Capitolo 45 - La trappola

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Noi lo prenderemo
Si può allestire a teatro il suo "Don Juan"
Se c'è Christine Daae certo lui non mancherà!

{Raoul - Il Fantasma dell'Opera}

Elric

Ho passato tutta la notte a rigirarmi nel letto. Le parole di Cress mi hanno punto nel vivo, si sono aggrovigliate nel mio stomaco come tanti piccoli pugnali.

Non le ho mentito.

Non sono stato io a fare del male a Madelyn. Non sapevo nemmeno che fosse accaduto. Questo mi porta a pensare che Tiana non sta svolgendo un ottimo lavoro.

Ma la vera domanda è: chi sta cercando di incastrarmi?

Mi sono stancato di giocare con questo delinquente. Mi ha messo contro l'unica persona di cui mi importi qualcosa e pagherà per questo.

Avverto una ferita sanguinolenta nel cuore. Cress non si è fidata delle mie parole. Ma come avrei potuto spiegarle tutta la situazione?

Mi rigiro nel letto. Passo le dita sulla parte sinistra della mia faccia, una cicatrice grinzosa mi arriva fino al naso, nonostante siano passati anni, prude ancora.

Per la prima volta in vita mia mi sento ferito. Odio questa sensazione angosciante. Odio essere stato preso in contropiede e averle fatto vedere tutte le mie emozioni.

Potevo spiegarle la situazione dal principio, dirle che qualcuno stava cercando di incastrarmi ma l'avrei messa in pericolo e non potevo permetterlo. Devo prima fare scacco matto al mio assalitore.

Un'idea si fa strada nella mia mente. Mi metto seduto di colpo. Se voglio beccare il mio assalitore devo tendergli una trappola credibile e so anche in che modo farlo.

Entro nel mio sotterraneo e mi guardo attorno. Non ci vuole molto per creare una trappola. Basta lasciare una porta aperta. Rimango un'oretta a comporre musica, anche se il mio udito è concentrato sui passi che potrebbero provenire dagli scalini. Dopo un'ora e mezza decido che è il momento di mettere in atto il piano.

Esco dal sotterraneo e chiudo la porta con forza. Nello slancio quella rimane leggermente socchiusa. Faccio finta di non accorgermene e risalgo gli scalini uscendo dalla porta sul retro. Faccio il giro sul davanti del teatro così che l'uomo che vuole fregarmi mi veda andare via.

È una preda troppo succulenta il mio sotterraneo aperto in cui cercare delle prove. Dopo aver messo sottosopra la mia camera è chiaro che tenteranno di nuovo con lui. Magari sperando di avere più tempo. Peccato che non succederà.

Fischiettando entro dalla porta principale del teatro. Nessuno bada a me. Salgo fino allo stage e scendo di nuovo nel sotterraneo. Con passi felpati raggiungo la porta e senza un rumore la apro. L'uomo non si accorge che sto entrando. Continua a trafficare tra i miei spartiti. Ha il capo coperto da un passamontagna, tutto vestito di nero. Chiudo la porta a chiave dietro di me. Finalmente è in trappola. Posso prendermi tutto il tempo del mondo con lui. Gli darò una fine lenta.

«Trovato qualcosa di interessante?» domando.

La mia voce lo fa scattare. Finisce con il sedere per terra per lo spavento. Lo osservo. L'unica cosa visibile sono i suoi occhi e quelli mi sembrano conosciuti.

Si guarda attorno cercando una via di fuga. Ma non esiste. C'è una sola entrata e una sola uscita dal sotterraneo.

«Sai... pensavo che saresti stato più intelligente. Che ci avrei messo di più a catturarti. Che ingenuo.»

Avanzo verso di lui, si alza in piedi e corre verso lo specchio, gli da una gomitata e lo rompe. Impugna un grosso pezzo di vetro credendo di spaventarmi.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora