Capitolo 23 - Spartiti

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Guarda gli occhi miei.
Come un sogno ti vorrei.

{Erik - Il Fantasma dell'Opera}

Elric

Due giorni dopo Cress si presenta all'alba nel campo da football come le ho ordinato, indossa un paio di pantaloncini che le arrivano sopra le ginocchia e un reggiseno sportivo che potrebbe essere considerato indecente in almeno ventuno stati.

Mi lecco le labbra cercando di scacciare l'erezione che minaccia di farsi vedere, i pantaloni da ginnastica non sono un ottimo nascondiglio. D'altronde sono un uomo e ho dei bisogni carnali come tutti gli altri anche se tendo a nasconderli per la maggior parte del tempo.

«Cosa ci facciamo qui?» domanda guardandosi attorno. Ha i capelli legati in una coda, ma alcuni riccioli le sono sfuggiti e le ricadono disordinati sulla fronte.

«Ci prepariamo alla prossima audizione.»

Si guarda attorno spaesata e poi fa un gesto con le mani.

«Sarà un'audizione per le cheerleaders?»

Trattengo una risatina, la sua insolenza mi diverte e non succedeva da davvero tanto tempo.

«Hai bisogno di fare fiato, Cress. Cammineremo per il campo e respireremo, devi prenderti un'ora al mattino per svuotare la mente prima di metterti a recitare le battute. Non devi recitare un personaggio, tu devi essere il personaggio e non puoi farlo se non lasci fuori i pensieri.»

Era una delle prime cose che mi avevano insegnato quando ero arrivato all'Opéra cinque anni prima, negli anni precedenti nonostante gli insegnanti privati di Miss Morgan, nessuno aveva mai davvero avuto a cuore la mia istruzione, per la maggior parte mi ero formato da solo, sbagliando e imparando, ma alcuni consigli dell'Opéra erano stati utili persino per me.

Prende un respiro profondo. «Ha senso ma non sono mai stata una tipa molto sportiva.»

Io lo ero diventato, per sfogare la rabbia e per imparare a difendermi. Dai quattordici anni avevo frequentato boxe, judo, lezioni di auto-difesa e non avevo mai smesso di colpire il sacco. Ero stato debole per troppo tempo, adesso nessuno si sarebbe avvicinato più del dovuto se non voleva finire con il naso spaccato.

«Devi fare quello che ti dico senza protestare, era il nostro accordo o vuoi tirarti indietro?»

Un lampo di sfida si accende nel suo sguardo, non risponde, inizia a camminare lungo il perimetro del campo, l'affianco e per un po' mi limito ad osservarla. È davvero bella da togliere il fiato.

"Non starebbe mai con un mostro come te"

Stringo la mascella. Non mi importa delle sue parole, non voglio stare con Cress, voglio soltanto aiutarla a far uscire il suo potenziale.

«Fermati» ordino.

Lei lo fa, le metto una mano sulla pancia e l'altra sul petto. «Quando inspiri devi gonfiare la pancia, Cress, non il petto. Quando esperi la sgonfi, prova.»

Rimane ferma, i suoi occhi verdi si incatenano ai miei, vorrei mandare al diavolo tutto quello per cui ho lavorato qui all'Opéra e baciarla in questo stramaledetto campo. Ma non posso, non ancora. Stringo le labbra e abbasso lo sguardo.

«Respira!»

Lei si riscuote e finalmente le mani che ho messo sul suo stomaco si muovono, inizia a respirare nel modo giusto, glielo faccio rifare per due volte prima di allontanarmi da lei.

«Continua così» borbotto rimettendomi a camminare.

Il giro è lungo, soprattutto quando si fa camminando, nel silenzio del mattino si sentono soltanto i nostri respiri affannati, il suo molto più del mio.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora