Capitolo 1 - Il sogno

491 35 20
                                    

𝐁𝐢𝐦𝐛𝐚 𝐬𝐦𝐚𝐫𝐫𝐢𝐭𝐚,
𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞,
𝐜𝐞𝐫𝐜𝐡𝐢 𝐥𝐚 𝐦𝐢𝐚 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚.

{Il Fantasma dell'Opera}


«È arrivata la lettera?» domando piena di trepidazione a mia mamma appena varco la soglia di casa.
Da settimane era la prima cosa che chiedevo. A ottobre l'Opéra Noir inviava delle lettere a tutti i partecipanti ai provini, sia agli ammessi che agli esclusi.

«No e continuo a chiedermi perché non possono mandare una mail come gli altri college» risponde mia madre. Chiude la porta dietro di noi e afferra il cesto della biancheria. Lo porta nel nostro giardino. Poso la borsa sul tavolino e la seguo sospirando.

«Perché questo non è un college qualunque, mamma. Loro fanno le cose in grande. Se riesci ad entrare la tua strada nel mondo del teatro sarà tutta in discesa. Qualsiasi compagnia brama gli artisti dell'Opéra Noir.»

Mette delle magliette bianche sullo stendino.

«Ho sempre appoggiato questa tua ambizione, però non pensi che con i pochi posti disponibili sarebbe bene anche avere un piano B?»

Capivo le dimostranze di mia madre. Ogni anno le persone ammesse erano soltanto quindici e quelle che ne facevano richiesta più di mille, le probabilità di accettazione erano bassissime. Però ero determinata, avevo un obiettivo e nessuno mi avrebbe fermata dal raggiungerlo.

Scuoto la testa. Io non lo volevo un piano B. Ero determinata a fare andare bene il piano A. Non ci sarebbe stato bisogno di altre lettere. Fin da bambina mi ero impegnata a frequentare corsi teatrali quattro volte a settimana, a partecipare a spettacoli, recite, ero sempre la beniamina del pubblico. Perché avrebbe dovuto essere diverso stavolta?

«Io entrerò in quella scuola, mamma. E se non ci riuscirò quest'anno ci proverò il prossimo.»

«L'hai detto anche l'anno scorso.»

Quel colpo fece veramente male. In effetti non era la prima volta che provavo ad entrarci, ma dovevo ricordarmi che alcune persone avevano rifatto il provino per cinque anni di fila prima di rinunciare o entrare. A me non sarebbero serviti cinque anni.

«L'anno scorso non avevo perfezionato la dizione, mi avevano chiesto un monologo complicato, mi ero bloccata in alcune parti. Quest'anno invece è filato tutto liscio. Mamma...» afferro la sua mano e la stringo forte alla mia. I miei occhi verdi saettano sul suo viso, lei sospira e mi guarda a sua volta. Siamo così simili, stessi occhi verdi e lentiggini sparse sul volto, lei ha soltanto più rughe di me. È come vedere la mia immagine invecchiata allo specchio. Amo profondamente mia mamma.

«Fidati di me. Nessun piano B.»

Mi accarezza la guancia, sapevo che la sua negatività non dipendeva da quello che era accaduto l'anno scorso, ma dal fatto di volermi al sicuro. Da quando avevo fatto il provino erano iniziate a succedere delle cose... strane nella mia vita. Ma niente che dovesse destare preoccupazioni, mia madre aveva intercettato un regalo indirizzato a me e si era spaventata vedendo il mittente sconosciuto. Ma erano solo doni, di qualche ammiratore che non riusciva a dimenticarmi.

Mi posa un bacio sulla fronte. «Mio piccolo tesoro, voglio soltanto il meglio per te. Lo sai, vero?»

«Certo che lo so. E io voglio il meglio per entrambe. Quando sarò ricca e famosa ti riempirò di regali, gioielli e uno stendino decente.»

Riesco a farla ridere, la risata della mamma mi mette sempre di buon umore. Mi piace il modo in cui le rughette ai lati della bocca si evidenziano. Mi passa la cesta con i panni rimasti.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora