Capitolo 17

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Osservo le quattro guardie.

Disarmati.

Altezza: alto.

Forza: medio/alto.

Punto debole: torace, testa.

Velocità: basso/medio.

Tempo: poco.

Probabilità di scappare: basso.

Probabilità di scappare combattendo: alto.

Resto ferma sul posto con un sorrisino strafottente dipinto sul volto, quasi ad invitarli a prendermi. La prima guardia si avvicina. Appena poggia la mano sulla mia spalla, la mia mano si stringe sul suo braccio. Mi giro di scatto, lo tiro verso il basso e alzo il ginocchio facendo sì che la sua testa ci sbattesse contro. Faccio in tempo a girarmi e sferrare un calcio sul petto di una seconda guardia. Schivo un pugno abbassandomi e girando su me stessa per poi tirare un pugno nello stomaco alla terza guardia. Tiro un'altro pugno alla quarta guardia che però blocca, stringendo il mio pugno nella sua enorme mano. Giro la mia schiena contro il suo petto e con il braccio libero gli sferro una gomitata nello stomaco. Passo una mano tra i capelli come segno di vittoria. Le quattro guardie sono stese doloranti sul pavimento. Sento un rumore dietro di me. Succede tutto in un attimo. Mi stavo girando, quando mi ritrovo a terra con una fitta sulla guancia sinistra. Una guardia si era alzata e barcollando mi aveva colpita.

- Brutta stronza, ti farò chiudere in isolamento!-

É l'ultima cosa che sento, prima di svenire.

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Apro gli occhi, ma una forte luce mi costringe a richiuderli. Cerco di riaprirli, ma tutto ciò che riesco a vedere è bianco. Un conato di vomito mi sale fino alla bocca dello stomaco. Sono sdraiata a terra. Il pavimento non è così duro. Giro la testa prima a destra, poi a sinistra in modo nervoso. Bianco. Solo e unicamente bianco. Piego le ginocchia per cercare di alzarmi, ma sento un rumore metallico. Provo ad usare le mani, ma non riesco a muoverle. Alzo di poco la testa e noto che indosso un camice bianco. Il mio busto e le mie braccia sono legate in una camicia di forza. I miei piedi sono stretti con delle manette che non mi permettono di compiere movimenti. Inizio ad urlare e a dimenarmi. Sento il mio corpo tremare. Due uomini entrano dentro la stanza spalancando la porta ai miei occhi invisibile dato che sembra una parete piatta, senza maniglie. Uno si inginocchia dietro di me e mi tiene ferma la testa mentre continuo ad urlare e a dimenarmi. L'altro invece si piega alla mia destra e lo vedo prendere una siringa contenente del liquido trasparente. Sento l'ago perforare la vena del collo e il liquido diffondersi. Le mie urla diventano ovatte e le immagini sempre più distanti. Ma un solo pensiero riecheggia nella mia mente.

Anche Michael e gli altri sono stati chiusi in isolamento?

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Questa volta lascio che il silenzio mi circondi e che il bianco mi divori. I miei occhi sono fissi sul soffitto perfettamente bianco. La mia schiena è diventata ormai un tutt'uno con il pavimento anch'esso bianco. Non riesco a capire questo mio odio per il bianco. Il colore candido della purezza, il colore che contiene tutti gli altri colori. Forse perché la mia anima è nera. Nero come la notte, come la paura, come il dolore e la sofferenza. Nel bianco mi ci specchio, ma nel nero mi ci rispecchio. Penso a come decideranno di uccidermi. Tanti anni passati a decidere come uccidere gente e ora mi ritrovo a pensare come la gente mi ucciderà. Sembra quasi divertente se solo non fosse così dannatamente reale. Poi improvvisamente nella mia mente compaiono due occhi verdi chiari con sfumature azzurre. Chiudo gli occhi godendomi quel pensiero. Sento le sue mani stringersi intorno al mio collo. Mando la testa all'indietro sentendo i lividi, lasciati dalle sue mani, bruciare. Riprovo le sensazioni di quando sfiorò le mie labbra con le sue.

Il suo corpo contro il mio.

Un sospiro lascia le mie labbra.

La dipendenza da quel ragazzo non mi porterà nulla di buono, ma è più forte di me. Ogni suo movimento attira la mia attenzione. Ogni suo parola ciba la voglia di sentirlo. Ogni volta che mi sfiora, il mio cuore perde battiti. Il tempo si ferma. Proprio come in questo momento. Sono le sue urla quelle che sento. È lui che sta gridando il mio nome. È lui che sta tirando pugni contro la parete alla mia destra.

Insane || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora