Capitolo 44

1.6K 141 45
                                    

- Michael dovrei andare via.-

Il suo braccio cinge ancora la mia vita con una forte presa e l'unico modo per liberarmi è svegliarlo.
Lo sento mugolare di disappunto mentre mi tira di più a sé fino a sentire il suo respiro sulla nuca.

- Michael.-

Lo richiamo spingendolo leggermente con il gomito. In tutta risposta ricevo uno sbuffo freddo sul collo che mi provoca vari brividi per tutto il corpo. Ormai è diventata un'abitudine dormire insieme, il più delle volte sono io a venire da Michael perché non si può ritenere una persona mattiniera capace di svegliarsi ad un certo orario per poter tornare nella sua camera.

- Michael.-

Ripeto questa volta decisamente sconsolata senza ricevere alcuna risposta.
Sposto la gamba avvolta tra le sue rabbrividendo al contatto con le coperte freddo.
Mi giro verso di lui osservando l'espressione buffa che assume ogni volta che dorme e i capelli ora biondi che gli ricadono sul volto. Mi lascio sfuggire una risatina facendolo svegliare.
- Non si ride delle persone che dormono.-
La sua voce è di molte tonalità più bassa e il suo fiato continua a solleticarmi il collo.
Lo sento spostarsi ed alzarsi di poco rallegrandomi del fatto che mi faccia alzare, ma un attimo dopo me lo ritrovo completamente sdraiato sopra.
- Non ci posso credere.-
Sussurro sulla sua guancia del tutto schiacciata sotto di lui.
Porto le mani sulla sua schiena e le intrufolo sotto il bordo della sua maglietta. Lo sento irrigidirsi mentre le mie dita risalgono le sua schiena fino alle spalle. Ripeto il gesto un paio di volte ricevendo in risposta i soliti mugolii.
- Michael adesso fammi passare o giuro che ti butto giù dal letto.-

Tolgo le mani da sotto la sua maglia e inizio a spingerlo il necessario per svegliarlo.

- No, ancora un altro po'.-

È inutile, persone così non mattiniere non ne ho mai viste. Porto le mani sul suo petto facendo pressione e spingendolo di lato fino a quando non scivola cadendo per terra con un gran tonfo. Mi alzo di scatto dirigendomi verso la porta per non farmi prendere, ma due mani si poggiano sui miei fianchi alzandomi e poggiandomi poco delicatamente sul letto disfatto. Michael porta le mani ai lati della mia testa, il suo volto a pochi centimetri dal mio. I suoi occhi rossi per il sonno creano un contrasto con il verde delle sue iridi, facendomi pensare di non aver mai visto occhi più belli.

- Adesso me la paghi.-

Sussurra prima che le sue labbra si poggiano sulle mie con fare tutt'altro che dolce. Porto le mani sullo scollo della sua maglia tirandolo di più verso di me.
Un rumore di passi mi fa staccare svogliatamente da lui che porta le labbra alla base del mio collo lasciando baci leggeri.

- Devo andare sul serio ora.-

Sussurro rotolando su un lato e alzandomi per poi avvicinarmi alla porta. Osservo Samantha arrivare in fondo al corridoio e prima che potesse girarsi, esco dalla cella di Michael entrando nella mia e richiudendomi la porta alle spalle. Mi butto sul letto chiudendo gli occhi e sperando di poter dormire e di non sentire più quelle voci che ormai sono tornate dalla morte di Ashton. Non fanno altro che ripetere che la colpa è mia.
Ho salvato Michael, ma la Morte doveva portare con sé un'anima e lei ha scelto Ashton. Sono passati ormai mesi da quando sono ritornate, dalla sua morte ed è passato un anno da quando sono qui. Mi sono cresciuti i capelli fino ad arrivare sotto la metà della schiena, cicatrici bianche si scorgono sul mio corpo dovute a liti con dei pazienti o con le guardie o risalenti a quelle volte che ho rischiato di morire. Questo posto mi ha portato solo un cambiamento fisico, ma dal punto di vista mentale penso di essere peggiorata. Le voci sono più atroci di prima, graffiano la mia mente come unghie su una lavagna. Varie volte mi sono ritrovata rannicchiata in terra, le mani premute sulle orecchie insanguinate e occhi a fissarmi. Luke mi dice di controbattere, ma non riesco nemmeno a respirare quando le sento. Continuo ad avere istinti che ho cercato di reprimere per cui ho varie cicatrici bianche sulle mani. Delle volte mi ritrovo a provare la sensazione di cadere nel vuoto e quando mi sfracello al suolo ritorno in me e ogni volta mi ritrovo a fissare qualcuno con un oggetto appuntito tra le mani. Reprimo quella dannatissima sensazione di desiderio di sangue che prima soddisfacevo stringendo il più forte possibile l'oggetto tra le mani fino a sanguinare e Michael il più delle volte cerca di bendarle senza chiedermi o dirmi nulla. Una volta gli ho chiesto perché non mi dicesse nulla e lui mi ha risposto che sapeva già come mi sentivo e cosa avevo provato. E anche che sa che quando succedono cose del genere preferisci che nessuno ti chieda come stai o che cosa pensavi mentre rischiavi di dissaguarti. Perciò poi mi prende per i polsi e mi porta fuori, lontano da tutti, in giardino e mi tieni abbracciata a lui fino a quando non smetto di tremare. Sto cercando di prendere le pillole anche sotto consiglio di Luke perché almeno riescono a fermare le voci, ma mi rendono debole. Senza di esse il mio udito è maggiore e anche i riflessi e i movimenti più precisi, ma ho solo bisogno di pace. Quando le prendo non sento più quei passi, ogni notte, che scendono al piano di sotto. Arrivano dal piano di sopra, lenti e leggeri, passano per il corridoio del nostro piano e poi scendono. Sussulto ogni volta che passano davanti la mia cella. Li sento soffermarsi per poco e poi riniziare quella melodia inquietante, lenta e leggera.

Insane || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora