Michael ha degli stravaganti capelli viola chiaro. I ciuffi viola sparano in ogni direzione e un ciuffo gli ricade sulla fronte. I suoi occhi risaltano sulla pelle chiara. Sono di un bellissimo verde, che danno un senso di calma e in cui ti perderesti peggio che in due pozze azzurre. Le sue labbra rosee formavano un ghigno divertito. Indossa una maglia dei Green Day e un paio di jeans neri gli fasciano le gambe magre. Ai piedi non ha né scarpe né calzini.
-Perché non hai le scarpe?-
Dico curiosa.
-Perché hai ucciso della gente?-
- E a te che importa?-
- Nulla. Chiedevo.-
- Allora, perché sei scalzo? Fa un freddo della madonna in questa merda di posto.-
-E a te che importa?-
Rispose con un sorrisino strafottente. Tanto bello quanto furbo.
- Perché vuoi saperlo?-
- Come ti ho già detto, è solo curiosità. Nulla accade per caso, ogni nostra azione ha dei motivi. E io voglio sapere perché lo hai fatto, Dama Rossa.-
Le sue labbra si muovono in una lenta danza mentre la sua voce risuona dolce alle mie orecchie. Una voce dolce per qualcuno che ha commesso chissà quale crimine da pazzo per trovarsi qui.
- Non lo so. Quello che ho fatto non ha nessuna ragione. L'ho fatto perché volevo farlo.-
Rise leggermente.
- Ciò mi fa credere che tu sia pazza veramente. Questa è l'unica ragione valida a questo punto.-
- Ho detto che non c'è nessuna ragione per quello che ho fatto e non sono pazza.-
Ringhio contro di lui, stringendo le mani a pugno.
- E io ho detto che tutto ciò che succede ha una ragione. E i tuoi omicidi non fanno eccezione.-
Esatto Alison, per quale motivo hai ucciso quelle persone?
Loro non ti hanno fatto nulla. Perché?
Per quale motivo?
Nulla succede per caso, dolce Alison.
Stringo il labbro inferiore tra i denti per non urlare. Ha una voce calma lo strano ragazzo rispetto alle voci nelle mia testa. Ma entrambe girano nella mia testa facendomi quasi urlare. Guardo il ragazzo sorridere innocentemente.
- E tu perché sei qui Clifford? Nulla succede per caso, giusto?-
Dico con un sorriso sulle labbra.
- Touché.-
Risponde continuando a sorridere. Quel sorriso all'apparenza innocente, ma così malato in realtà, mi fa impazzire.
- Rispondi.-
Michael inizia ad indietreggiare verso la sua stanza.
- Tick tack, tick tack. È arrivato il momento di momento di scegliere. Non perdere altro tempo, la scelta è solo tua. Vivere o morire?-
Ripete quella filastrocca altre volte. Entro confusa nella mia 'cella'. Chiudo la porta qualche secondo dopo di Michael. Lo osservo dalla finestrella sulla porta. È seduto a gambe incrociate contro il muro parallelo alla porta. Mi osserva con uno strano sorriso. Un sorriso malsano, perverso, psicopatico.
Insano, direi.
Mi giro e poggio le spalle sulla porta. Osservo il mio camice. Bianco come i muri, le lenzuola, come le ante dell'armadio, come il pavimento, come la porta. Questo bianco puro e innocente. Tutto il mio contrario. Io sono nero. Nero come morte, come
