Capitolo 57 - Libertà

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Ti perderai qui tra le braccia mie.
Se passi il ponte tra noi due.

{Erik - Il Fantasma dell'Opera}

Elric

Mi risveglio di soprassalto quando dell'acqua gelida mi colpisce la schiena. Il freddo mi penetra nelle ossa e fa tremare i miei muscoli.

«Andiamo» ordina la guardia.

Mi stropiccio gli occhi con entrambe le mani. Mi rigiro sulla scomoda brandina e mi metto seduto. Copro uno sbadiglio con la mano.

«Ti vuoi dare una mossa?» domanda mentre apre con la chiave la serratura della cella.

Ma di che diavolo sta parlando? Saranno le sette di mattina, c'è già la colazione?

«Dove andiamo?»

L'uomo si passa una mano sulla testa calva. «Vieni con me e basta. Sto perdendo la pazienza.»

Stringo la mascella. La pazienza io l'ho persa già da tempo. Vorrei afferrare il suo stupido fucile e ficcarglielo in gola fino a farlo soffocare. Guardare gli occhi diventare vacui e la vita svanire dal suo corpo. Sospiro di piacere per quell'immagine. A volte l'idea di fare del male a questi bastardi mi procura più piacere di un orgasmo.

Mi alzo in piedi. Con calma vado a lavarmi le mani e la faccia. Il sangue incrostato sul naso si leva a fatica. La guardia sbatte ritmicamente i piedi per terra. Strano che ancora non sia intervenuto per tirarmi di forza. «Vuoi uscire o no?»

Decido di aver giocato abbastanza. Lo raggiungo ed esco dalla cella. «Dammi le mani.»

Faccio come dice. Mi mette le manette. Confuso le osservo.

«Perché?»

Lui non commenta ma inizia a camminare. Superiamo la mensa e le squallide docce. Si ferma di fronte al cancello da cui sono entrato la prima volta. La apre e mi fa andare avanti. Mi guardo attorno. Stiamo uscendo dal carcere. Perché? Devo incontrare l'avvocato?

Apre anche il secondo cancello e mi conduce fuori.

Fuori da quell'edificio anonimo.

Fuori da quell'inferno grigio.

È passata solo una settimana. Ma sentire il vento che mi colpisce il viso mi rilassa. Inspiro l'aria pulita del giorno e chiudo gli occhi.

È la prima volta, in tanti anni, che esco fuori senza la mia maschera. La pelle della parte sinistra del mio corpo mi prude. Per niente abituata agli agenti atmosferici. Eppure è una sensazione gradevole. La assaporo per i minuti successivi.

«Sali» comanda la guardia indicando il bus che si è appena fermato di fronte a noi.

«Andiamo a fare una gita scolastica?» domando prendendolo in giro. Alza gli occhi al cielo. A quanto pare è uno di poche parole. Salgo i gradini e vado a sedermi sul primo sedile.

Mi hanno riportato nel posto in cui tutto è partito.

Quell'orribile saletta in cui mi hanno mostrato i filmati incriminanti. Mi hanno tolto le manette e detto di aspettare qui. Sono ancora bagnato a causa di quella guardia idiota. Ma non sembra interessare a nessuno.

La porta si apre. Entra un'agente che non ho mai visto. Sembra avere un sorriso cordiale sul volto.

«Signor Walker, Agente Mordit, ho delle belle notizie per lei.»

Alzo un sopracciglio. «E quali sarebbero?»

L'agente va a sedersi nella sedia di fronte la mia. «Le accuse verso di lei sono state ritirate. Si è fatto avanti il vero colpevole. Ha anche affermato di essere stato lui a creare gli audio con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. Lei è libero. Siamo molto rammaricati per il disguido.»

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora