-Shh.-
Sussurra Ashton mettendo un dito davanti la bocca in segno di silenzio.
- Vieni e cerca di non fare rumore.-
- Credi che non sia capace di alzarmi da un letto e non fare rumore? Irwin, non ho tre anni.-
Cercò di allontanare via da me gli occhi e le urla delle mie vittime, di mia sorella dalla mia testa e decido di seguirlo spinta dalla curiosità.
Metto un piede a terra, ma nell'alzarmi troppo velocemente mi gira la testa e vado a sbattere contro la piccola scrivania, facendo cadere la piccola abat-jour e provocando un rumore assordante.
Ashton incrocia le braccia al petto e mi guarda con un'espressione tipo 'te lo avevo detto io'.
Non so cosa dire, così mi giro per non far notare il rossore sulle mie guance e tolgo la maglia del pigiama per mettere una maglia presa a casaccio dalla valigia. Posso tenere il pantalone di tuta che ho messo come pigiama.
- Non mettere le scarpe, nemmeno io e gli altri le abbiamo messe. Così facciamo meno rumore.-
Mi avvicino a lui e usciamo dalla mia stanza, ma prima metto nella serratura la forcina, così se succede qualcosa posso tranquillamente scappare dentro la mia stanza e fare finta di nulla. Per quanto mi abbiano fatto buona impressione e per quanto sembrano volermi essere amici, ho bisogno di sapermi guardare le spalle. Iniziamo a camminare piano, per non farci sentire.
- Ashton, tanto non ci sentirebbero lo stesso. Ci sono 128 e 102 che urlano così forte che non si sentirebbe nemmeno un bombardamento.-
- Tra poco verrà qualcuno a sedarli e poi è ancora presto. Sono le 11:00 pm, dall' 1:00 am non ci sarà nessun rumore. Meglio prevenire che curare, Alison.-
- Quanta saggezza Ashton. -
Dico ironica.
- Dove stiamo andando? -
- Al quarto piano. -
- É impossibile entrarci, lo sai meglio di me. Oggi..-
- Lo so, sei venuta con Luke e vi hanno mandato via. Per questo stiamo andando lì.-
- Tu ci sei già stato?-
- Un paio di volte. -
- Ci sei andato di notte, di nascosto? -
- No. Mi ci hanno portato le guardie. Spera che non ti ci portino mai.-
- Cosa c'è lì dentro? -
Dico girandomi a guardarlo. Lui invece guarda dritto davanti a sé. Mette le mani nelle tasche anteriori dei suoi jeans neri e fa un piccolo sorrisino. I capelli sono disordinati e tenuti in alto grazie alla sua bandana nera. La luce fioca di una lampadina illumina il suo profilo.
- Ora lo scoprirai. -
Continuiamo a camminare fino alla porta del quarto piano. Le guardie sono sdraiate a terra. Più ci avviciniamo e più un forte odore mi invade le narici. Lo riconosco subito, così porto il bordo della maglia sulla bocca e sul naso e cerco di respirare il meno possibile. È perossido. Ashton fa il mio stesso gesto e varchiamo la porta. Abbassiamo la maglia e prendiamo un grosso respiro.
- Dove avete trovato il perossido? Non lo usa più nessuno da decenni. -
Dico confusa.
- Oh, Michael ha trovato due bombole di perossido in una di queste camere. Può darsi che in questo manicomio del cazzo lo usano ancora. -
Osservo il piano. Ci sono sei stanze, tutte con un numero scritto sopra, alla fine del corridoio ce n'è un'altra senza un numero.
-Seguimi.-