5. Grace

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Accettai di accompagnare Jasmine al parco solo perché studiare all'area aperta mi faceva studiare meglio, e anche le pause studio erano più rilassanti.
Dario era lì ad aspettare Jasmine, aveva dei jeans baggy blu e una maglietta larga viola con un berretto dello stesso colore, sembrava finalmente un tipo apposto, l'opposto dei ragazzi con cui era uscita mia sorella in precedenza, strapieni di tatuaggi e dall'aspetto volgare, non si giudica un libro dalla copertina, ma avendoli conosciuti la loro estetica era tale e quale al loro carattere. Speravo davvero con tutta me stessa che mia sorella riuscisse a trovare la felicità e non soffrisse più come aveva sofferto per il suo "storico" ex amore Niccolò, il quale nonostante due tradimenti venuti allo scoperto aveva sempre negato e fatto finta di nulla. Mia sorella era quasi finita in terapia per quella spiacevole situazione, e lei era il tipo di persona che trovava la terapia inutile... solo quando le dicemmo che io, nostra madre e Leonardo avremmo rigato la macchina di Niccolò si sentì un po' meglio e ci abbracciò.
Dario saluto' Jasmine con un bacio sulla guancia e poi salutò me sorridendomi, era un ragazzo molto solare, cosa che non aveva notato la sera prima.
Li salutai e cercai un posto all'ombra per studiare.
Il parco era molto grande, aveva davvero tanti tipi di fiori, sembrava surreale, come un giardino della Disney; c'erano degli uccellini che volavano nel cielo e cinguettavano, a mia sorpresa non c'era molta gente.
Mi sistemai vicino a degli alberi, appoggiai il mio telo sull'erba e iniziai a uscire fuori i libri, matite ed evidenziatori. Ero indecisa sé studiare con della musica in sottofondo o ammirare la melodia che creavano gli uccellini, optai per la seconda.
Aprii il libro sull'argomento di pedagogia infantile che stavo studiando e iniziai a leggere.
Passarono più o meno 10 minuti e mi accorsi che non c'era davvero nessuno nel parco, eppure era una bella giornata di sole.
Dopo altri 10 minuti un ragazzo si sedette su una panchina, aveva un'aria familiare ma non ci feci caso e continuai a studiare.
Ad un certo punto il ragazzo si avvicinò e lo sentii chiamarmi, alzai lo sguardo e mi resi conto che era il ragazzo della sera precedente, lo stesso ragazzo della giacca.
Andai un attimo nel panico perché non sapevo come comportarmi quindi gli sorrisi e lo salutai. Notavo imbarazzo anche in lui, glielo leggevo negli occhi, era come se provasse le mie stesse cose, come se ci fosse uno specchio e c'ero io.
Grace: ti va di sederti? magari parliamo un po' non so
Gli dissi senza neanche pensarci, nella mia voce si intuiva la timidezza, ma dopo quello che aveva fatto per me la scorsa sera non potevo mandarlo via.
Lui rimase sorpreso ma accetto subito e si sedette sul mio telo, raccolsi i libri e cercai di mettere un po' in ordine.
Grace: madonna scusami sono una persona disordinata anche nello studio
dissi balbettando, lui rispose dicendo che non dovevo preoccuparmi e che non era un maniaco dell'ordine.
Lo guardai e gli sorrisi, lui fece la stessa identica cosa, era come se ci conoscessimo già.

Come sabbia e neve // Faster Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora