Capitolo 27 - Corruzione

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Madame Giry: È un genio. È un architetto.
Uno scenogrofo, un compositore. Un genio.
Raoul: Ma chiaramente, Madame Giry, il genio è diventato pazzia.

{Il Fantasma dell'Opera}

Richard

Un altro cadavere all'Opéra.

Non posso credere che a distanza di appena un anno sia successo di nuovo e stavolta in un modo tanto barbaro, facendolo cadere direttamente da una balconata nel bel mezzo di una festa.

Appena ho compreso cosa stava succedendo sono andato dritto dall'uomo, sperando che si sentisse ancora il battito, ma era morto e anche da parecchi minuti.

Il segno della corda era impresso sul suo collo e per un lungo istante mi ha completamente bloccato. Hanno tentato di uccidere me allo stesso modo ma senza riuscirci. Potevo essere quell'uomo, anche io, buttato al centro della sala come un ammasso di carne.

L'ho guardato a lungo in viso ma senza riconoscerlo. Non era nessuno per noi, eppure era stato invitato a una serata importante dell'Opéra.

Avevo visto gli amici di Cress accompagnarla fuori. Avrei voluto seguirli, sincerarmi che stesse bene, ma lo sguardo di mio padre mi aveva bloccato sul posto.

Adesso siamo entrambi vicino all'ambulanza che sta portando via l'uomo, mio padre sta parlando con i paramedici, non so bene di cosa. Seguo le loro chiacchiere a malapena.

«Quando sapete qualcosa per favore informatemi, soprattutto sull'identità dell'uomo.»

Il paramedico annuisce. «Certo signor Sheridan.»

Le porte dell'ambulanza si chiudono. Mio padre si rivolge all'agente che ha preso le nostre disposizioni.

«Si è trattato di un suicidio, agente Jhons, nulla di cui ci si debba preoccupare» spiega con tono affabile.

Lo guardo esterrefatto, non può dire sul serio! Crede davvero che quell'uomo si sia stretto una corda attorno al collo, si sia sparato in testa e poi non contento si sia gettato da una balconata? È la cosa più ridicola che un agente potrebbe mai sentire!

«Si, lo avevamo immaginato, d'altronde ci troviamo all'Opéra, è impossibile che ci sia un killer nei dintorni» risponde l'agente emettendo una risatina.

Scuoto la testa, questo è davvero troppo. Mio padre ha comprato i poliziotti. Mi allontano da loro, da quella stupida scenetta comica e mi lego nervosamente i capelli in una coda. Vorrei premere il tasto stop nella mia vita e riavvolgere il nastro, perché è chiaro che c'è qualcosa che non va e a cui io non arrivo.

Mio padre sta coprendo un omicidio senza una motivazione valida!

Che l'abbia fatto anche le altre volte? Che quei suicidi all'Opéra non fossero suicidi? Da quando sono qui è successo altre due volte ma mai in questo modo. Di solito venivano trovati i cadaveri nelle stanze o in posti appartati, questo è un omicidio o un suicidio in grande stile.

«Richard» dice la sua voce tonante.

Mi blocco, il sangue che mi ribolle nelle vene. Vorrei far uscire dalla mia bocca un fiume di parole contro di lui e le sue scelte, ma non posso farlo.

«Padre» rispondo girandomi verso di lui, ambulanze e polizia sono andate via, anche i ragazzi sono tornati nei loro dormitori. Rimaniamo soltanto io e lui, illuminati dal chiarore della luna.

«Andiamo a parlare nel mio ufficio.»

Mi siedo sulla poltrona di fronte la scrivania anche se sono irrequieto e vorrei soltanto camminare fino a creare dei solchi nel pavimento.

«Nei prossimi giorni avrò bisogno del tuo aiuto per calmare le acque» mormora, si siede sulla sua sedia girevole e prende una penna tra le mani.

«Calmare le acque? Padre quello non era un suicidio!» esclamo, non riuscendo a trattenermi.

Prende un respiro profondo. «Lo so. È stato un omicidio, ma questo non cambia niente. Per il mondo quell'uomo si è ucciso. Questa la storia che racconterai. Fine.»

Stringo la mandibola fino a sentire una forte pressione sui denti. «Ma dovrebbe esserci un'indagine! Non si può cancellare un uomo in questo modo!»

Mio padre sbatte il pugno sulla scrivania facendomi sobbalzare.

«Richard inizia a ragionare come un adulto, dannazione! Cosa potrebbero pensare gli investitori dell'Opéra se sapessero che c'è stato un omicidio? E gli studenti? Credi che resterebbero qui o che se ne andrebbero? E secondo te verrebbero ancora scelti per dei ruoli importanti a livello internazionale?»

Chiudo la bocca. Nonostante il mio senso del dovere sia forte, posso capire la posizione di mio padre al riguardo. Desidera che l'Opéra abbia una vita lunga e non può succedere se qualcuno è stato ucciso tra queste mura.

«È già grave che abbiano visto quello che è accaduto, non sappiamo che ripercussioni avrà sul college questo avvenimento, ma dobbiamo tenere un profilo basso per quanto possibile e alleggerire gli animi. Hai capito?»

Annuisco in maniera brusca. Si alza dalla sedia e inizia a muoversi per la stanza, è la prima volta che vedo mio padre così nervoso. Di solito è la pacatezza fatta persona.

«Se ti fanno domande fai di tutto per tranquillizzarli, se qualche rivista o tv scrive, manda tutto a me, metteremo a disposizione degli psicologi.»

Sta ragionando a voce alta, ma rimango ad ascoltarlo, mi passo una mano tra i capelli e li scompiglio.

«Chi pensi sia stato?»

Papà si mette a ridere. «La stessa persona che ha provato a strangolarti, Richard.»

Deglutisco e ricaccio indietro la paura.

«Perché?»

Non è la prima volta che Elric ci dà del filo da torcere, ma quest'anno sembra che abbia dato il peggio di sé. Mio padre fa spallucce.

«Un mostro ha bisogno di un motivo per essere malvagio? La vera domanda non è perché, ma come lo fermiamo? Abbiamo bisogno di prove.»

Un mal di testa martellante mi fa chiudere gli occhi. L'Opéra Noir dovrebbe essere un tempio sacro, un luogo sicuro per le persone che vengono a studiare qui, invece si ritroverà presto al centro di un tornado mediatico.

«Farò di tutto per trovarle, padre.»

Si gira verso di me e mi sorride, un sorriso spietato. Si avvicina e mi posa una mano sulla testa, quel gesto non mi fa piacere, anzi, mi fa accapponare la pelle.

«Bravo figliolo.»

{Se sei arrivato fino a qui ti ricordo di lasciare una stellina. Per noi è importantissimo per far arrivare la storia a quante più persone possibili <3 }

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