Capitolo 36 - Misericordia

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La vicinanza di un simile compagno, invece di annichilirmi,
mi ispirava un magnifico terrore..
Quanto a lui, la sua voce era tuonante, la sua anima vendicativa
si avventava su ogni nota e ne aumentava terribilmente la potenza.

{Il Fantasma dell'Opera}

Elric

Non riesco a capire il motivo per cui gli studenti dell'Opéra decidono di uscire, questo college ha tutto quello di cui una persona della loro età ha bisogno, ma loro sono sempre in cerca dello sballo. Io non penso di essere uno studente qualunque e nemmeno una persona normale, bevo raramente, non fumo e non mi drogo. Perché dovrei fare qualcosa che nuoce alla mia salute e alla possibilità di essere il migliore nel mio campo? Mi sembra un grandissimo spreco di tempo.

Ho spiato Cress sia la mattina che il pomeriggio e so che andrà anche lei in quel locale, quindi, nonostante non approvi ci andrò comunque per assicurarmi che sia al sicuro.

Una rosa come lei è indispensabile che vada curata molto da vicino, potata, annaffiata o potrebbe raggrinzire in pochi giorni.

Prendo la macchina che ho chiesto in prestito a Miss Morgan e parcheggio di fronte al locale. Mi viene il disgusto già a guardarlo da fuori. È un posto squallido, piccolo, in cui non entrerei per tutto l'oro del mondo.

Ma per la mia musa, si.

Scendo dall'auto, la chiudo e vado alla porta, spingo e le urla arrivano alle mie orecchie immediatamente.

Non c'è musica, soltanto un gran baccano.

«Ma che diavolo?» mi ritrovo a domandare.

«Zuffa tra donne!» grida un tipo al mio fianco, il suo alito è pestilenziale, arriccio il naso allontanandomi.

Mi faccio largo tra i corpi ammassati spingendoli senza troppa grazia mentre cerco Cres. Voglio portarla via da qui prima che diventi una situazione ingestibile, ma non la vedo da nessuna parte. Do una gomitata a un tizio che non accenna a spostarsi e uno spintone a un altro e finalmente arrivo al centro del caos.

«Tu non te lo meriti! Sei solo una stupida orrenda troia!» urla una voce inviperita che conosco bene. I miei occhi la trovano subito: Genevieve.

Si getta contro l'altra ragazza, da dietro vedo solo i capelli chiari, ma dalla silhouette capisco che si tratta di Madelyn. Dannazione, ho proprio sottovalutato Genevieve.

Si getta su Madelyn con il pugno pronto a colpire, faccio un passo avanti per fermare questa follia, ma una persona mi precede mettendosi in mezzo. Succede tutto così in fretta che non ho il tempo di fermarla.

«Oddio, oddio, stai bene?»

Genevieve prova ad abbassarsi sul suo corpo, la spingo senza troppa grazia e mi inginocchio per terra. La rabbia che provo è così intensa che mi brucia il corpo come un tizzone ardente.

Cress è distesa sul pavimento con il sangue che le cola dal naso, sta toccando il liquido rosso con le dita e ha un'espressione sconvolta.

Il sangue affluisce alle mie orecchie facendomi sentire solo un tintinnio indistinto. La furia prende il posto di ogni altra emozione. Ha osato ferire Cress, farla sanguinare, la mia musa, la mia piccola rosa indifesa.

Porto una mano sotto la sua testa alzandole il busto.

«Cress? Hai sbattuto la testa?» chiedo con dolcezza, qualcosa che non mi appartiene, ma che con lei mi viene naturale come respirare. Solo allora lei alza lo sguardo e mi vede, schiude le labbra in una "o" silenziosa.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora