scorrermi nelle vene. I passi di Luke risuonano silenziosi.
Solo un passo riesce ad intrufolarsi nella mia bolla di silenzio come una freccia che mi perfora il cranio entrando da un orecchio e uscendo dall'altro. Succede per altre cinque volte e poi capisco. Non è il suo passo. È la mattonella su cui poggia il piede. Mi trascino fino a quella mattonella rischiando di essere prestata da Luke.
- L'ho trovata, l'ho trovata.-
Farfuglio mantenendo lo sguardo fisso sulla mattonella.
Inizio a graffiare il pavimento cercando di sollevare la mattonella. Luke si getta al mio fianco aiutandomi.
Riusciamo a sollevarla scoprendo che in realtà quella mattonella era il coperchio di una scatola contenente il nostro tesoro. La nostra salvezza.
Afferro la mappa con veemenza e la porto al petto stringendola a me in modo possessivo.
- L'abbiamo trovata.-
Sussurra Ashton avvicinandosi a me.
- Ora dobbiamo andare via.-
Continua girandosi verso gli altri.
Con il ritrovo della mappa sembra che tutti siamo tornati alla normalità. O quasi.
- Non possiamo tornare nelle nostre celle. Dobbiamo rimettere a posto la stanza o ci scopriranno.-
Allento la presa sul tabellone e lo poggio sul pavimento.
Lentamente mi alzo e inizio a raccogliere alcuni vestiti da terra.
- Andate voi, ci penso io qui.-
Sussurro infilando distrattamente i vestiti nella cassettiera che si trova oramai al centro della stanza per colpa di Ashton.
- Sei sicura di farcela da sola?-
Chiede Luke sporgendosi verso di me.
- Sì, andate. Ci vediamo più tardi.-
Rispondo impassibile.
I ragazzi escono uno dopo l'altro dopo aver svegliato Calum e dopo aver preso il tabellone.
Aspetto il rumore della porta chiudersi, ma non succede nulla.
- Vuoi che resti con te?-
Mi chiede Michael sull'uscio della porta.
Per me puoi restare per sempre.
Ignoro la sua domanda e continuo a spostare la cassettiera verso il muro.
Lo sento sospirare e muoversi verso il corridoio.
Mi giro verso di lui facendo un paio di passi in avanti.
- Resta.-
Resta e non andartene da me.
Resta anche se non sono come lei.
Dico alzando la voce di poco per farmi sentire.
La porta si apre di poco e vedo la sua testa fare capolino nella stanza.
Entra piano nella stanza e incrocia le braccia al petto.
- Che hai che non va? Ce l'hai con me per quale motivo?-
Dice guardandomi dritto negli occhi e ogni mia barriera crolla. Una lacrima scende lenta sul mio viso.

- È che non potrò mai essere come lei. Non riuscirò mai a colmare il vuoto che ti ha lasciato lei.-

Sussurro guardandolo negli occhi.
Abbassa la testa e fa qualche passo in avanti.
- Alison, tu non devi essere lei. Devi essere te stessa. Solo che il posto di Sophia non lo prenderà nessuna, una volta rotto il cuore non lo si può rompere una seconda volta.-
Poggia le sue mani sul mio viso accarezzandolo.
- Ma io non ho intenzione di fare questo, voglio rimetterlo insieme pezzo per pezzo, facendoti capire quanto io tenga a te.-
Michael sospira e lascia un bacio sulla mia fronte.
- Mi spezzerai il cuore senza rendertene conto e ci impiegherai un millesimo del tempo che hai impiegato per riaggiustarlo.-
Tolgo le sue mani dal mio viso e faccio un passo indietro.
Non può aver detto sul serio quelle parole. Mi ha illusa. Cercava in me Sophia, ma non l'ha trovata. Lui è ancora innamorato di lei e io sono stata solo un oggetto nelle sue mani.
La rabbia e il dolore graffiano il mio cuore, ogni mio organo. Vorrei urlare. Vorrei piangere. Ma tutto ciò che faccio è restare immobile come ipotizzata dai suoi occhi.
- Hai ragione.-
Dico ad un tratto non riuscendo più a trattenere le lacrime.
- Basta davvero poco tempo per riuscire a spezzare un cuore.-
Michael apre la bocca e prende la mia mano con la sua.
- Alison, ti preg...-
Tiro via la mia mano dalla sua stretta con forza.
-No!-
Urlo ormai in lacrime.
- Alison, non era questo quello che volevo dire! Io ti amo!-
Quelle parole che sono appena uscite dalla sua bocca mi fanno solo ridere.
- Sta zitto Michael, tu non mi ami. Tu ami ancora lei.-
Urlo indicando un punto indefinito nella stanza.
- Io sono ancora come legato a lei, ma grazie a te questo filo che ci lega si sta rompendo, perché mi sono innamorato di te. Sophia è stata causa del mio male, ma l'ho amata e lei se n'è andata, per sempre. Non voglio che ti succeda ciò che è successo a lei. Non voglio perderti.-
Anche il suo viso era rigato da un lacrima.
- Risparmiati queste stronzate.-
Dico delusa e arrabbiata.
Resto un paio di secondi a guardare i suoi occhi, dopo mi dirigo verso la porta e prima di chiudere la porta dietro le mie spalle mi giro.
- Complimenti Clifford, hai vinto.-

PIADINA AL POMODORO E TONNO.
Avevo programmato di aggiornare più in là, ma ho aggiornato adesso perché dopodomani partirò per Praga. Non ve ne fotte un cazzo, lo so. Mio padre scrive su Google traduttore 'Maremma Maiala' e lo fa dire dal traduttore inglese e poi ride come un deficente. Non ve ne fotte un cazzo pt.2. La copertina mi è stata fatta da
xchey_coolbananax (sei bravissima, te lo ripeterò fino alla morte). Ve ne fotte questa volta.
Ho dimenticato ciò che dovevo dire, ciao

(Continuo a 200 voti e 30 commenti)

Insane || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora