È Carnevale (parte 2), 23 febbraio 2020

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Dopo aver bevuto i due Cuba Libre, io e Gianni abbiamo dato i due bicchieri vuoti alla Penti che è poi sparita in bagno. È tornata un paio di minuti dopo con i bicchieri colmi per metà. All'interno c'era un liquido giallo che non lasciava spazio a interpretazioni.

― A voi il compito di riempirlo fino all'orlo e svuotarlo in testa a quell'idiota che per la cronaca è appena sparito nel bagno degli uomini insieme a Biancaneve con l'intenzione di mostrarle il terzo gioiello. Io e Gianni non abbiamo osato controbattere, la Penti era nera.

Siamo entrati nella toilette maschile, stranamente era deserta. Ci siamo appropinquati agli urinali e abbiamo fatto il nostro dovere.

― Fuori ― ha inveito il formichiere all'interno di uno dei box chiusi ― prendetevi una ragazza e fatevi ospitare nel cesso delle donne.

Gianni mi ha allungato il suo bicchiere e mi ha fatto segno che sarebbe uscito.
Gli ho fatto no con la testa, ma quel disgraziato del mio amico era già alla porta. Facendo rumore l'ha aperta ed è uscito sbattendola.

Mi sono avvicinato ai box chiusi (immaginatevi qualcosa di simile a quelli che si trovano negli autogrill) con i due bicchieri fra le mani.

― Certo che ti sei scelto un costume un po' scomodo ― ho sentito dire dalla ragazza.

Il formichiere ha grugnito come un animale preistorico, poi si è messo a ridere.

Sono entrato nel box di fianco al loro. Ero un fiume di sudore sotto il costume da vichingo. Sono salito cautamente sulla tavoletta del water.

― Non riesco a tirar giù la cerniera, si è incastrata ― ha detto la ragazza.

A quel punto ho alzato i bicchieri sopra il divisorio e ho sversato più di mezzo litro di urina in testa a quei due. Quindi via di corsa come il vento.

Appena ho rimesso piedi nella sala è sbucata la Penti che mi ha preso sottobraccio e mi ha rubato un bicchiere dalle mani. Come se nulla fosse ci siamo spostati verso i divanetti quando dal bagno è uscito il formichiere sbraitando come un ossesso. Il pelo rosa era tutto bagnato. Io non sono riuscito a ridere. La Penti era una maschera di ghiaccio. Barbara, Nunzia e Gianni erano appostati al lato della pista. Nunzia aveva gli occhi arrossati.

― Chi è stato? ― ha urlato il formichiere.

Un tipo vestito da cavaliere gli si è avvicinato e gli ha detto: ― A fare cosa?

― Uno scherzo di merda.

E quell'altro: ― È Carnevale.

Il formichiere gli ha tirato un gancio non da scherzo e l'ha mandato al tappeto.

Siamo usciti tutti e cinque dalla discoteca e abbiamo raggiunto la Clio di Gianni.

― Nunzia si deve cambiare ― ha chiosato Barbara ― (le ragazze portano sempre un ricambio). E la Penti a Gianni: ― Hai per caso una chiave inglese o un cacciavite?

Gianni ha tirato fuori un cacciavite e un set completo di chiavi inglesi. La Penti ha afferrato il cacciavite ed è partita a testa bassa come una vera vichinga in direzione dell'ingresso della discoteca. Io e Gianni dietro.

Trenta metri prima abbiamo girato a destra e proseguito per altri venti fino a una zona dove c'erano posteggiate una decina di auto.

La Penti si è avvicinata a un'Alfa Romeo Giulietta. Con il cacciavite ha bucato tutte e quattro le gomme. Poi un bel giro su entrambe le fiancate facendo stridere l'arma bianca.

― Sei matta? ― ho bisbigliato. Nemmeno mi ha guardato.

Ha preso a incidere il cofano e fin quando non ha terminato non ha alzato la testa.

La scritta, grande quanto il cofano, diceva: È Carnevale.

― È quella del formichiere? ― le ho chiesto.

― No, del buttafuori, sono fratelli. Il terzo imbecille che ha partorito la loro madre è un mio collega.

Quindi ha scaraventato il cacciavite su uno specchietto mandandolo in frantumi, ha girato le spalle e si è incamminata con passo deciso verso la Clio di Gianni.

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