Capitolo 28 - Il giornale

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Christine se parli di enigmi
pace tu non avrai più.
Questo tuo angelo è un sogno.
Ci sei solo tu.

{Meg - Il Fantasma dell'Opera}

Cress

Il giorno dopo non esco dalla mia camera, ricado in uno stato catatonico in cui mi dimentico persino di mangiare, rimango a fissare il vuoto immaginando degli scenari in cui quell'uomo è ancora vivo.

Dovrei scendere da questo letto. Andare a chiedere spiegazioni ad Elric, ma non riesco a muovermi. L'infermiera ha detto che è del tutto normale quando si assiste per la prima volta a un evento così scioccante, ma lei non sa che per me è anche peggio. Avevo in mano un biglietto che avrebbe potuto cambiare le sorti della serata, ma non ho creduto a quelle parole e adesso il biglietto è sparito.

Madelyn mi ha aiutato a togliere l'abito e quando sono andata a cercarlo nella tasca si era dematerializzato. Forse l'avevo perso quando ero uscita dalla sala, o magari quando mi ero piegata sull'uomo. Sta di fatto che non avevo più nessuna prova.

«Cress?»

È da poco calata la sera, Mad si annuncia pronunciando il mio nome prima di entrare nella stanza, mi lancia un'occhiata e poi sospira.

«Non ti sei mossa?» domanda e io scuoto la testa.

Il letto affonda per il suo peso, mi prende il braccio e mi trascina a sedere. Mi lamento e cerco di rimettermi distesa, ma non me lo permette.

«Capisco che quello che hai visto ti ha scioccato, ma non puoi rimanere su questo letto per sempre, devi mangiare e farti una doccia.»

Ha ragione, ma lei non può capire il mio senso di colpa. Per Madelyn ho semplicemente assistito alla morte di un uomo che non conoscevo.

«Mad, è morto un uomo. Io... non capisco come sia possibile.»

Sbatto le palpebre cacciando indietro le lacrime che minacciano di cadere. La mia amica mi spinge davanti una barretta al cioccolato, le sue labbra si aprono in un sorriso invitante.

«Puoi almeno mangiare questa?»

Mi mordicchio il labbro inferiore, ma alla fine prendo la barretta e la apro. Me ne infilo un pezzo in bocca ma non ne percepisco il sapore.

«Ragazze! Ragazze!» urla Gerard prima di infilarsi in camera correndo, inciampa sulle mie scarpe e barcolla, si tiene alla sedia per non finire per terra, ma alla fine cade con un tonfo trascinandosi sopra la sedia.

«Ahi» borbotta.

Mad scoppia a ridere. Un sorriso si apre sulle mie labbra, non riesco a trattenerlo, lei lo aiuta a tirarsi su.

«Sei proprio un deficiente» lo prende in giro pulendo la sua camicia con le mani. Gerard si massaggia il sedere sbuffando.

«Bravissime a ridere delle mie disgrazie! E io che ero venuto con una notizia sconvolgente! Adesso la tengo per me!» esclama offeso e si stringe un giornale al petto.

Le mie orecchie si drizzano a quelle parole, magari si è saputo il nome dell'uomo deceduto?

«Beh visto che sei qui parla! Non credo tu sia venuto soltanto per procurarti un livido» mormora Mad, mi mordo il labbro inferiore per non ridere e un po' del mio tormento inizia a lenirsi. Sono così fortunata ad avere degli amici in grado di farmi stare meglio.

«Non lo so se sia il caso di condividerlo con voi ma visto che sono un uomo clemente...» si ferma e si siede al centro del letto, vicino a me, Mad si siede dall'altro lato. Gerard apre il giornale e ci mostra un articolo, la foto dell'uomo di ieri sera ci restituisce lo sguardo. Vivo e con un sorriso sul volto, contornato da quella che presumo sia la sua famiglia, una moglie e due figli. Mi tremano le labbra per lo sforzo di trattenere i singhiozzi.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora