Ecco che lui mi chiama in sogno.
Apre le sue ali.
Come non so lui può incantarmi.{Il Fantasma dell'Opera - Christine}
Elric
Di solito odio le feste dell'Opéra, il direttivo è stato irremovibile a riguardo, almeno tre feste l'anno e quella di benvenuto è indispensabile. Io non la penso allo stesso modo. Qui si viene per studiare, per diventare i migliori attori, cantanti, musicisti, non per partecipare a stupidi balli. Ma questo ha un'aria diversa, all'entrata a ogni partecipante verrà consegnata una maschera che dovrà indossare per tutto il corso della serata. È stata una mia indicazione che il direttivo ha ben accolto. In questo modo potrò passeggiare indisturbato tra la folla e forse persino parlare con la mia musa.
Le ho fatto un piccolissimo regalo, il giorno prima ho ordinato a uno dei miei tirapiedi di andare a ritirare il vestito che avevo pensato per lei, comprensivo di maschera. Prima della festa lo troverà sul letto e spero vivamente che decida di indossarlo.
Ho visto spesso le sue reazioni, dai miei regali non è mai sembrata particolarmente spaventata, nonostante li ritrovasse in camera. O non sa cosa sia la paura, oppure è una di quelle persone che cerca il brivido.
L'ho osservata a lungo in questa settimana, il suo monologo è stato veramente delizioso, la sua voce è emozionante e soave, sarebbe perfetta come prima donna se soltanto le interessasse il canto, ma possiamo lavorare anche sul teatro.
«Elric possiamo aprire le porte?» domanda il professore Odino, sistemo i guanti tirandoli sulle mani, passo le dita sulla camicia nera per evitare stropicciature e per ultimo aggiusto la maschera bianca.
«Aprite.»
All'entrata del salone si trovano due ragazzi con le maschere di arlecchino, hanno in mano le altre maschere da consegnare ai ragazzi. La sala circolare è veramente immensa, le colonne raffigurano delle scene della Bibbia, intarsiate in oro. Ci sono tre tavoli per il rinfresco con punch e qualche spuntino, dietro ogni tavolo un cameriere mascherato. Nelle serate che organizza l'Opéra mi piace che sia tutto perfetto e anche stasera lo sarà.
Mi sposto nell'ombra di una delle colonne e osservo i ragazzi entrare, prima quelli del terzo anno, come usanza, a loro viene consegnata una maschera oro che copre metà volto, a quelli del secondo una argento che arriva sopra le labbra e poi tocca a quelli del primo, per loro oro e bianco.
Con le mani dietro la schiena rimango in attesa, guardo ogni ragazza, anche se per nessuna ho il minimo interesse, ma quando lei fa il suo ingresso il mio sguardo viene immediatamente attirato dalla sua persona.
Indossa l'abito che le ho fatto recapitare, un vestito lungo con un corpetto nero pieno di brillanti e una gonna che si apre a campana sotto i suoi fianchi, nera, con le rose rosse disegnate che coprono la maggior parte del nero. Ha acconciato i capelli scuri, lasciando libera soltanto qualche ciocca davanti al viso. Il suo viso, cosparso di lentiggini, è coperto nella parte destra da una maschera bianca e oro, come i suoi colleghi, soltanto che la sua è speciale, l'oro è 24 carati.
La mia musa è spettacolare e non sono l'unico ad essersene reso conto. Tutta la sala la sta guardando, una persona in particolare inizia a camminare verso di lei. Cress non sembra essersene accorta, così appena appare davanti a me, afferro il malcapitato per il colletto della camicia e lo spingo in una parte nascosta, dietro la colonna.
«Cosa stavi facendo, Micheal?» domando con un tono calmo, il peggiore che si possa sentire uscire dalla mia bocca.
Gli occhi castani di lui si sgranano.
«Volevo dare il benvenuto alla nuova ragazza.»
La mia mano guantata si sposta soffice sul suo collo, stringe leggermente la presa.
«Lei non esiste. Non esiste per te e non esiste per nessun altro del tuo corso. La potete ammirare da lontano, ma chiunque ci proverà con lei risponderà delle sue azioni. Hai ancora tutte le dita, vero Micheal? Suppongo che siano utili per chi suona il pianoforte.»
Prova a parlare, ma boccheggia a causa della mia presa, così l'allento, il sorriso ancora disegnato sul mio volto.
«Non... non mi avvicinerò. Scusa Elric.»
Lascio andare del tutto la presa e mi pulisco il guanto dal suo sudore sui pantaloni di lui.
«Vattene e non farmi più infuriare.»
Micheal fugge come se avesse un diavolo alle calcagna e forse non ha tutti i torti, molti direbbero che provengo direttamente dall'inferno.
Mi giro di nuovo verso la mia musa, le sue amiche l'hanno raggiunta, forse le stanno facendo i complimenti per l'abito. Di certo ho buon gusto. Esco dall'ombra e mi avvio verso il tavolo del punch, ne verso un generoso bicchiere e lo porto alle labbra. Con la mano libera sistemo i capelli perché so che mi sta fissando, lo sento in ogni centimetro di pelle. Non mi giro, non ancora. Voglio assaporare la sensazione di lei che mi cerca tra la folla.
Mi volto lentamente, i nostri sguardi si incontrano a metà strada, le labbra carnose si schiudono in maniera invitante mentre mi fissa. Non sta più ascoltando nemmeno le sue amiche, è la prima volta che la guardo apertamente. Prima era successo soltanto di sfuggita, abbasso lo sguardo lungo il suo corpo facendole percepire tutto il desiderio che provo nei suoi confronti.
Cress fa un passo avanti, come se la stessi tirando con un filo invisibile, io non mi muovo, non ce n'è bisogno, sarà lei a raggiungermi un giorno. Fa un altro passo, rimango con lo sguardo agganciato al suo, incoraggiandola.
Ma il contatto si interrompe quando un ragazzo si posiziona di fronte a lei, stringo la mascella ribollendo di rabbia, senza dubbio è uno di quelli che vuole perdere la vita. Ma un secondo sguardo mi fa intuire di chi si tratta: Richard.
L'unica persona qui dentro che non ha mai avuto paura di me perché i suoi genitori sono nel consiglio direttivo dell'Opéra. Stringo le dita in pugni, gli stessi che vorrei mollare alla sua faccia perfetta.
Ero sicuro che avrebbe notato Cress, non si fa mai sfuggire una nuova sfida, ma se crede di vincerla stavolta, si sbaglia di grosso.
Questa ragazza è mia.
«Elric?»
«Cosa c'è?» sbraito girandomi di scatto, Genevieve mi guarda impaurita e fa un passo indietro.
«Volevo... ti va di suonare per i presenti?»
«Ti sembra che sia una sorta di giullare di corte? Non mi interessa di allietare la serata di questi quattro deficienti che non hanno fatto niente per meritarsi di ascoltare la mia musica.»
La donna annuisce, sta tremando, deve esserci voluto un bel coraggio per venire a parlarmi. Forse se non fossi stato così di cattivo umore avrei suonato per ammaliare Cress. Ma lo sono, perché quell'idiota ha bruciato la mia possibilità di parlare con lei stasera.
Guardo un'ultima volta nella sua direzione, prima di allontanarmi lungo il corridoio e sparire dalla festa.
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Dietro la maschera
Romance«Sarai la mia rovina o io sarò la tua.» «Magari ci rovineremo a vicenda.» Cress fin da bambina ha sempre avuto il sogno di diventare un'attrice di teatro. Suo padre, un noto pianista, le ha infuso la sua passione per le arti sceniche e musicali e do...