Alla Baita (Parte 6), notte tra il 6 e 7 febbraio 2020

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Notte da incubo, nel vero senso della parola.

Stanco morto, ieri sera mi sono coricato nel letto più vicino alla porta nella speranza che il calore del camino si diffondesse anche nel dormitorio della baita e rendesse meno fredda la notte. Ho comunque recuperato una coperta aggiuntiva dalla branda davanti alla mia. Le lenzuola davano una sensazione di sporco, le coperte sapevano di polvere. C'era odore di muffa. Ciò nonostante, cullato dal baluginare tremolante del camino, appena ho poggiato la testa sul cuscino devo essermi addormentato all'istante.

Non so che ora fosse. Per risparmiare batteria, vista la mancanza di corrente, avevo spento il cellulare, ma nel bel mezzo della notte mi sono svegliato con dei micidiali crampi alla pancia. Probabilmente dovevo aver preso freddo mentre cercavo di riparare il gruppo elettrogeno. Mi sono infilato velocemente le scarpe e sono uscito dalla baita.

Rischiarato dalla sola luce della luna, ho attraversato i dieci metri che mi distanziavano dal "Bagnio". La neve scendeva fitta, con grossi e candidi fiocchi bianchi. Sono entrato in quello stanzino gelato con il solo buco nel pavimento. Vi giuro che le fitte erano talmente forti da far passare in secondo piano il freddo glaciale. Mi sono... diciamo... liberato delle mie pene, ma a un certo punto, mentre accovacciato con i pantaloni calati e le mani sulla pancia scacciavo dolori, freddo e quant'altro, mi è sembrato di sentire una voce. Ho trattenuto il fiato e allungato le orecchie: qualcuno piangeva, parevano i gemiti strozzati di una bambina. Erano lontani, ovattati e un po' metallici. A dir poco inquietanti.

Poi il pianto è improvvisamente cessato. A quel punto ho tirato su i pantaloni in fretta e furia e sono uscito all'esterno. Ho girato intorno alla baracca di legno adibita a deposito fino al gruppo elettrogeno: la neve era inviolata.

― C'è qualcuno? ― ho chiamato. Ma non ho ricevuto alcuna risposta. Ero disorientato.
Scacciati i dolori intestinali avevo cominciato a sentire freddo, un terribile freddo. Così sono rientrato nella baita e mi sono rimesso a letto.

Pensandoci stamani, forse mi sono immaginato tutto, eppure...

Quando mi sono rimesso sotto le coperte il letto era freddo, a dir poco gelato, il camino nella cosiddetta zona giorno, spento. I crampi erano spariti ma il mio intestino era ancora in fase di assestamento. Per evitare di avere una ricaduta mi sono alzato con l'intenzione di recuperare un'ulteriore coperta quando in fondo alla zona notte si è mosso qualcosa.

― Chi c'è? ―– ho chiamato a gran voce.

Ero ancora turbato per quei vagiti di bambina che continuavano a risuonarmi nella mente. A tal proposito potrei raccontarvi decine di storie su spiriti erranti che abitano i boschi. Alberto e la Penti, il primo perché ha una prozia che parla appunto con gli spiriti della terra, la seconda per il suo proselitismo filo-ecologico, ce ne hanno propinate a bizzeffe, anche e soprattutto con bambini come protagonisti. Magari prossimamente.

Per adesso vi basti pensare che, singhiozzi di bambina o non singhiozzi di bambina, spiriti o non spiriti, qualcosa si stava davvero muovendo nel buio pesto infondo a quel dormitorio disperso nelle Alpi Cozie.

Ho recuperato lo smartphone e l'ho acceso. Ho attivato la app-torcia e rischiarato la zona più lontana scoprendo l'arcano mistero. Accanto all'ultimo letto, intento ad annusarne le coperte, c'era un cinghiale bello grosso.

Sono immediatamente scappato al secondo piano del letto a castello.

Bruno mi aveva detto che nel cassettino della credenza c'era una pistola, e di non disdegnare di farne uso in caso di necessità. Mi aveva anche ragguagliato sulla presenza di lupi e orsi nella zona. E io, stupidamente, preso dai dolori alla pancia, senza pensarci, quando sono uscito per andare in bagno ho lasciato la porta aperta temendo di rimanere chiuso fuori. Il cinghiale doveva essere entrato proprio in quel momento, forse alla ricerca di cibo.

A quel punto le alternative erano sostanzialmente tre:

1. Scendere e cercare di mandare fuori il cinghiale.

2. Trovare la pistola e liberarmi di quell'ospite indesiderato.

3. Far finta di nulla e traslocare nella branda più in alto del letto a castello e rimandare all'indomani il da farsi.

Mi sembravano una peggio dell'altra.

Dopo un bel dieci minuti di un'inutile attesa sono sceso cautamente dal secondo piano del letto a castello e con circospezione mi sono spostato nella zona giorno. Ho acceso tutti e quattro i fuochi del fornello a gas e spalancata la porta di uscita, incrociando le dita nella speranza che all'esterno non ci fosse in attesa qualche altro animale selvatico.

Ho poi aspettato quasi cinque minuti in piedi sul tavolo, ma nulla. Il cinghiale non si è fatto vivo.

Sono tornato allora nella zona notte scoprendo che si era messo a dormire ai piedi dell'ultima branda come se nulla fosse.

Urgevano le maniere forti!

Ho recuperato una scopa e, saltando di branda in branda, ho raggiunto quella sotto la quale dormiva il cinghiale. Ho poi preso a punzecchiarlo con il manico, ma con cautela.

Avevo già raccontato dello zio di Alberto che produce insaccati di cinghiale spacciandoli per prodotti di provenienza suina allevati con il metodo bio. Una volta Alberto ci raccontò che il socio di suo zio venne caricato proprio da un cinghiale e perse l'uso delle gambe. Me ne ricordo perché, in seguito a quella disavventura, ormai bloccato su una sedia a rotelle, l'ex socio si diede alla tromba con una particolare preferenza per i cosiddetti "Segnali di tromba" (gli squilli militari che scandiscono la vita di caserma) e so di per certo che ha in ballo una causa con i vicini. Tra l'altro, adesso che ci penso, mi sembra sia anche lui assistito dall'avvocato Gentiloni.

Ma torniamo a noi.

Io non volevo certo fare la stessa fine. Il sonno se n'era ormai andato però ero più che intenzionato a liberarmi del cinghiale, chiudere la baita e tornare a dormire. Così, dopo innumerevoli e timidi colpetti che non avevano sortito alcun effetto, gli ho tirato una legnata sulla testa.

Il cinghiale si è svegliato di soprassalto ed è scattato verso l'uscita schiantandosi contro la gamba di un letto a castello. È poi sguinzagliato nella zona giorno, ma quando sono tornato a vedere, non c'era più.

Ci ho messo quasi un'ora poi a prendere sonno, soprattutto per il freddo. Che dire, una notte decisamente movimentata.

Un'ultima cosa: ho controllato, c'è davvero una pistola nel cassetto della credenza!

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