Capitolo 33

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Restiamo in silenzio per qualche minuto, io persa nel fissare la foto della mamma sulla lapide, lui invece con lo sguardo fisso rivolto verso il vuoto davanti a sé. Intorno a noi c'è il silenzio più totale, quel tipo di silenzio in cui riesci a trovare per un attimo la pace.

Dopo un po' decido di salutare la mamma, il cielo su di noi inizia ad oscurarsi, sempre di più . ''Ciao mamma è arrivato il momento per me di andare via, ci vediamo presto, promesso''. Saranno passate ore da quando sono uscita di casa, e conoscendo mio padre adesso sicuro si starà preoccupando.

Mi allontano dalla lapide e passo dopo passo mi avvicino sempre di più all'uscita del cimitero, seguita in silenzio da Axel. Incredibile come le cose siano cambiate, così all'improvviso. Prima non facevo altro che elemosinare la sua presenza. Desideravo avere la sua compagnia. Adesso invece detesto averlo accanto.

«Bene, io vado. Allora ci...vediamo» lo saluto educatamente, mentre cerco di attraversare la strada velocemente. Ma la presa della sulla mano, sul mio braccio mi blocca.

«Dove vai?» chiede calmo, lasciando poi la presa dopo aver notato il mio sguardo contrariato.

«A casa, è tardi. Mio padre probabilmente starà già allarmando mezzo quartiere» sdrammatizzo un po', ottenendo un suo mezzo sorrisino.

«Già tipico di Smith.» ribatte. Ci fissiamo per qualche secondo, persi ognuno negli occhi dell'altro. Veniamo però subito interrotti dalla suoneria del suo cellulare. Lo estrae dalla tasca dei suoi jeans, si acciglia mentre legge qualcosa sul display, per poi ignorare volutamente chiunque fosse e rivolgere la sua attenzione di nuovo verso di me.

«Allora ciao...» sospiro dandogli poi le spalle

«Aspetta...Non ti lascio andare da sola.»

«Axel...abbiamo parlato poco fa, io ho bisogno di...»

«Lo so, voglio solo accompagnarti. Poi sparisco, promesso...»afferma. Ok calma stella, è solo un passaggio, poi potrai non vederlo più, ripeto a me stessa.

«Vabene» accetto, e subito il suo volto si rilassa.

«Co-come mi hai...seguita? Eri a piedi o?» chiedo, curiosa.

«No, con la moto.» risponde. Benissimo, ero così assorta nei miei pensieri da non avere sentito nemmeno il rombo della sua moto a pochi passi da me.

Ci avviciniamo al veicolo, posteggiato in un parcheggio nelle vicinanze. Una volta arrivati Axel mi passa il secondo casco sempre a portata di mano e mi ordina d'indossarlo. Ad un tratto mi tornano in mente le sue parole, quando mi ha raccontanto del primo bacio avuto con Gin, e di averla accompagnata a casa sua, ubriaca.

«Questo è lo stesso casco che hai fatto indossare a Gin, la sera in cui l'hai riportata a casa?» chiedo aspra

«E lo stesso che indossa chiunque decide di venire in moto con me.» replica. Ma certo, è ovvio che abbia un solo casco per chiunque si porti in moto. Che stupida che sono.

«Ehm, certo. Ok sono pronta possiamo andare...» Ci mettiamo in sella e appena parte, la moto scatta forte in avanti, sono costretta ad aggrapparmi a lui perché sono una fifona e ho paura della velocità. Maledetto bastardo, figlio di puttana, l'ha fatto di proposito.

Intravedo, dallo specchietto posizionato al lato destro, il suo sguardo divertito. Ogni volta che allontano le mie mani dalla sua vita, lui accelera, riportandomi nelle posizione precedente. Stringo i denti dalla rabbia e di tanto in tanto, quando aumenta di velocità, gli lascio qualche pizzico leggero. Lui dal suo canto se la ride divertito.

Arrivati a destinazione, scendo subito dalla moto, restituendoli poi il casco.
«Grazie, per il passaggio. Adesso vado.» indietreggio, voltandomi, e alle mie spalle lo sento dire «Ci rivedremo prima o poi?» , stanca della sua insistenza gli urlo «Ciao Axel!» proseguendo dritto senza voltarmi, un'ultima volta.

Due anime cadute Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora