Capitolo 19

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Dopo quella sera le cose con Axel sono cambiate leggermente. In quel momento mi sono lasciata andare, ho spento il lume della ragione, mi ha tentato per l'ennesima volta e io non ho resistito. Sento che sto percorrendo un sentiero oscuro, non so dove mi porterà, ma so perfettamente da chi.
Axel si sta insinuando sempre di più nella mia vita, nella mia mente e soprattutto nel mio cuore.

In questo momento sono qui, distesa al suo fianco mentre l'osservo dormire. Sono passati dieci giorni da quella festa, dove l'abbiamo fatto, e dove io ho accettato di riprendere questo tipo di rapporto che avevamo intrapreso. In questi giorni ci siamo visiti praticamente quasi sempre, tranne quando dovevo per forza studiare e concentrarmi sugli studi, e quando lui aveva i suoi impegni. Non vedo Gin da un bel po' ormai... L'altra sera si lamentava dicendomi che passo troppo tempo con Axel e poco tempo con lei e che si sente sola senza di me.Anche se lei stessa si sta dando da fare con Liam da quella sera. Quindi tanto sola non lo è...

Oggi è venerdì sera, è passato a prendermi più o meno verso le diciotto e mi ha portata come sempre a casa sua. Stavamo vedendo un film ma poi si sa un bacio tira l'altro e ci siamo ritrovati in camera a fare l'amore, come quasi sempre ultimamente. Ma a me non dispiace, anzi fare l'amore con Axel è la cosa più bella che ci sia. Ed è il mio momento preferito della giornata.

Dopo un po' ci siamo appisolati e lui ora è così tenero che non mi va di svegliarlo. Il suo volto non è corrucciato come la solito, ma è rilassato, osservo il suo profilo bellissimo e mi viene voglia di accarezzarlo, e presa da un coraggio inaspettato lo faccio.
Inizio a sfiorare la mascella spigolosa, per poi tracciare una linea invisibile sul profilo del suo naso e delle labbra. Axel non si sveglia, così mi avvicino e continuo a coccolarlo.
Ad un tratto apre gli occhi, d'istinto ritraggo la mano e lui inizia a guardarmi accigliato. Si distacca subito da me e si volta dandomi le spalle.

<< Cazzo, che ore sono? Dovevi svegliarmi , perché non l'hai fatto?>>
<< Scusami dormivi così beatamente che non ho voluto disturbarti>> in questo momento sto parlando letteralmente con la sua schiena visto che non si decide a girarsi e a guardarmi. Odio quando è scostante e si comporta così, non riesco a decifrarlo la maggior parte delle volte.

Subito dopo si alza dal letto sfila una sigaretta dal pacchetto, ma non trova l'accendino e tra una parolaccia e l'altra inizia a cercarlo. È nevoso, lo vedo da come sta cercando quell'aggeggio per tutta la stanza e dalle bestemmie che continua a pronunciare<<Axel calmati, è solo un accendino, magari l'avrai perso oppure l'hai dimenticato in cucina>> subito dopo aggiungo in tono scherzoso<<e poi non devi fumare per forza, anzi dovresti cercare di smettere, gli uomini che fumano non mi sono mai piaciuti>> lui si gira di scatto e mi incenerisce con lo sguardo senza dire nulla, ma i suoi occhi parlano per lui in questo preciso istante.

Finalmente lo trova si accende la sua amata Winston blue. Io me ne sto sul letto distesa, nuda ,coperta solo dalle lenzuola bianche ad osservarlo, non dico nulla, nella stanza c'è un silenzio assordante. Axel continua a fumare tranquillamente affacciato alla finestra, fuori piove abbondantemente, e nell'aria alleggia l'odore del petricore.

Il profumo della pioggia mi rievoca quasi sempre il ricordo di mia madre. Il giorno che lei si tolse la vita pioveva tanto. E ogni temporale mi riporta sempre un po' indietro nel tempo, da una parte mi rattrista, dall'altra mi piace pensare che la mamma da lassù vuole farsi ricordare, ma come potrei mai dimenticare. Lei è sempre con me, nel mio cuore e nella mia mente. Spesso percepisco la sua presenza, soprattutto quando sono agitata o devo affrontare un esame difficile.
Una volta ricordo anche di aver sentito la sua voce.

Avevo più o meno quindici anni la sentii canticchiare in cucina le note della sua canzone preferita, scesi di corsa per le scale,arrivai in cucina come un fulmine, ma di lei non c'era traccia ovviamente. Ricordo anche di aver raccontato quest'episodio a mio padre, lui dal canto suo disse che ero troppo stressata con la scuola e che capitava a tutti di avere delle allucinazioni.

Due anime cadute Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora