Capitolo 22: Another one bites the dust

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18 Aprile

Le settimane successive all'udienza di Hermione con Voldemort furono una sfocatura. Una fottuta sfocatura intrisa di sangue, incubi e urla.

Una volta avuta la certezza che la Maledizione Demone fosse efficace, Voldemort ne divenne ossessionato e pretese che il suo "gioiello prezioso" fosse utilizzato in ogni occasione.

Hermione venne messa sotto Maledizione ogni giorno. All'inizio si trattò di missioni minori: disarmare le basi babbane, invadere i campi d'aviazione e distruggere i carri armati e gli elicotteri che Voldemort disprezzava.

Gli eserciti babbani erano stati chiaramente informati in anticipo della posizione di Hermione all'interno dell'Ordine e della sua importanza per Harry. Lei lo sapeva, perché ogni volta che un soldato babbano la guardava bene in faccia, abbassava le armi.

E poi Hermione li massacrava senza pietà.

Dovunque fosse Malfoy, Hermione veniva trascinata come un altro cane al guinzaglio. Lui restò al suo fianco per ogni missione per controllare i suoi occhi e assicurarsi che non spezzasse la Maledizione prima della fine del loro compito. Una guardia del corpo che Hermione non voleva, e di cui non aveva certamente bisogno.

Era assolutamente letale sotto la Maledizione Demone, tutti potevano vederlo. Era terrificante. Spietata. Disumana.

I Mangiamorte che li accompagnavano in missione, quelli che le avevano sibilato insulti degradanti quando era stata portata al loro cospetto per la prima volta, non si limitavano più a darle il benservito, ma si inchinavano praticamente ai suoi piedi, ammirati dalla sua brutalità e dal suo cuore freddo.

L'opposizione non aveva alcuna possibilità. Non c'era maledizione troppo oscura o incantesimo troppo brutale che Hermione non lanciasse. Tagliò a metà le persone con maledizioni affettanti, fece esplodere il petto di alcuni dall'interno e aprì la gola di alcuni soldati così gravemente da decapitarli.

Non risparmiò nessuno. Non fu preso nemmeno un ostaggio quando è stata utilizzata, la Maledizione semplicemente non lo permise.

Cercò di non pensare alle persone che aveva ucciso. Cercò di cancellare i loro volti dalla sua mente e di dire a sé stessa che era una cosa buona, che stava risparmiando a quei poveretti altre sofferenze più avanti nel tempo. Li risparmiava da ore e ore di interrogatori crudeli e barbari. Che stava concedendo loro una tortuosa misericordia.

In realtà non serviva. Erano ancora persone. Uomini e donne che l'avevano fissata con occhi spalancati e terrorizzati prima che lei spegnesse la loro vita. La notte la perseguitavano, tormentavano i suoi incubi con canti che dicevano che tutto questo era colpa sua, che avrebbe dovuto lasciar morire Malfoy, che avrebbe dovuto spingere Collin fuori strada e lasciare che quell'Avada la uccidesse tutti quei mesi fa.

Stava impazzendo nel tentativo di trovare una scappatoia alla maledizione. Lottava contro di essa ogni volta che veniva messa sotto, la artigliava finché non le pulsava la testa e la sua psiche si sentiva indolenzita come un elastico troppo teso. Provò tutte le tecniche di blocco mentale e di mediazione che le vennero in mente per costringersi a svegliarsi.

Ma tutto fallì.

Ogni volta sentiva che diventava più forte, che si nutriva della sua infelicità e del suo dolore come se fosse la più raffinata delle prelibatezze, infilando le sue spine un po' più in profondità e chiedendo la sua collaborazione.

La sua routine era diventata la più noiosa delle agonie.

Uccidere. Fare il bagno. Dormire.

Uccidere. Fare il bagno. Dormire.

Secrets and Masks | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora