Capitolo 30 - Gelosia

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Arrenditi ormai.
Appartieni a me.

{Erik - Il Fantasma dell'Opera}

Cress

"Riunione straordinaria, ripeto, tutti gli studenti sono convocati per una riunione straordinaria in teatro".

Sono queste le parole che escono dagli altoparlanti e che mi svegliano. Emetto un lamento e mi copro le orecchie con il cuscino. L'altoparlante annuncia di nuovo la stessa frase: è la terza volta. Sospiro e mi alzo dal letto, per niente contenta del modo in cui sono stata svegliata.

«Cress? Hai sentito? Sei sveglia?» chiede Mad da dietro la porta, alzo gli occhi al cielo, sa benissimo quanto per me sia dura alzarmi la mattina.

«Sono sveglia» borbotto, vado ad aprirle, mi infilo nel piccolo bagno e inizio a lavarmi la faccia.

«È molto probabile che parleranno di quanto accaduto tre giorni fa, si prendono sempre del tempo per capire come trattare degli argomenti delicati.»

Mi guardo allo specchio, gli occhi verdi sono spenti e le labbra secche, le sfioro con le dita e il ricordo del bacio di ieri ritorna prepotentemente nei miei pensieri.

Ho baciato Elric.

Non avverto le farfalle nello stomaco, ma un mucchio di falene che scombussolano i miei organi interni. Fino a qualche minuto fa credevo fosse stato un sogno, ma no, io l'ho visto, ho visto le sue cicatrici, il suo bel volto distorto dalla rabbia e quel maledetto bacio che mi fa contorcere ancora le viscere.

Ho baciato un omicida.

Mi siedo sulla tavoloccia del water assimilando quest'informazione che capovolge tutte le mie certezze. Ero andata lì per dirgli che non avrebbe dovuto uccidere, anche se la persona in questione lo meritava, ma non per il valore della vita che dovrei perseguire, ma per paura che finisse lui nei guai. C'è qualcosa di profondamente sbagliato che si agita dentro di me.

«Cress! Dobbiamo proprio andare.»

Madelyn.

Mad non sa niente di quello che è successo e so che se glielo dicessi non mi giudicherebbe, ma come il resto dei miei amici non apprezza Elric e di certo lo denuncerebbe alle autorità, lei lo farebbe.

«Scusa, ho mal di pancia» mi giustifico.

Tiro l'acqua, mi lavo le mani ed esco dal bagno, infilo un paio di jeans e una felpa in fretta e la seguo fuori dall'edificio.

Arriviamo tra le ultime e ci sediamo nelle ultime file delle poltrone rosse, il professore Odino ha in mano un microfono.

«Salve a tutti, scusate la convocazione dell'ultimo minuto, ma è molto importante per noi parlare di un fatto increscioso che è accaduto tre giorni fa. Un uomo, Gerome Hilton, ha deciso di togliersi la vita proprio qui. Non ci è chiara la scelta del luogo, ma quella del gesto, si.»

Per la sala si diffonde un brusio incontrollato, lo stanno facendo passare per un suicidio, com'è stato detto sul giornale. Perché? Non è nel loro interesse allontanare una persona che provoca problemi nella gestione dell'Opéra invece di difenderla?

«Silenzio!» tuona la professoressa Persephone.

Basta una sua parola per far tacere tutti, non vola più nemmeno una mosca. Cerco con lo sguardo una maschera bianca, lo trovo in fondo, con il busto appoggiato al muro del teatro, il suo outfit è completamente nero come sempre, ma la maschera no, stavolta è rossa.

Quel colore accende un fuoco nel mio basso ventre, sta guardando il professore, ma deve aver avvertito il mio sguardo, perché si volta e lo intercetta, sorride e si porta un dito alle labbra per intimarmi il silenzio.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora