Capitolo 3: Medusa

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29 Novembre

«Non pensavo ti saresti presentata.» Disse una voce profonda proveniente da dietro. «Pensavo ti fossi dimenticata di me.»

Hermione scattò verso la voce e puntò la bacchetta, mirando alla sua gola per istinto. La punta si illuminò di una piccola luce verde; l'anatema che uccide era pronto, aveva l'incantesimo sulla punta della lingua.

«Wow, wow, wow, vacci piano assassina.» Poteva sentire il ghigno nella voce di Medusa mentre teneva le mani alzate e mostrava di non essere armato– non ancora. Sapeva fin troppo bene quanto lui potesse essere veloce ad estrarre la bacchetta e puntargliela alla tempia; l'aveva fatto molte volte durante i loro incontri.

«Non sparare al messaggero, Lilith.»

«Non ho tempo per i giochi, Medusa.» Sbortò lei, l'incantesimo sulle sue corde vocali camuffò la voce. «Qual è l'informazione?»

«Ah, ah, ah, non così in fretta,» disse lui agitando l'indice indice verso lei. «Per prima cosa, hai fatto un bel casino la scorsa settimana. Ti avevo detto di stare attenta. Hai perso il manufatto. Hai idea del valore di quell'oggetto?»

Le sue dita si indurirono pronte a lanciare una maledizione. «Ho fatto casino? Sei serio? La squadra ha seguito le tue istruzioni! E comunque grazie per averci avvertito sul pugnale di Vhaltera; sono quasi morta per colpa di quel coso! Se c'è un colpevole quello sei tu, e le tue informazioni di merda!»

Medusa piegò la testa di lato. Sapeva che la stava sfottendo, anche da sotto la maschera. «Non ero lì. Non incolparmi perché la tua squadra non era preparata. Ti ho dato abbastanza; il luogo, l'ora, la dimensione del gruppo. Tutto il resto spettava a te. I fallimenti della tua squadra sono colpa tua.»

Hermione sussultò.

«Deduco che tu abbia perso uno dei tuoi?»

Hermione rimase in silenzio. La presa sulla sua bacchetta si indurì, le nocche le diventarono bianche mentre ingoiava la bile giù di nuovo in gola. La morte di Colin era ancora troppo fresca, come graffiare una ferita aperta. L'impulso di attaccare si fece più forte sotto le accuse di Medusa e la sua lingua vile.

Dio, come avrebbe voluto ucciderlo un giorno. Avrebbe voluto strappargli gli occhi dalle orbite e ficcarglieli giù per la gola solo per farlo stare zitto. Era come se lui sapesse sempre dove colpirla, irritarla fino al punto che parte razionale del suo cervello si offuscava, diventando schiava dei suoi impulsi.

Ma non poteva succedere oggi. Doveva restare calma. Non poteva rischiare di farlo incazzare e perdere la spia. Non poteva ucciderlo lì sul posto come un cane. Non importava quanto lo volesse; le sue informazioni erano troppo importanti.

«Lo prenderò come un 'Si' allora.»

«Perché lo stai facendo?» Scattò lei, un pizzico di acidità nella sua voce. Non abbassò ancora la bacchetta. «Non è un po' troppo tardi per la tua redenzione? Quanto sangue c'è sul tuo libro mastro?»

«Oh, ho perso il conto, dolcezza. La lista continua e continua.» Medusa iniziò a girarle intorno; in modo predatorio, nel modo in cui un lupo circonda un cucciolo di cervo. «Ma non fingo di essere qualcosa che non sono. So quello che ho fatto, so chi sono. Tu sai chi sei

«Dove vuoi arrivare? Non ho tempo per i giochetti. Sputa il rospo!»

Medusa ghignò sotto la sua maschera. Il suo passo rallentò ma non smise di girarle intorno. «Cosa ne pensa l'Ordine del fatto che alcuni dei tuoi soldati lanciano maledizioni mortali? Ho sentito da una fonte molto affidabile, che la ragazza Granger è diventata una piccola assassina, e so che non è l'unica. Non ti avrebbero mandata da me, nella tana del serpente, se non sapessero che puoi difenderti da sola. Quindi, mi chiedevo, quanto sangue c'è sul tuo libro mastro?»

Secrets and Masks | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora