Capitolo 47 - L'interrogatorio

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Tu vuoi ingannarmi.
Tradirmi.
Rinnegarmi.

{Erik - Il Fantasma dell'Opera}

Elric

Sono all'interno della stanza degli interrogatori da forse un'ora. Non posso controllare visto che ho le manette che mi tengono le braccia legate dietro la schiena. L'indolenzimento inizia a farsi sentire. Ma non emetto un fiato. Non mi lamento. In questi casi ti lasciano in attesa prima che arrivi qualcuno per sfiancarti. Ma con me non accadrà. Potrei rimanere in questo posto per giorni. Sarebbe molto meglio di ogni orrendo sotterraneo dove sono stato rinchiuso da bambino.

Curioso che mi abbiano lasciato le manette. Di solito a questo punto le tolgono. Ma credo che dietro ci sia Markus Sheridan, vuole che soffra le pene dell'inferno e deve avere assoldato i poliziotti.

La stanza è vuota, c'è soltanto un tavolo bianco di metallo su cui sono posizionate due bottigliette d'acqua e dei bicchieri. Alle pareti ci sono degli specchi a forma di finestra. Ognuno mi restituisce l'immagine di una persona scompigliata ma all'apparenza calma, anche se sto schiumando di rabbia dentro.

Ho vissuto gli ultimi cinque anni unicamente per la vendetta. E dopo questo affronto arriverà finalmente l'atto finale. Aspettavo soltanto che Mr Sheridan si decidesse a fare la sua mossa.

La porta finalmente si apre. Entrano due poliziotti, uno ha lo sguardo austero, l'espressione severa. L'altro è molto più tranquillo, gli occhi azzurri sono allegri. Sembra di trovarsi al cospetto del poliziotto buono e di quello cattivo.

«Elric Walker. Non è la prima volta che vieni arrestato, è vero?» domanda il poliziotto cattivo.

Faccio spallucce. «Tutti reati minori e senza importanza.»

Il poliziotto buono mi sorride. «Questo invece è molto più importante, eh?»

I miei occhi blu si soffermano nei suoi. «Questo non l'ho fatto io» dico con calma.

Ho imparato a moderare i toni, a modulare il comportamento rispetto alla persona che ho davanti. In questo caso so che se li aggredissi si aggiungerebbero ulteriori motivi per trattenermi.

«Se non lo hai fatto tu dovrai spiegarci molte cose.»

Un terzo collega entra porgendogli un computer poi se ne va. Il primo poliziotto, calvo come una palla da bowling, si siede e apre il computer. Traffica un po' e appena trova quello che cerca lo gira verso di me.

Non ci metto molto a capire di cosa si tratta. È un video ripreso dalle videocamere di sorveglianza a luci notturne. Si vede un uomo con una maschera che strangola Richard. Dall'alto potrei persino sembrare io. Ma non è stata colpa mia.

«Questo dovrebbe provare qualcosa? Vedo soltanto una maschera e un mantello. Facilmente reperibili su Amazon.»

Il poliziotto digrigna i denti. Per niente felice della mia uscita. Poi sorride e fa partire un altro video.

La sera in cui quell'uomo ha provato ad entrare in camera mia. L'ho bloccato e cercato di strangolare per terra. Poi la voce di Macbeth. Nel momento in cui mi richiama io volto il viso verso di lui e si vedono chiaramente i tratti del mio volto.

Mi hanno incastrato.

Macbeth e Sheridan mi hanno incastrato.

Hanno fatto in modo che succedesse quello che avevano preventivato. Mi hanno fatto credere di avere il coltello dalla parte del manico e poi hanno rigirato la situazione. Sono stato così ingenuo a non accorgermene. L'unico colpevole in tutta questa situazione sono io. La collera mi ribolle nello stomaco pronta a scoppiare. Guardo i due poliziotti e immagino di prendere le loro teste e sbatterle l'una contro l'altra.

«Hai smesso di fare il simpatico?» chiede poliziotto due.

Rimango in silenzio mentre fanno partire il terzo video. È la ripresa delle videocamere in cui Madelyn viene strangolata. Cerca di liberarsi, artiglia le braccia del suo assalitore. Lacrime calde le scendono sulle guance. Implora aiuto e poi urla. Non sento il suono ma posso immaginare quanto siano stati agghiaccianti. Anche in questo caso si vede soltanto il cappuccio, la mano guantata e uno scorcio di maschera.

A mente fresca la situazione non è così tragica. L'unico vero crimine che può essere ricondotto a me è l'aggressione al malcapitato che ha provato a entrare nella mia camera e a Macbeth. Ma non i presunti omicidi. A parte dei video sgranati non hanno prove.

«C'è altro?» domando rimanendo composto.

Esce dal programma e ne apre un altro. Parte la registrazione in cui minaccio Odino. Una seconda in cui faccio la stessa cosa con Genevieve.

Affondo i denti nel labbro inferiore torturandolo tra i denti. Non sono solo stato raggirato ma anche tradito dai miei seguaci. Aveva ragione Cress. L'unico modo che ho per farmi apprezzare dalla gente è tiranneggiare su di loro. Ma questo mi ha portato in uno squallido commissariato di Moonville.

«Rimarrai in stato di detenzione fino al processo in cui si deciderà se sei colpevole o meno. Hai qualcosa da dire?»

Vorrei urlare che non è colpa mia. Che è stato tutto organizzato. Ma non mi crederebbero. Non se queste parole provengono dalla mia bocca. Così prendo la decisione più giudiziosa.

«Ho diritto a una telefonata. Voglio farla.»

Mi concedono un paio di minuti da solo. Mi tolgono le manette e mi porgono un telefono. Uno dei poliziotti rimane di guardia vicino la porta. Mi strofino i polsi indolenziti. Con queste mani io compongo la mia musica. Loro le trattano come pezzi di carne. Lancio uno sguardo carico d'odio al poliziotto. Poi torno al telefono.

Compongo il suo numero sperando risponda.

Squilla.

Squilla.

Il mio cuore è in tumulto. Sarà un problema se non dovesse vedere la chiamata.

«Pronto?» dice la voce di Miss Morgan.

Sospiro di sollievo. «Sono Elric. Mi hanno arrestato ieri. La carica è partita da Markus Sheridan. Mi hanno incastrato con l'accusa di aggressione e tentato omicidio. È giunto il momento di attuare il piano. Dì tutto a Cress Kelly, per favore.»

Dall'altro capo del telefono un istante di silenzio.

«Consideralo fatto.» Che è il suo modo di dire "quello è un uomo morto".

Riconsegno al poliziotto il telefono. Mi guarda interrogativo. Probabilmente cerca di interpretare la mia frase ma senza riuscirci.

Io sorrido.

E ora sarà la guerra per tutti e due.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora