Alla Baita (Parte 13), 12 febbraio 2020

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Erano le 22,30. Che ci crediate o no mi sono rimesso a riparare il gruppo elettrogeno. Non sono stati i duemila euro che Beppe mi aveva allungato sull'unghia, bensì la pistola che mi aveva puntato di nuovo contro quando mi sono lasciato sfuggire che ero a conoscenza della password della cassaforte.

Ho tentato con lo stesso sistema di qualche ora prima: un bel calcione al motore di quel rudere e poi via a premere il tastone verde. Ma nulla. Il miracolo del pomeriggio non si è ripetuto. Beppe era stizzito. È andato nel deposito e ha recuperato la tanica di benzina. Ha svitato il tappo e rabboccato il serbatoio. Ma era già pieno e, come era successo anche a me il giorno prima, parte del combustibile è fiumato per terra. A quel punto ha cominciato a tirare calcioni al serbatoio e al motore.

― C'è un magnetotermico nell'antibagno ― gli ho spiegato ― forse manda in blocco il gruppo elettrogeno. Beppe mi ha fatto segno con la pistola di provvedere.

Ho fatto il giro intorno alla costruzione in legno e sono entrato dentro. Il magnetotermico era abbassato. Allora ho tirato su la levetta. Ho fatto giusto appena in tempo a uscire che ho sentito il secondo forte boato della giornata, ma completamente differente rispetto a quello della slavina, pareva fosse esplosa una bomba.

Da dietro la costruzione in legno, dove era ubicato il gruppo elettrogeno, si è levata una fiammata. Ho fatto il giro e ho trovato Beppe sbalzato a una ventina di metri di distanza in mezzo alla neve e il serbatoio del gruppo elettrogeno esploso. Le fiamme stavano attaccando la parete in legno della baita.

Dal bosco sono usciti Helon e Lami. Parevano due fantasmi. Di Yousseff e Zahra non c'era traccia. Son corso loro incontro. In quello stesso momento dal sentiero che porta verso valle sono spuntati dei soldati agghindati con tute mimetiche bianche insieme al commissario Milesi.

E qui si conclude la mia epopea in mezzo alla neve. Mentre scrivo sono gradito ospite della polizia francese presso l'hotel Flèche Rouge. Mi è stato sequestrato il cellulare e non posso lasciare Bardonecchia. Pare che il sottoscritto sia finito al centro di un traffico internazionale di essere umani sul quale la polizia italiana e quella d'oltralpe stanno investigando da tempo.

La mia posizione è ancora tutta da chiarire. Se la mia fedina penale fosse pulita sarei già Dovise, ma tra il dottor Galletta, il traffico di farmaci della Medi Orobica e la denuncia della signora Dovis, la Police non crede completamente alla mia totale estraneità ai fatti dell'ultim'ora. Però il commissario Milesi, e soprattutto la testimonianza di Helon, penso abbiano contribuito a scagionare questo povero Cristo che nell'ultimo periodo sembra essere stato preso di mira dalla cattiva sorte.

Per la cronaca: Beppe è stato portato all'ospedale con l'elisoccorso ma se la caverà. Di Bruno non si sa nulla, né tantomeno di Youssef e Zahra (che presumo siano morti sotto tonnellate di neve). "Il Bagnio" non esiste più, è collassato sotto le fiamme che per fortuna non hanno raggiunto il rifugio Casetti a cui credo servirà presto un buon elettricista e soprattutto un nuovo gruppo elettrogeno.

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