Capitolo 16: Piccoli sporchi segreti

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23 Febbraio

Hermione non vide Malfoy per giorni dopo il suo "incidente". Dopo essersi trascinato tremante fuori dall'erba intrisa di sangue, respingendo la mano di lei quando si era offerta di aiutarlo a camminare, Malfoy era diventato un fantasma.

Non lo vide nemmeno una volta, nessuna ciocca di capelli biondi che si aggirava per il maniero, e nemmeno un barlume di quelle corna nere e lucide della sua maschera da demone che portava con tanto orgoglio.

Si aspettò che si prendesse qualche giorno di pausa dalle sessioni di Legilimanzia, il cielo sapeva che ne aveva bisogno. La Legilimanzia non era solo impegnativa per il soggetto, anche se non così grave, ma l'uso estensivo richiedeva comunque un tributo anche per l'incantatore. Con la quantità di sangue che aveva perso, si aspettava che si concedesse un giorno o due in più prima di riprendere i loro esercizi.

Il primo giorno passò senza un singhiozzo o una lamentela da parte di Hermione. E così anche il secondo. Ma poi due giorni di libertà in più diventarono tre, poi quattro, poi cinque, e al sesto giorno cominciò a diventare ansiosa.

Forse le sue ferite erano peggio di quanto avesse realizzato? E se ci fossero state delle emorragie interne che non era riuscita a fermare?

No, stava bene. Doveva stare bene, perché lei stava bene. Si sentiva forte come non mai.

No, era sicuramente vivo.

Debole? Forse.

Ferito nell'orgoglio? Probabile.

La stava evitando? Sicuramente.


1° marzo

Nonostante Malfoy la stesse evitando come la peste, Hermione giurò di poter sentire il suo odore ovunque andasse. Giurò di sentire ancora il sapore del suo fantasma sulla lingua– sangue, fumo, terra, menta e pergamena fresca. Inconfondibile, e così innegabilmente Malfoy da farle girare la testa.

Ma quello non era niente in confronto ai suoi occhi.

La perseguitavano più di ogni altra cosa. Non riusciva a smettere di pensare a loro, quegli occhi azzurri nitidi, belli e senza fondo erano ovunque guardasse, anche se Malfoy stesso non si vedeva da nessuna parte.

La sua assenza diede a Hermione più tempo libero di quanto gliene servisse, così concentrò le sue energie extra sul suo murale. Non si rese conto che la sua ossessione le era sfuggita di mano fino a quando, facendo un passo indietro per ammirare il suo lavoro vide che aveva dipinto un fiore, una peonia, nell'esatta tonalità di blu dei suoi occhi. Non ricordava nemmeno di aver mescolato i colori per trovare quella tonalità perfetta.

Cancellò il fiore con una pennellata furiosa di vernice bianca e si fiondò fuori.

Fu questo a condurla alla panchina sotto il ciliegio in fiore.

Era stata lì fuori tutta la mattina, con il viso rivolto verso il cielo e gli occhi chiusi mentre si crogiolava nell'inaspettato sole di febbraio. La settimana prima aveva fatto freddo e, sebbene avesse ancora il cardigan avvolto intorno al corpo, si accorse di non aver bisogno di aggrapparsi ad esso per riscaldarsi come qualche giorno prima.

Hermione ascoltò un gruppo di uccellini cinguettare da qualche parte nelle vicinanze. Tirò un respiro profondo, sorridendo un po' mentre il sole le scaldava le guance—

Gli uccellini smisero di cantare, e il suo volto improvvisamente divenne molto, molto freddo.

Ogni muscolo nel suo corpo si irrigidì. Non ebbe bisogno di aprire gli occhi o di sentire quel familiare battito d'ali per sapere che cosa incombeva sopra di lei, sempre più vicino.

Secrets and Masks | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora