La vedova Virelli, 21 marzo 2020

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Ieri, venerdì, sono rincasato dopo mezzanotte, l'ultima consegna l'ho fatta che l'orologio segnava le 23,50 in una viletta di Aneti. I proprietari, due sessantacinquenni, erano già a letto e ci hanno messo quasi cinque minuti a rispondere al citofono.

Al negozio stiamo lavorando come dei dannati.

Questa cosa, nonostante sia a pezzi, mi rassicura: forse finalmente la gente ha capito che deve restare a casa sebbene qualcuno per le strade, con il cane al seguito, lo si veda anche se non sono in grado di dire se sia solo sceso sotto casa per farlo sgambettare o se ne approfitti per un giro più ampio.

Quello che posso dire con certezza è che le polizie comunali sono particolarmente attive e le multe fioccano. Io stesso sono stato fermato nell'arco di dieci giorni ben quattro volte. Però ormai i vigili sanno chi sono e appena mi riconoscono, ma soprattutto vedono la Fiesta piena zeppa di borse e cartoni, mi invitano a proseguire.

Se qualche giorno fa avevo scritto di qualcuno dei nostri piuttosto particolari clienti, Vanessa Balenam su tutti, ce ne sono una buona parte che apprezzano davvero il servizio che forniamo. Sono in molti che elargiscono anche mance non indifferenti. Io consegno fino all'ultimo centesimo alla signora Lisetta benché lei continui a insistere che dovrei tenere quei soldi per me. Ma non sarebbe giusto. Se è vero che la spesa la recapita il sottoscritto è altrettanto vero che Girolamo e Laura si fanno in quattro per scaricare i camion dei fornitori che giornalmente arrivano al negozio e a preparare cartoni e sacchetti, mentre la signora Lisetta prende le telefonate e prepara il conto oltre che stare alla cassa e occuparsi di una decina di altre incombenze. Senza poi contare che quei tre devono anche servire quella parte di clientela che arriva direttamente in negozio, un'attività tutt'altro che agevole viste le limitazioni imposte per contenere l'epidemia.

Oggi mi è capitata una cosa simpatica. Ho consegnato la spesa alla vedova Virelli, un'ultraottantenne di Dovise. Nonostante l'età e qualche acciacco vive ancora da sola. La settimana scorsa è stata ripresa più volte dalle forze dell'ordine perché, forte delle sue abitudini, ogni mattina si recava in paese per acquistare le sue due mantovane.

I vigili l'avevano fermata e riportata a casa già sei volte.

Venutolo a sapere, la mamma si era presa la premura di contattarla telefonicamente spigandole che il negozio della signora Lisetta fa appunto servizio a domicilio e il sottoscritto le avrebbe consegnato il pane ogni giorno.

Così è una settimana che quando rientro in negozio a metà mattina, dopo aver bevuto il caffè e prima di riprendere il giro di consegne, torno a Dovise, suono alla vedova Virelli, salgo le tre rampe di scale e le lascio il pane sullo zerbino. Recarsi quotidianamente da un anziano per consegnare solo un paio di mantovane sembra una pazzia, ma pensatelo come un atto caritatevole.

Oggi però, quando ho raggiunto il pianerottolo, me la sono trovata sulla porta in vestaglia. Pareva agitata. Io naturalmente indossavo mascherina e guanti. Mi ha confidato tremante che alla radio aveva sentito che la gente muore per il Coronavirus (che lei chiama Polmonavirus) e che anche io dovrei stare in casa evitando di andare in giro. Quindi mi ha allungato cinquanta euri e un sacco dell'immondizia, uno di quelli neri che si usavano una volta prima che venissero sostituiti con quelli rossi del comune per la differenziata. Era ripiegato ordinatamente su sé stesso.

― Per proteggerti ― mi ha sussurrato preoccupata.

L'ho aperto ritrovandomi in mano una specie di tuta impermeabile fatta con i sacchi dell'immondizia.

Mi ha commosso, avrei voluto abbracciarla. Mi sono limitato a ringraziare e ad andarmene con la tuta e la mancia: ha tanto insistito che prendessi tutti quei soldi che non sono riuscito a rifiutare.

Le ho detto che con il pane è a posto per tutto l'anno.

Ps: la mamma ha vinto il concorso radiofonico di Don Fernando che in settimana aveva rispolverato il mai tramontato barattolo di fagioli facendone girare l'immagine sui social. Proprio mentre mi accingevo ad aggiornare il mio blog, la mamma ne ha azzeccato il numero: ben 1763. Il premio? Gli stessi fagioli che le verranno consegnati alla fine di questa prigionia forzata.

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