Capitolo 19

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Ci trascinano per il corridoio mentre cerchiamo di liberarci da quelle prese ferree. Un uomo apre una porta con un sei inciso sopra. È la stanza dove vengono effettuati gli esperimenti chirurgici. Ci sono due tavoli chirurgici sotto una grande luce e chirurghi in camice intorno ad essi. Stanno aspettando solo noi.

Le cavie.

Michael continua ad urlare, mentre io riesco solo a dimenarmi. Mi sollevano di peso e mi lasciano cadere sul tavolo metallico freddo. Un medico lega i miei piedi ad altre catene e l'uomo che mi ha trascinato fino a qui invece mi slega la camicia di forza. Sento i miei muscoli rilassarsi appena mi levano quell'oggetto di tortura, ma le mie mani vengono immediatamente bloccate e incatenate sopra la mia testa. Un chirurgo si avvicina alla mia destra. Si leva il guanto di lattice che indossava e poggia la sua mano sulla mia coscia, facendola risalire fino all'interno coscia. Cerco di urlare e di levare la sua mano dalla mia pelle, ma qualcuno ha messo una mano sulla mia bocca e il chirurgo stringe tra i polpastrelli la mia coscia.

- Non toccarla, brutto figlio di puttana!-

Michael urla.

Il chirurgo ride e prende i lembi del mio camice per poi strapparlo via dal mio corpo completamente nudo. Io cerco ancora di urlare, ma le urla rimangono bloccate nella mia gola. Vedo Michael dimenarsi e gridare contro il chirurgo il quale si diverte nel guardarlo. Ad un certo punto sfrega la mani tra loro e grida a tutta l'équipe medica

- Bene, iniziamo.-

Un altro medico si avvicina a lui.

- Dottore, procediamo con l'anestesia?-

Il chirurgo si gira a guardare me e poi Michael con un ghigno in volto.

- No, non ce n'è bisogno.-

Dice mentre prende un bisturi.

Michael viene incatenato per le braccia e per i piedi e poi viene spogliato.

L'uomo che teneva la sua mano sua mia bocca si allontana e sento finalmente l'aria circolarmi nei polmoni. Urlo più che posso, fino a quando la mia guancia sbatte contro il freddo del tavolo. L'altra guancia brucia per lo schiaffo che il chirurgo mi ha appena dato.

- Zitta, puttana! Ti farò provare tutto il dolore che hai fatto a quelle povere persone che hai ucciso. Mostro! -

Quelle parole mi colpiscono nel profondo. Mi lacerano l'anima.

Sento la lama del bisturi entrare nella mia pelle del mio ventre che brucia e sanguina. Un taglio lungo e profondo.

- Togliete tutti gli organi, tagliateli con precisione e poi metteteli nei barattoli aperti.-

Ordina il medico.

Michael urla.

Io urlo.

Stiamo morendo.

Capisco finalmente cosa significa provare dolore. Le urla delle mie vittime, ora le capisco.

Il dolore profondo della mia anima si mischia con il dolore fisico.

Cerco di muovermi, ma le manette mi tengono ferma lì. Sento il sangue scorrere sui miei polsi e sulle mie caviglie che esce dalle ferite provocate dalle manette.

Non sento più Michael urlare.

Urlo il suo nome.

Non risponde.

Qualcuno mi tappa la bocca e lacrime iniziano a scendere dai miei occhi.

Sento i chirurghi parlare. Non riesco a capire ciò che dicono perché le loro voci sono diventati dei fruscii.

Le immagini che si presentano davanti a me si fanno sempre meno percettibili. Il peso della mano sulla mia bocca si fa sempre più leggero, fino a non esserci più. Ora sembra tutto più tranquillo. Non sento più dolore.

Sto forse morendo?

È proprio questa la mia fine?

La fine mia e di Michael? Una luce accecante mi abbaglia. Tutto ciò che mi si presenta davanti passa in secondo piano, perché i miei occhi sono puntati su una figura slanciata poggiata al muro di fronte a me. I capelli neri gli ricadono in dolci e scompigliati boccoli sulla fronte, gli occhi verdi, quasi smeraldo, sono puntati su di me. Incrocia le braccia al petto e le sue labbra si curvano in un sorriso di uno che rivede questa scena mille e mille volte. Si avvicina a me con passo lento e deciso.

Giro la testa verso di lui mentre lascia leggere carezze sui miei capelli.

- Ciao Alison.-

Sussurra sorridendo e lasciando comparire due fossette ai lati della sua bocca.

-C-chi sei?-

Chiedo quasi senza respiro in gola per il dolore che provavo fino a qualche secondo fa.

- Nessuno di importante ora. Non sono qui per te, volevo solo vederti.-

La sua voce roca rimbomba nella stanza in cui siamo rimasti solo io e questo ragazzo. Michael e i medici sono come scomparsi.

- Dove sono gli altri?-

Chiedo aprendo di più gli occhi.

Lui si siede sul tavolo operatorio e mi invita ad imitarlo. Lo guardo confusa.

- Come faccio ad alzarmi se mi stanno operando e stavano per togliere organi dal mio corpo?-

Gli rispondo scettica.

Lo vedo ridere e poi mi indica la zona dove poco fa i medici stavano operando. Curiosa sollevo di poco la testa e osservo il mio ventre. Nessun taglio, nessuna ferita e un camice bianco fascia il mio corpo. Resto sempre più confusa.

Mi metto seduta vicino al ragazzo dagli occhi verdi e lo fisso in cerca di risposte.

- Non riuscirai a trovare risposte se continui a fissarmi.-

Lo prendo come un invito a fargli domande.

- Dov'è Michael? Era qui fino a qualche secondo fa. E poi, la mia ferita? La sentivo! Sentivo il dolore! È impossibile che me lo sia immaginata. E tu, chi sei?-

Il ragazzo che fino ad ora fissava il muro, si gira verso di me sorridendo.

- Che maleducato, non mi sono presentato.-

Dice passandosi una mano tra i capelli e leccandosi le labbra rosee e piene.

- Io sono la Morte, piacere di conoscerti Alison Evans. -

BANANEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

Ciao people! Come va? Ve gusta il capitolo? Vi sto rompendo le palle? Credete io sia un panda in realtà?

Comunque, volevo ringraziare per la millesima volta, voi che leggete e votate ♡.

Poi volevo dire alle mie banane del gruppo di whatsapp che per la loro felicità ho scritto chi è questo misterioso ragazzo che compare così, all'improvviso. Care banane, sapete che vi ano e vi voglio un mondo di pene, ma IERI MI STAVATE QUASI UCCIDENDO E C'È MANCATO POCO CHE MI BLOCCAVATE WHATSAPP. Ma lo sapete che io vi ano lo stesso.

Ringrazio di nuovo Camilla per il disegno su Dr. Fluke aw.

Ora vado, perché è il momento di #actimeltime.

Ciao xx

Insane || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora