Capitolo 38

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«Mi è sempre piaciuta questa canzone, era la sua preferita?» dice Axel all'improvviso, avvicinandosi poi lentamente e chiedendomi con lo sguardo, il permesso di accomodarsi al mio fianco.

Lo guardo per una manicata di secondi per poi voltarmi in silenzio senza degnarlo nemmeno di una risposta. Vai così, forza, ripagalo con la stessa moneta. Già, ed è proprio quello che farò. Non può presentarsi dal nulla, come sempre, e comportarsi come se non mi avesse scaricato solo pochi giorni fa, per correre dalla sua ''fidanzata''.

«Sai ancora non mi hai detto...si insomma per quale motivo la tua mamma è morta. Era affetta da qualche...» non gli lascio il tempo di terminare la domanda «si è suicidata», sussurro.

Il silenzio assordante ci avvolge, accompagnato dai nostri respiri silenti. La foto della mamma sembra sorridermi, mi soffermo ad osservare ogni minimo particolare, il suo nome inciso con caratteri banali, ISABELLA MARCHETTI e sotto la data di quel bruttissimo giorno.

«Stella, mi dispiace. Dev'essere stata dura per te affrontare...»

«Avevo solo cinque anni. Crescendo ho realizzato tutto quanto.»

«Capisco...» borbotta Axel alla mia sinistra.

Mi volto per osservarlo, e la sua presenza non fa che urtarmi, vederlo qui mentre se ne sta seduto tranquillo, come se ne avesse tutto il diritto. Ma non ce l'ha, affatto. Per cui stanca di tutta questa situazione ridicola gli chiedo.


«Axel, cosa ci fai qui? Ma soprattutto come facevi a sapere...»

«Nathalie. L'ho incontrata mentre stavo tornando a casa e mi sono fermato per chiedere di te.» Ahhh Nat, dovrò insegnarle a tenere la bocca chiusa ogni tanto.

«E perché mai chiedevi di me a lei? Hai il mio numero, potevi chiamare me direttamente. Oppure fermarmi per i corridoi dell'università, ah già è vero impossibile, perché non ti disturbi nemmeno a guardarmi mentre mi passi accanto. Non è vero?» affermo acida e in modo scontroso.

«Stella...non è così semplice» borbotta, agitandosi sul posto.

«Cosa?» chiedo infastidita e stanca dei suoi continui sbalzi d'umore. Stufa del suo essere così enigmatico.

«Io-io...Ecco vedi, il fatto è che...» farfuglia, in cerca di parole. O di trovare la scusa più adatta da rifilarti. Oh no ti prego, non adesso, non ti ci mettere anche tu. Mi massaggio le tempie e con un bel respiro cerco di calmarmi, sperando di cacciare dalla mia testa, quella vocina fastidiosa. Eh no cara, sono sempre qui, non ti libererai così facilmente di me. Ahh al diavolo anche te!

«Axel parla! Se sei venuto qui nella speranza di raggirami come il tuo solito, beh mi dispiace per te ma oggi non è giornata. Quindi ti risparmio la fatica, puoi andare.» sbotto irritata.

«Cosa? Raggirarti? E perché dovrei farlo? È questo quello che pensi di me» domanda offeso

«Perché non è cosi?»

«No! Certo che no!»

«Una persona che sparisce per settimane, mi scarica dicendo che non vuole più vedermi o sentirmi. Mi prende in giro dalla mattina alla sera, finge di essere il mio fidanzato ma ehi ehi pensa un po' la ragazza già ce l'ha, e per di più si bacia e vai quasi a letto con la mia migliore amica. Ma certo, non è mica colpa tua, ma solo della mia migliore amica, invidiosa di me, da sempre? Ti ripresenti poi dal nulla dopo giorni di silenzio assoluto, vieni al mio compleanno e improvvisamente sei così buono, così dolce. Mi fai sentire speciale, mi fai credere che forse tutto può aggiustarsi, quasi mi porti a letto ma sul più bello rispondi alla chiamata della tua ''finta fidanzata'' e sparisci per altri...sei? Sette giorni? Perdonami se questa volta non li ho contati!» riprendo fiato dopo aver sboccato, la gola brucia così come anche il cuore, il mio petto fa su e giù per via dell'affanno. Lui mi guarda esterrefatto, i suoi occhi tristi e colpevoli non riescono a reggere il mio sguardo accusatore.

Due anime cadute Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora