Capitolo 7 - Paranoia

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L'angelo viene a cantare, Meg.
Io lo sento.
È qui.

{Il fantasma dell'Opera}

La prima settimana di lezioni è finalmente passata. Inizio a capire meglio quelli che sono i meccanismi dell'Opéra e i suoi criteri di selezione, il terzo giorno abbiamo dovuto tenere una sorta di spettacolo per i nostri compagni, ognuno nella sua specialità, avevo sentito suonare Melody ed ero rimasta di stucco per la sua bravura, le sue note mi avevano toccata profondamente. Una delle due gemelle aveva cantato, una voce così alta da rompere i bicchieri, la seconda recitato e dovevo ammettere che riusciva a trasmettere delle vere emozioni, gli altri compagni si erano dati da fare con monologhi recitativi e io beh... avevo declamato "Il discorso delle donne" tratto da Le relazioni pericolose, uno dei miei film preferiti.

«Sai che qualcuno ha ripreso il tuo monologo?» domanda Mad mostrandomi il cellulare nel sito dell'Opéra, rimango di stucco quando vedo il mio volto in un video. Ma dopo qualche secondo dove si sente la mia voce, l'obiettivo passa a uno dei miei colleghi. Do una gomitata a Mad.

«Ma è un video dove ci siamo tutti! Stronza, non prendermi in giro!»

Lei scoppia a ridere. «Volevo vedere la tua faccia e ne è valsa la pena. Comunque l'hanno fatto anche l'anno scorso con noi, ogni anno presentano i nuovi studenti in un video, chiaramente non vi dicono che stanno riprendendo o vi metterebbero in agitazione.»

Annuisco alle sue parole e allungo le gambe sul prato, Mad mi ha convinta a pranzare fuori, abbiamo preso il pranzo in mensa e con i vassoi ci siamo sedute al fresco sotto un albero. Gerard è a qualche lezione extra, anche se non ho ben capito dove.

«Hai visto in giro i manifesti? Domani ci sarà la serata di benvenuto dell'Opéra.»

Corrugo la fronte. «Serata di benvenuto?»

«Sì, ogni anno organizzano una serata, con cocktails dress, per dare il benvenuto ai nuovi studenti e il bentornato ai vecchi. Davvero non hai visto i manifesti? Sono appesi ovunque.»

«Suppongo di essere stata distratta dalle lezioni.»

E non solo da quelle, avevo cercato quel ragazzo, quell'unico occhio azzurro che ero riuscita a vedere. Ogni volta che andavo a lezione di recitazione speravo di incrociarlo ma lui rimaneva un mistero. Per essere uno degli studenti dell'Opéra sembrava che fosse bravo a scomparire.

«Hai un vestito per l'occasione?»

Porto alle labbra una forchettata di hummus. «Mh, un tubino nero?»

Mi guadagno uno sbuffo da parte sua. «No. Un abito da cocktail, Cress! Non ne hai portati?»

«Perché sei così sconvolta? Non pensavo mica che al college avrei indossato degli abiti eleganti!»

«Non hai messo in conto magari che un ragazzo ti invitasse a uscire?»

Quasi mi soffoco con l'hummus, prima di scoppiare a ridere.

«No? E se anche uscissi con un ragazzo non metterei un abito da sera.»

Una risata sguaiata attira l'attenzione di entrambe, il gruppetto dell'altra volta. Richard sta dando dei colpetti al suo amico che sta piangendo dalle risate.

«Hai provato a parlare con lui?» domanda Mad. Ruba qualcuna delle mie patate, faccio finta di niente.

«No, come ti ho detto ci siamo conosciuti tanto tempo fa.»

Richard si gira verso di noi, mi fa di nuovo quel sorriso, seguito stavolta da un cenno di saluto. Mad alza la mano per ricambiare, io rimango bloccata a guardarlo.

«Sei strana» borbotta la mia amica dandomi una gomitata nelle costole. Ha ragione, sono strana, soltanto che quel ragazzo mi ricorda il periodo d'oro di mio padre ed è ancora una ferita aperta per me, nonostante siano passati tanti anni dalla sua morte.

«Allora ti aspetto più tardi per scegliere un bel vestito, adesso vado che ho lezione, a più tardi.»

Mi schiocca un bacio sulla guancia e si alza dall'erba, scappando via. Rimango ancora ferma sotto l'albero a finire il mio pranzo, le mie lezioni per quel giorno sono concluse. Potrei andare a dare un'occhiata ai corsi extra, non mi sono ancora iscritta a nessuno e mi alletta molto fare sport.

Mi pulisco le mani con un po' di igienizzante e mi alzo dall'erba, mentre cammino verso le porte della mensa sento dei passi dietro di me. Mi giro, ma non c'è nessuno nelle vicinanze. Scuoto la testa, forse sto davvero diventando paranoica. Proseguo con la strana sensazione che qualcuno mi sta fissando. Non è la prima volta che succede da quando sono qui. Questo presentimento è qualcosa di persistente, non mi abbandona, persino in camera mia avverto lo sguardo di qualcuno addosso.

Mi metto a ridere per l'assurdità dei miei pensieri.

«Cress!»

Salto in aria quando una mano si posa sulla mia spalla, ma quando mi giro trovo soltanto Melody, sospiro di sollievo.

«Ti ho spaventata?»

«No, scusami, e che... pensavo qualcuno mi stesse seguendo invece eri solo tu.»

Rido girandomi verso la mia amica, ma il mio sguardo la supera, sotto un albero, a qualche metro da noi, nascosto per metà dalle fronde, c'è un uomo che ci sta fissando. Abbasso lo sguardo su Melody.

«Girati, lo vedi anche tu?»

Ma il tempo che la mia amica si gira, lui è sparito.

Ma il tempo che la mia amica si gira, lui è sparito

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