Capitolo 22 - Insonnia

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Ma sto sognando o no?
Io vedo te.
Fantasma dell'Opera tu sei.
Insieme a me.

{Christine - Il Fantasma dell'Opera}

Cress

Non riesco a prendere sonno, irrequieta mi rigiro nel letto. Ogni volta che chiudo gli occhi i miei pensieri si riempiono delle immagini dei miei genitori, del sorriso zuccherino di mia madre e della risata vivace di mio padre. Il mio cuore si stringe al pensiero che non potrò sentirla mai più e che prima o poi svanirà dalla mia mente, restando soltanto un ricordo sbiadito.

Ricaccio indietro le lacrime che minacciano di scendere sul viso e scaccio via le coperte dal mio corpo mettendomi seduta sul letto.

Un'occhiata al comodino mi fa intuire che sono da poco passate le due di notte, sospiro, è troppo presto per svegliarsi ma se rimango chiusa qui dentro un minuto di più scoppio.

Afferro la vestaglia dalla sedia vicino la scrivania e me la metto sopra il pigiama, chiudo il laccetto ed esco dalla camera chiudendomi la porta alle spalle. Cammino di soppiatto fino a raggiungere la sala comune al piano terra, sto per entrare quando sento qualcuno muoversi all'interno. A quanto pare non sono l'unica all'Opéra che soffre di insonnia.

Il salottino è buio, ma la luce della cucina illumina il mio cammino, c'è un ragazzo che sta riscaldando qualcosa al microonde, sbatto le palpebre ma la visione non si cancella, rimane la stessa.

«Elric?» domando stupita.

Si gira verso di me, non sembra stupito di vedermi. Mi rivolge un mezzo sorriso, il massimo a cui si può ambire quando si tratta di lui. La metà del suo viso coperta dalla maschera color porcellana brilla sotto la luce bianca, l'altra metà è di una bellezza sconvolgente, come tutte le volte. Gli occhi azzurri tendono più al blu e le labbra carnose piegate in un ghigno sono invitanti.

«Cosa bevi quando non riesci a dormire?» domanda, sbatto le palpebre confusa, forse sto sognando, perché non posso credere che Elric faccia qualcosa di normale come cucinare.

«Io... latte e biscotti.»

Mi fa un cenno invitandomi a raggiungerlo, costringo le gambe a muoversi. Entro nella piccola cucina mentre lui rovista tra gli scaffali fino a trovare un pacco di gocciole, me le porge e poi esce una tazza di latte dal microonde e mi consegna anche quella. Guardo il mio bottino con il cuore colmo di gratitudine, le lacrime che ho scacciato minacciano di cadere di nuovo.

«Come sapevi che non riuscivo a dormire?» chiedo confusa, lui fa spallucce mettendo una seconda tazza nel microonde.

«So sempre tutto quello che ti riguarda, Cress, ormai dovresti esserne cosciente. E in effetti anche io bevo il latte quando non riesco a dormire.»

Quella confessione mi fa ridere, una risata talmente inaspettata che non ho neppure il tempo di coprirla con la mano prima che venga fuori.

Si gira verso di me e alza un sopracciglio. «Cosa ci sarebbe da ridere?»

Lo indico. «Tu. Il terrore dell'Opéra. Bevi il latte quando non riesci a dormire? Devi ammettere che fa ridere.»

Le sue labbra minacciano di aprirsi di nuovo in un sorriso, che stavolta trattiene, ma quel guizzo lo considero comunque una vittoria. Si lecca le labbra e rimane in silenzio.

«Di solito non bazzico nelle cucine comuni, quindi nessuno sa delle mie... abitudini. Ma oggi ho fatto un'eccezione.»

Per me. Non lo dice, ma è sottointeso. Come fa ad essere lo stesso ragazzo che potrebbe aver strangolato Richard nemmeno ventiquattro ore fa?

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora