- Vedi, ci sono delle volte in cui la natura si lascia andare, dimentica le regole, il monotono e l'abituale per lasciare spazio ad un qualcosa di insolito, innaturale, fuori dal normale, straordinario, non ordinario e a volte magnificamente orribile. Il diverso affascina, ancor di più se raccapricciante. Siamo abituati a standard di ogni tipo e l'uomo cerca sempre di abbattere il diverso, dapprima cercando di eliminarlo e poi, nel caso in cui non riuscisse ad eliminarlo, a renderlo banale trasformandolo in standard.-
Sul viso di Josh compare il suo solito ghigno mentre scuote il capo verso il basso. Lo osservo poggiando le spalle contro la corteccia non riuscendo a capire perché lui sia qui.
- Questo spettacolo efferato della natura ha avuto atto in me, ma in modo alquanto strano e meraviglioso a mio gusto e parere.-
Continua ritornando serio, poi riprende il suo discorso.
- Nel mondo non esistono molte categorie in cui poter suddividere la gente se non solamente due, chi lo nega e afferma di appartenere ad una via di mezzo o non è autocoscienzioso o mente. Ad esempio abbiamo gli interessati o i disinteressati, i buoni o i cattivi, i giusti o gli ingiusti, i responsabili o gli irresponsabili, gli astuti o gli ingenui e chi più ne ha più ne metta. La mia normale vita ha iniziato a cambiare con il mio inserimento in una categoria particolare, che si tratta più che altro di una posizione sociale: tra vittima o carnefice il destino ha voluto che diventassi il primo.
All'inizio, come l'uomo è solito fare in ogni circostanza, ho preso la cosa alla leggera considerandolo uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualche mio amico che si divertiva: chiamate anonime senza che qualcuno parlasse dall'altra parte, messaggi intimidatori e varie cose così. Ero un normale studente, uno di quelli ignorato perché poco interessante tranne per il fatto che più di un anno fa, come vuole la solita storiella di un ubriaco alla guida con la ragazza sul lato del passeggero, ho provocato un incidente perdendo la mia ragazza. È stata dura affrontare questo situazione, è come se fossi morto anche io lì con lei durante quell'incidente. Col tempo le minacce sono diventate più insistenti e dopo un mese è iniziato il vero e proprio delirio, la mia decadenza psicologica, il declino alla follia e l'inizio del raccapricciante spettacolo che la natura mi ha donato.
Non era un banale scherzo, era un assassino che voleva a tutti i costi uccidermi e ciò che mi torturava di più era sapere il perché lo facesse. Da vittima com'ero ho cercato di sopravvivere ad ogni attacco del mio carnefice, prima sempre più spaventato, poi sempre più incuriosito. Avevo sempre più desiderio di essere attaccato per poter vedere le sue mosse, per poter vedere con quali movimenti fluidi e privi di paura cercasse di uccidermi e ho notato una cosa: l'errore che ci si aspetta da ogni assassino che non commette errori è compiere sempre gli stessi gesti e usare sempre la stessa strategia. E da burattino di quel gioco malsano imparavo poco a poco l'arte del burattinaio e col tempo divenni da vittima a carnefice e il mio carnefice divenne a sua insaputa vittima. Avevo imparato tutto: le sue mosse, la sua grazia nel maneggiare il coltello, il suo essere indiscreto, il suo carattere calmo e apatico, avevo imparato a ragionare come lui. Una volta mi rinchiuse in un vecchio capanno fuori città e lì lo accoltellai. Una semplice contro mossa possibile solo se conosci davvero bene il fautore di chi sta attuando la prima mossa. Avevo capito chi era già da tempo, ma avevo voglia di giocare anche io così, stando al suo gioco, ne ho iniziato un altro a sua insaputa dove io ero il carnefice e lui la vittima. Era il fratello della mia ragazza morta. È stato così semplice capirlo una volta che ero diventato come lui. Chiamai la polizia e un'ambulanza e mi costituì mentre del mio carnefice non ne so nulla, nemmeno se quella sera sia riuscito a sopravvivere.-Lo guardo confusa.
- Perché hai deciso di costituirti? Infondo è stata legittima difesa la tua.-
Scrollo le spalle non capendo.- L'ho fatto per prevenzione, oserei dire. Sapevo come essere un assassino e chi mi avrebbe fermato dall'esserlo a tutti gli effetti? Quando l'ho accoltellato, ho sentito quel desiderio primordiale soddisfarsi, ma non del tutto. In effetti potrebbe essere ancora vivo. Chi mi dice che avrei saputo resistere dalla tentazione di provarci ancora a pugnalare qualcuno? Per cui prima che fosse troppo tardi ho deciso di passare un periodo di cura in questa struttura, ma poi è successo qualcosa. Al periodo del mio rilascio, la direttrice mi ha lasciato una lettera tra le mani dove c'era scritto che per volere dei miei genitori, essendo incapace di intendere e di volere perché folle, la mia permanenza da sei mesi si sarebbe prolungata fino alla mia morte.-
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