Alla Baita (Parte 12), 12 febbraio 2020

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L'uomo mi si è avvicinato. Se Bruno lo si poteva paragonare a una specie di mulo da montagna, quell'uomo ne era l'esatta antitesi. Anche lui sui sessanta, abbronzato e con una dentatura perfetta, aveva un fisico allenato e uno sguardo malizioso, ed era parecchio irritato.

― Dov'è il Babba? ― ha esordito squadrandomi dall'alto verso il basso.

― Chi è il Babba? ― ho risposto lasciandomi cadere a terra. Ero distrutto. Ansimavo.

― Bruno Barbacci, il Babba.

― È tornato a valle ieri. Problemi con la moglie.

― Sì, con la moglie dei miei stivali. Tu chi diavolo saresti?

― L'elettricista.

― Bene elettricista. Quando ti ha detto che torna?

― Doveva tornare oggi, ma non si è visto... forse domani.

― Come domani?

L'uomo ha imprecato e dato un calcio alla neve, poi ha dichiarato: ― Stanotte mi fermo qui. E domani il Babba farà bene a farsi vivo. Adesso tu vieni con me e mi prepari un caffè. C'è ancora un po' di quella schifezza che quel vecchio baldraccone distilla di nascosto?

― Non c'è corrente, dovevo riparare il gruppo elettrogeno.

― E invece di ripararlo con una giornata come questa hai pensato bene di farti un giro in montagna, vero? Comunque la corrente non serve per fare il caffè. Il fornello va a gas.

― Sì, ma...

― Ma un beato piffero. Forza ragazzo, vai dentro e metti su la moka. Cribbio, sto gelando dal freddo.

Siamo entrati nella baita. Beppe (almeno così si è presentato, il cognome non è dato sapersi) era un amico di Bruno.

Francamente, vista la pistola con la quale mi aveva accolto, sono rimasto sul chi va là evitando di fare parola dei quattro clandestini. Ho fatto due più due. Bruno aveva anche lui una pistola e trafficava in esseri umani facendoli entrare in Francia attraverso il Passo della Scala. Probabilmente i due condividevano loschi affari.

Ho recuperato il mio cellulare, oramai spento, che Youssef aveva abbandonato sul tavolo. L'ho mostrato a Beppe chiedendogli se potessi fare una telefonata con il suo. Ma neanche il suo IPhone aveva segnale.

Il colloquio che ne è seguito è stato, giuro, qualcosa di surreale.

Riporto quanto mi ricordo in modo che potete farvi un'idea.

― Dì un po' ― mi ha domandato Beppe mentre riempivo la moka ― che ti ha detto il Babba riguardo alla moglie?

― Nulla di particolare, mi ha solo chiesto se ero sposato.

― E lo sei?

― No.

― E fai bene, ragazzo. Sono stato spostato due volte, una peggio dell'altra. La mia prima moglie oltre a essere un gran pezzo di gnocca era anche strapiena di soldi. È così che te le devi cercare: gnocche e strapiene di soldi, soprattutto strapiene di soldi. E fin che riesci ti fai la bella vita tanto prima o poi ci si manda al diavolo comunque. Il problema di essere sposato con una donna che ha più soldi di te è che ti fa pesare qualsiasi cosa o, come dice Bruno, ti tiene per l'uccello. È comunque meglio che avere una moglie brutta, squattrinata e pure rompicoglioni. Io, ragazzo, ho trovato anche di peggio. La mia seconda moglie oltre che essere una rompiballe d'annata e orrenda come un fagiano schiacciato, era pure vegana. Hai idea di cosa significhi essere sposato con una moglie vegana?

― Posso immaginare...

― Niente barbecue, niente Fiorentina o controfiletto, niente arrosto con polenta, niente di niente. Pensa che a pranzo beve solo frullati di verdura. Se mangi in questo modo la natura prima o poi si ribella. Ti dirò una cosa che mi riferì tempo addietro un mio amico cugino di un cardiologo, e non uno qualunque, uno in gamba. Era primario in un qualche ospedale inglese o giù di lì. Se il sangue è rosso e non blu o bianco, c'è un motivo. Se lo mantieni di un bel rosso intenso stai sicuro che vivrai cent'anni, ma se comincia a sbiadirsi, allora lì sì che iniziano i problemi. E che cosa c'è di meglio di una bella grigliata accompagnata da un paio di fiaschetti di buon vino rosso per mantenerlo del giusto colore. Ma torniamo a noi. Cosa mi dicevi che sei venuto a fare al rifugio Cassetti?

― Dovevo riparare il gruppo elettrogeno.

― E ci sei riuscito?

― Sì e no. Qualche ora fa sono riuscito a farlo ripartire, ma poi si è bloccato di nuovo.
― Ho visto. Manca corrente nella dispensa.

A quel punto Beppe ha recuperato la sua giacca tecnica. Da una tasca ha tirato fuori anche lui un rotolo di banconote, pezzi da cento. Ha tolto l'elastico, ha umettato il pollice e ne ha contate una ventina.

― Tieni ― mi ha detto allungandomele – se riesci a far ripartire il gruppo elettrogeno entro un'ora te ne do altre venti.

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