Villa Suadente, Giorno 1 Parte 4

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Che notte! Dormito poco o nulla. Mi sono coricato verso le ventitré, dopo aver accompagnato la marchesa-contessa nella sua stanza che per la cronaca è ubicata a circa un venti metri dalla mia (in mezzo ce ne sono altre ma al momento mi sfugge chi siano gli inquilini). Quella donna, quando parla, è un treno merci che non conosce stazione. Vi giuro che ho dovuto fingere un mal di testa per staccarmela di dosso.

Mi sono svegliato trafelato nel bel mezzo della notte, le lancette dell'orologio sulla parete segnavano le due in punto. C'era rumore nel corridoio, una voce maschile parlava ad alta voce. Mi sono alzato e l'occhio è fuggito fuori dalla finestra dove Venusia, in camicia da notte, camminava intorno alla fontana con i due amanti al centro.

Ho aperto la porta della mia stanza e mi sono ritrovato a osservare Gianluca Biacco, l'investigatore con problemi di alcol che parlava a una parete nel corridoio. Lui nemmeno ha fatto caso a me, pareva spiritato.

― Lucrezia, chi ti ha ucciso? ― ha vociferato al muro.

― Le ossa, devi cercare nelle ossa ― ha risposto una voce femminile ancora più spiritata. E vi giuro che proveniva dalla parete davanti a lui.

― Non ho trovato nulla, Lucrezia.

― Le ossa... il coniglio...

A quel punto l'investigatore Biacco si è lasciato cadere in ginocchio. Ha posato le mani sulla parete e si è messo a piangere.

― Non ci riesco, Lucrezia, aiutami.

― Chi è Lucrezia? ― ho domandato io.

Nemmeno avessi bestemmiato. Gianluca Biacco si è voltato verso di me. La disperazione in una frazione di secondo è mutata in furia. Si è alzato e si è lanciato all'attacco con i pugni alzati.

― L'hai interrotta ― ha borbottato cercando di colpirmi. Io mi sono scansato appena in tempo per evitare un diretto che puntava dritto il mio naso. L'ispettore ha allora stretto le mani sul mio collo, ma mi è bastato uno spintone per levarmelo di dosso. A quel punto ha scagliato un pugno di rabbia al muro ed è scappato nella sua stanza.

Nel corridoio è tornato il silenzio. Sono rientrato anch'io nella mia e mi sono affacciato alla finestra. I due amanti zampillavano acqua dagli occhi. Di Venusia non c'era traccia.

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