Alla Baita (Parte2), 6 Febbraio 2020

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Siamo giunti a destinazione verso le due e mezza.

La baita, o meglio secondo una targa in legno incisa con una sorta di pirografo "Il rifugio Cassetti", è un edificio di modeste dimensioni. I muri in pietra e cemento grezzo sono nascosti da mezzo metro d'inviolata e candida neve. Il tetto, anch'esso ammantato da una spanna di manto bianco, è stato realizzato con grigie pietre di ardesia, appoggiate, forse a secco, su cilindrici e consumati travetti in legno che sporgono leggermente dalla linea di gronda e sui quali piccole stalattiti di ghiaccio, una in fila all'altra, corrono per tutta la lunghezza della baita. Sulla facciata principale ci sono due finestre chiuse da scuri bruciati dal sole e una porta di metallo pitturata con uno smalto verde, più consona a una sorta di deposito che a un accogliente punto di ristoro per scampagnate domenicali. Completa questo spettacolo di tetra desolazione un comignolo in pietra che sembra essere stato appoggiato per sbaglio in mezzo al tetto.

Sulla destra, a una decina di metri di distanza, c'è una seconda costruzione in legno, una specie di catapecchia dove sono ubicati i bagni, la dispensa e il deposito attrezzi. Il resto, se c'è un resto, è debitamente nascosto dalla neve.

Devo dire che di primo acchito mi sono sentito un po' fuori posto, una sensazione che col passare del tempo non si è affatto attutita. Soprattutto dopo che Bruno mi ha spiegato i miei compiti.

Dopo che siamo entrati all'interno ha spalancato gli scuri e messo su il caffè sopra un fornello alimentato da una bombola di gas. Quindi ha aperto lo zaino e ha estratto un paio di panini lanciandomene uno.

― Adesso ti spiego quello che devi fare ― ha farfugliato mentre azzannava freneticamente pezzi di panino ― nulla di complicato s'intende, ma bisogna fare attenzione. La baita come vedi ha bisogno di qualche lavoretto. Non che a me non vada bene così com'è, s'intende, ma quei tangheri dell'ASL sono spuntati di punto in bianco durante le feste e mi hanno rifilato 500 € di multa, che il diavolo li porti. Quelli sono parassiti, è gente che vive con i soldi di noi poveri e onesti lavoratori.

― È capitato anche... ― ho tentato di replicare ripensando agli alberi di Dovise, ma Bruno non mi ha lasciato continuare.

― Non è che hai parenti che lavorano all'ASL, vero?

― No, però mi è capitato...

― Bene ragazzo. Intanto tieni questi.

Bruno ha tirato fuori dalla tasca un rotolo di banconote stretto in un elastico rosso e mi ha allungato due pezzi da 50€. Solo in un paio di occasioni mi era capitata una situazione simile. La prima quando lavoravo per una cooperativa che mi aveva mandato da un altolocato proprietario di una lussuosissima villa per lavori di giardinaggio. Il suddetto mi aveva elargito euro 20 per avergli liberato il viale d'ingresso dalle foglie. La seconda per aver badato alla figlioletta di un tizio in doppio petto nella sala d'attesa di uno scialbo studio dentistico.

Li ho presi con un poco di circospezione. Bruno ha fatto un cenno con la testa e ha continuato.

― Adesso ascolta bene. Primo: la baita è senza corrente. Come ti ho detto il gruppo elettrogeno è fuori uso, è di primaria importanza rimetterlo in funzione quanto prima. Secondo: il camino è intasato e non tira bene, lo senti il fumo che c'è nonostante sia spento? Puliscilo, nel capanno degli attrezzi troverai tutto l'occorrente. Terzo: il cesso non scarica. Bisogna inoltre sistemare due prese difettose e sostituire alcuni cavi dell'impianto elettrico. Controlla anche la messa a terra già che ci sei. Poi dai un occhio al rubinetto del lavandino e una controllata allo scarico.

Mi sono voltato verso il lavello in pietra.

― Non senti niente perché l'acqua è chiusa ― ha aggiunto Bruno grattandosi la barba. Quindi ha tossito, si è alzato e ha versato il caffè a entrambi rabboccando la tazzina fino al bordo con la grappa. Ha bevuto tutto in un sorso e ha riempito di nuovo la tazzina con la grappa: ― C'è anche qualche lavoro di falegnameria, poca roba se venivate in tre... penso che comunque te la caverai benissimo anche da solo. Naturalmente a fine lavori devi rilasciarmi certificati e quant'altro per attestare a quei mangiagatti dell'ASL che tutto è in regola. Penso che una settimana sia sufficiente per fare tutto, che dici?

Ho accennato a una risposta ma Bruno, ancora una volta, mi ha surclassato.

― Un'ultima cosa, stasera non ti faccio compagnia, torno in paese. Problemi con la moglie, sai? E poi magari sono arrivati i tuoi colleghi. Sei sposato?

Gli ho fatto cenno di no pensando alla Penti.

― Meglio così, solo problemi, credimi. Ricordati che il cesso è fuori, dietro la baita, le chiavi sono nel secondo cassetto. E stai Attento: questa è zona di orsi e di lupi. Non ne ho mai visti ma si sentono di notte. Li sotto c'è la bombola del gas e accanto i manicotti dell'acqua. All'ingresso, dietro i pannelli di legno, c'è il quadro elettrico. Su ogni letto ci sono già lenzuola e coperte. Non sono state ancora lavate, ma non mi sembri un tipo che si fa problemi. La settimana prossima le portiamo in paese per il cambio. La dispensa è piena. Hai Domande?

― No... ― ho risposto sbigottito.

― Bene, ragazzo mio. Non combinare guai, ci vediamo domani.

A quel punto si è versato altra grappa nella tazzina e ha bevuto alla goccia. Si è poi pulito il maglione dalle briciole, infilato giaccone e passamontagna, e si è diretto verso la porta dicendomi: ― A domani, e ricorda: prima di tutto il gruppo elettrogeno.

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