- Alison! Alison!-
É la sua voce. È Michael. Non riesco ad alzarmi e l'unico modo per muovermi è strisciare fino a quel muro che mi permetterà di essere un po' più vicina a lui. Mi trascino fino alla parete da cui provengono le sue urla. La mia testa è poggiata sul pavimento e anche contro il muro che mi separa da Michael. Con entrambi i piedi cerco di spingermi più su fino a trovarmi con le spalle al muro. Muovo le braccia nello scarso tentativo di liberarmi. Non gli bastava il fatto che mi avevano rinchiuso in quella gabbia di matti. Hanno dovuto anche mettermi questa dannatissima camicia di forza. Mi sento come un uccello chiuso in gabbia a cui sono state tagliate le ali.
Piccola Alison, senti scorrere il tempo?
Li senti i rintocchi dell'orologio?
Li senti i secondi passare?
La senti la prigionia che ti divora?
La senti la morte arrivare?
Ascolta questo silenzio che pesa.
Ascolta quella voce che ti sta chiamando.
Perché sarà l'ultima volta che lo sentirai.
Chiudo gli occhi e scuoto piano la testa.
-No..no..-
Sussurro.
Un susseguirsi di lacrime bruciano sulle mie guance. Sembrano scavare il loro percorso sulla mia pelle quasi a segnare il dolore di morire senza risentire il tocco di Michael su di me.
Mi piego su me stessa quando sento un enorme vuoto allo stomaco che mi divora l'anima. Ricado sul pavimento e continuo a piangere. La voce di Michael è come stata inghiottita dal silenzio. I capelli ricadono sul mio viso e i pezzi della mia anima continuano a crollare in lacrime silenziose dai miei occhi.
Quando sai di dover morire il tempo perde il suo valore. Lo vedi passare davanti a te velocemente e poi tutto ad un tratto, piano. Il tempo sballa. I secondi pesano e l'eternità dura un battito di ciglia. La semplicità di qualcosa diventa ad un tratto importante ed essenziale. Senti i passi della morte farsi sempre più vicini, fin quando si presenta a te con un sorriso sulla faccia e le mani pronte a strapparti via l'anima dal corpo.
Non serve a nulla cercare di scappare da lei o di nasconderti. Lei ti troverà e ti darà quell'ultimo bacio della buonanotte, prima di cadere in quel sonno senza risveglio.
Ritorno con le spalle al muro e passo la lingua tra le labbra secche.
Gli occhi mi bruciano, ma nessuna lacrima riesce più ad uscire.
Quel vuoto allo stomaco continua ad esigere di essere sentito. Ma un dolore più forte mi fa ricordare che tutto questo non è un sogno.
Un forte dolore al cuore.
Come se una pallottola mi avesse colpito il cuore e trapassato. Poi sento altre mille pallottole colpirmi. Sento di non avere più respiro in gola. Sento di star morendo ancora viva. Tutto ciò che riesco a fare oltre che a tremare e sudare freddo è urlare.
Urlo fino a far fuoriuscire anche la più piccola traccia di ossigeno dai miei polmoni. Urlo fino stringere gli occhi e mandare la testa all'indietro.
Urlo fino a far uscire il mio dolore.
Urlo fino a capire che il dolore non cesserà mai, il dolore esige di essere sentito e ogni volta che pensi che sia finto, lui si ripresenta più forte di prima.