Strade vuote, 23 marzo 2020

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Ormai sono fuori praticamente dalla mattina alla notte.

Le informazioni sull'evolversi di questa pandemia mi arrivano quasi esclusivamente dal radiogiornale che ascolto in macchina quando mi sposto da un cliente all'altro. Onestamente, faccio un po' fatica a decifrare la situazione.

Se alla mattina sembra che la situazione migliori in termini di contagiati/morti/guariti ecco che i numeri della sera sono un pugnale conficcato nella schiena.

A parte qualche automobile lungo le arterie che conducono al supermercato di zona, e le volanti delle forze dell'ordine atte a verificare il rispetto del coprifuoco, non si vede in giro praticamente nessuno.

Eppure, ho sentito di decine di persone multate per non aver rispettato le regole. Io stesso, mentre aspettavo il verde fermo a un semaforo, ho visto una persona con cane al guinzaglio attraversare la strada. Peccato che il cane, vi giuro, fosse finto. L'ho raccontato a Girolamo durante la pausa sigaretta strappandogli un sorriso, ma questo fa capire come, nonostante un'epidemia mortale che miete decine di vittime ogni giorno, qualcuno non voglia egoisticamente rinunciare a quello che pensa sia un proprio diritto inoppugnabile.

Mi domando se quando questa piaga sarà passata le persone riprenderanno la vita di sempre infischiandosene di questi giorni terribili o se gli strascichi di quanto vissuto serviranno da lezione per indurle a comportarsi meglio. Spero di sbagliarmi ma francamente sono pessimista.

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