Capitolo 27: Teatro dei dannati

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5 Maggio

"Per favore, lasciami andare!"

Oh cielo, come faceva ad essere ancora vivo? Aveva perso così tanto sangue, sarebbe dovuto morire un'eternità fa.

"Te l'ho giuro ti ho detto tutto quello che so! Devi credermi!"

Hermione voleva solo che morisse.

"Non mi dicono molto! Non sono niente! Sono solo un soldato!"

Era così crudele. Non lo meritava—

"Ho una moglie a casa! Ho un figlio che mi aspetta!"

Dovrebbe solo tagliargli la gola. Pugnalarlo al cuore. Lasciarlo andare beatamente! Non aveva bisogno di provare ancora dolore—

"Hanno bisogno di me! Per favore, lasciami andare! Non lo dirò a nessuno!"

La morte era più pietosa di...questo.

"Ti supplico!"

Dio, non riusciva a guardare, era...

"Hermione, ti prego... Ti prego, non uccidermi."

Lei trasalì per il modo in cui la voce di lui tremava. I suoi occhi si fissarono su quelli di lui, le dita si strinsero intorno al coltello che teneva in mano, ma questo non le impedì di conficcarglielo nel busto. Di nuovo.

L'ostaggio, Oliver Myers, sussultò sulla sedia a cui era legato. Gettò la testa all'indietro, ululando di dolore. Nonostante lo stato di degrado del teatro abbandonato che ospitava il loro interrogatorio, nonostante le pareti fatiscenti e le crepe che correvano lungo il palcoscenico, l'acustica era intatta. Ogni volta trasportava perfettamente il suono delle sue urla, ingigantendolo, facendone riecheggiare il dolore.

Gli occhi di Hermione bruciarono, le lacrime scivolarono sulle guance mentre il sangue di Myers si accumulava intorno alla sua mano. Cercò di tirarsi indietro e di ritirare la lama, di fermare il dolore, ma non ci riuscì, non aveva il controllo. La Maledizione Demone stava tirando le redini, comandando la sua violenza.

Si specchiò nello specchio scheggiato fuori dal palco e ciò che vide le fece venire voglia di urlare. Sembrava un mostro, un'immagine strappata direttamente da un incubo. Gli occhi neri e senza vita, il sangue che le rigava il viso e la veste mentre conficcava il coltello nel corpo indifeso di Myers, ancora e ancora e ancora.

E non poteva fare nulla. Era impotente a porre fine alle sue sofferenze. Una schiava assassina nella sua stessa pelle.

"Fermati! Fermati! Fermati!", gridò internamente, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse usare per riprendere il controllo del proprio corpo. Cercò, ma come sempre, non trovò nulla. Non c'era nessun anello debole nell'armatura della Maledizione. Nessun punto vulnerabile che non avesse ancora scoperto.

Non riusciva a raggiungere le corde che la controllavano, così si ritrovò a guardare mentre un'altra entità prendeva il controllo e le faceva fare cose che non si sarebbe mai sognata di fare, nemmeno nei suoi incubi più ignobili. Non poteva fare altro che urlare e piangere e assistere alla sua trasformazione nel cattivo di questa rappresentazione, nel mostro di questo teatro dei dannati.

Hermione si era resa conto che la Maledizione Demone era più una bestia in sé che una maledizione. Un predatore avvolto dalla magia, che gettava fili sulle sue membra e la usava come una marionetta per incitare la sua volontà oscura a nutrire il suo appetito omicida. Manipolava i suoi istinti. La faceva arrabbiare, aumentando la sete di sangue in modo che le sue maledizioni oscure fossero più letali.

La costringeva a massacrare tutti, a massacrare chiunque le capitasse a tiro, solo per potersi ingozzare dei cadaveri che si lasciava dietro.

Mentre era sotto Maledizione, tutto ciò che contava era la caccia, l'uccisione. La bestia si era presa tutto il resto, aveva spogliato Hermione di tutto ciò che la rendeva tale e l'aveva lasciata con nient'altro che la fame di urla e la magia oscura che crepitava sul filo della sua bacchetta.

Secrets and Masks | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora