La dottoressa Solaria Comporellen , 24 febbraio 2020

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In mattinata, prima di entrare nell'ambulatorio rimesso a nuovo per l'arrivo della dottoressa Comporellen, ho preso un caffè dal Beppo. Volevo dare un'occhiata al giornale di ieri (domenica) per leggere l'articolo sull'Ultra Fiamma di cui aveva parlato Alberto. Non è servito, perché il giornale di oggi riprendeva la notizia nelle pagine interne dedicate alla cronaca locale dove spiccava la foto dell'Alfa Giulietta ricamata con un cacciavite dalla Penti: un vero scempio. Si parla di un danno di almeno 5000 € più il costo delle gomme. A fianco c'era una foto del proprietario, il buttafuori vestito da soldato cubano che risponde al nome di Ferruccio Colt, il quale ha sporto denuncia e al momento è sotto custodia cautelare per il reato di rissa e lesioni: oltre ad avere spaccato il naso e due denti a un tale di nome Giulio Palombelli, è stato protagonista tutt'altro che passivo della rissa che ha portato all'arresto del fratello Paolo (quello vestito da Formichiere) insieme a un'altra decina di persone.

Nell'articolo veniva anche riportato quanto predetto dalla Penti: il sistema di videosorveglianza era fuori uso per un guasto verificatosi accidentalmente, guarda caso, proprio lo scorso sabato in occasione del party di Carnevale. Del nostro commando di vichinghi non si faceva parola.

A quel punto ho consumato il mio caffè e sono entrato nello studio medico. C'erano varie persone nella sala d'aspetto. È uscita un paio di volte la sorella del Marchino per chiamare i suoi assistiti. Mi ha visto ma non mi ha salutato. Poi un altoparlante incassato nel muro ha fatto il mio nome e la porta dell'ex ambulatorio del dottor Galletta si è aperta automaticamente. È uscita una donna anziana, residente in paese, che ho visto spesso ma della quale ignoro il nome. Le ho fatto un cenno di saluto con la testa e sono entrato. La porta si è richiusa alle mie spalle.

L'ambulatorio nulla c'entra con quello che fu del dottor Galletta. Niente tavoli o scaffali. Nessun libro o scatola di medicinali. Nessun lettino per le visite. Solo un grande schermo LCD sulla parete, un appendiabiti, una multifunzione in un angolo e uno strano marchingegno color panna, simile a un cubo con gli angoli smussati di un metro e cinquanta per lato, ubicato al centro dell'ambulatorio.

Lo schermo si è illuminato ed è comparso il solito viso amorfo. Mi ha dato il benvenuto facendo il mio nome e mi ha chiesto di confermare alcune generalità. Ho notato che c'erano diverse telecamere incassate nel muro e sul soffitto.

Poi il volto sullo schermo si è presentato: ― Sono la dottoressa Solaria Comporellen, il tuo nuovo medico curante. Vista l'età mi permetto di darti del tu, ma se ci sono problemi posso passare al lei.

― Nessun problema ― ho risposto.

― Ottimo ― ha ripreso la voce ― forse ti aspettavi una persona in carne ed ossa. Lo sono, ma visto che ho in cura più di cinquemila pazienti su cinque paesi differenti, e non avendo il dono dell'ubiquità, mi avvalgo della tecnologia per assistervi al meglio.

Ero francamente un po' perplesso. Soprattutto non capivo il perché non si mostrasse in video con il suo volto. Pareva un alieno. Come se avesse intuito i mei pensieri ha detto: ― Non mi mostro con il mio volto perché utilizzare qualcuno caro al paziente è stato comprovato scientificamente che ha effetti potenzialmente migliori in caso di prescrizione di terapie curative. Hai preferenze? Genitori, amici, parenti, conoscenti?

― Non saprei.

― Pentesilea Maria Mazzocchi potrebbe andar bene? Sul tuo telefono vedo che vi sentite spesso.

― Come fa ad avere accesso al mio telefono?

― Hai installato l'app e dato il consenso al trattamento dei dati personali. Preferisci tua madre?

― Pentesilea va bene.

A quelle parole il volto di Pentesilea si è sostituito a quello amorfo sullo schermo, anche il tono di voce è diventato uguale a quello della Penti. L'avatar ha continuato.

― Ottimo. Passiamo alla visita ora. Hai problemi a spogliarti completamente per questa prima visita conoscitiva?

― Francamente preferirei mantenere l'intimo ― ho risposto titubante a quella Penti virtuale. Sentivo addosso tutte le telecamere come tanti occhi.

A quel punto il cubo si è aperto mostrando una pedana rotonda. In mutande mi ci sono appostato sopra. La Penti virtuale mi ha chiesto di infilare un bracciale di stoffa sul braccio, uno sulla caviglia e un paio di guanti. Il cubo si è richiuso.

I dieci minuti successivi sono stati un test conoscitivo a trecentosessanta gradi sul sottoscritto che ha spaziato dalla mia presunta attività lavorativa, alla famiglia, gli interessi, le amicizie, fidanzate e attività sessuale, il tutto mentre il macchinario emetteva strani suoni. Sicuramente mi è stata provata la pressione perché ho sentito il bracciale sul bicipite gonfiarsi e sgonfiarsi almeno tre volte.

Alla fine il cubo si è riaperto e la Penti mi ha invitato a rivestirmi.

Il verdetto? La Pentesilea virtuale è stata perentoria. La mia aspettativa di vita è di anni cinquantadue. Ho un po' di scogliosi e un dismorfismo al piede destro. Devo mettermi a fare sport, trovare un lavoro e una fidanzata, cambiare dieta. Inoltre, sospendere le sedute di analisi della dottoressa Giulia che secondo l'avatar sono inutili e deleterie.

La dottoressa Comporellen (o chiunque si celi dietro a quelle telecamere) vuol rivedermi fra due mesi. Dalla stampante è uscita una dieta da seguire per i prossimi sessanta giorni.

Quando ho lasciato lo studio medico ho dato un occhio allo Smartphone. L'app PianetaSolaria era aperta. La Penti mi fissava con sguardo asettico, almeno così mi è sembrato.

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